Pontinia preistorica
Reperti dimostrano che l'Agro Pontino era abitato già nell'età del ferro e che nel periodo repubblicano di Roma era intensamente coltivato. Conferme e sorprese (...)
Paesi Bassi e Agro Pontino non sono più legati solo dal comune destino di essere fioriti in seguito ad intense opere di bonifica e liberazione delle terre dall'acqua.
Dal 2006 è infatti in opera un progetto triennale portato avanti dal Groningen Institute of Archeology intitolato "Pontine Region Project". I ricercatori si sono posti come obiettivo quello di dimostrare la presenza di insediamenti umani nell'area.
«Il territorio dalla 45ma alla 57ma migliara è caratterizzato da un'intensa centurazione - ha spiegato la professoressa Carmela Anastasia nell'ambito del convegno "Pontinia 7/quattro" - come hanno dimostrato anche le foto aeree scattate nel 1947. In pratica la pianura era divisa in quadrati di 355 metri per lato che erano le terre dei contadini».
Solo in seguito quando si affermò il latifondo le pianure furono abbandonate e ridotte a paludi. Il territorio ha già fornito diversi reperti alle ricerche degli archeologi, risalenti già ai tempi del Neanderthal ed all'età dei metalli, dimostrando quindi le loro teorie.
Ad esempio è stato scoperto un villaggio dell'età del ferro all'altezza della migliara 52, databile a mille anni prima di Cristo. Tra il 45mo e il 47mo miglio sono stati catalogati ben diciotto siti archeologici con testimonianze di epoca romana risalenti ai secoli tra il IV e il I a.C. Anche l'area di Mazzocchio si è dimostrata ricca di testimonianze romane con almeno undici punti archeologici ritrovati durante le opere di costruzione delle fabbriche.
«Molti di questi punti purtroppo - conclude la professoressa Anastasia - sono andati perduti. Li conosciamo solo perché gli ingegneri ne hanno segnalato a suo tempo il ritrovamento, ma oggi non si vede più nulla». Ma non sono solo il tempo e l'incuria a causare la perdita di interessanti reperti. Come dimostra l'ultimo curioso evento ci si mette anche la cupidigia degli abitanti locali. I Carabinieri hanno infatti ritrovato oltre 500 vasi finemente decorati più di 2500 anni fa, il cosidetto "Tesoro di Satricum", nella libreria di un contadino.
La squadra archeologica dell'Arma si è insospettita quando nei terreni intorno a Campoverde di Aprilia ha notato delle aree che sembravano essere state sottoposte a scavi recenti, presso il Laghetto del Monsignore. Avendo ritrovato alcuni frammenti di ceramica nel suolo hanno interrogato il proprietario della terra in questione, il quale ha detto di aver trovato solo qualche frammento.
Ma quando l'"Operazione Satricum" li ha portati in casa sua, la scoperta ha dimostrato la falsità delle dichiarazioni rese. Meticolosamente conservati in una libreria c'erano oltre 500 vasi e brocche miniati fatti di ceramica italo-corinzia e di bucchero etrusco, databili tra il VII e il V secolo a.C. Erano stati gettati nel lago come offerte votive.
«Il Laghetto del Monsignore - ha spiegato A.J. Attema, direttore del Pontine Region Project - è un importantissimo santuario all'aria aperta dove i popoli latini che vivevano nei dintorni dedicavano offerte agli dei fin dalla prima età del ferro. E' di vitale importanza - ha aggiunto - che il materiale ritrovato venga studiato dagli specialisti, e speriamo che un'opera di scavi venga effettuata per salvaguardare quanto rimane di questi reperti».
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere