Monte San Biagio e la terra di nessuno
Storia e tradizione fanno del centro pontino arrampicato sulle pendici dei monti Ausoni una tappa imperdibile per gli escursionisti
I monti Ausoni rappresentano la dorsale appenninica più vicina alla costa di tutto l’Appennino laziale e assieme ai monti Lepini e Aurunci si configurano come aree protette di interesse regionale. Un territorio ricco di fascino ma ancora lontano, lontanissimo da itinerari ed interessi turistici, rappresenta una delle tante potenzialità inespresse del Sud Pontino.
Eppure in quel triangolo virtuale che lega la suggestiva Monte San Biagio con la vicina Fondi e – attraverso il lago che dal borgo prende il nome – alle dune del litorale c’è tutto ciò che serve per una offerta turistica di altissimo profilo.
Un ambiente incontaminato (di ciò che il lago offre in termini di flora e di fauna ci siamo già occupati recentemente, la sugheraia di Valle Marina è forse l’unica rimasta nel Paese), la possibilità di affondare nella storia e nella preistoria con le vestigia romane e medievali e con i ritrovamenti che lasciano intendere come quel territorio sia stato abitato in tempi antichissimi.
La suggestione di quei luoghi è grande, nelle vallate di quelle basse montagne (il Monte delle fate, punta massima, raggiunge i 1090 metri) si respira un’atmosfera particolare ed è facile andare con il pensiero alle storie di brigantaggio solo sfiorate dai testi sacri ufficiali. C’è una fettuccia di territorio, lì, a due passi da Monte San Biagio che nell’800 rappresentava una sorta di “terra di nessuno”: era il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie.
C’è una torre, ad un certo punto, la Torre dell’Epitaffio, che rappresentava il punto esatto di fine giurisdizione papalina: lo è stato fino al 2 settembre 1870. E i briganti dopo aver compiuto le loro razzie si rifugiavano in questa zona franca, nascondendosi nei boschi e nelle strette vallate: in un quarto d’ora potevano uscire dallo stato pontificio, attraversare il regno di Napoli e rientrare più in là nello stato pontificio sottraendosi ad ogni inseguimento.
Percorrendo a piedi quelle lande in alcuni momenti si potrebbe pensare che il tempo si sia fermato. E la sensazione che comunque la vita scorra più lentamente accompagna gli escursionisti. Da ogni altura si vedono le dune e il mare, la Marina di Fondi, Terracina, Sperlonga.
Di Fondi, delle sue vestigia storiche, delle sue bellezze architettoniche, dei prodotti della sua piana si parla abbastanza; della timida Monte San Biagio, invece, si parla pochissimo. Eppure…Il borgo è caratteristico per le vie strette a gradini acciottolati, per i suoi portali dal sapore antico, per il silenzio che non pesa, ma che, anzi, tonifica.
Sorge sullo sperone di Monte Calvo a 133 metri sul livello del mare. Sembra un presepe, specialmente di notte, con la luce che trapela dalle finestre. Alle spalle ci sono i monti Ausoni, davanti ci si affaccia sulla piana, sul lago e sul mare.
Nelle giornate limpide si vedono distintamente, vicinissime, le isole dell’arcipelago pontino. Ai suoi piedi scorre la linea ferroviaria Roma-Napoli. Un contatto con la realtà che sembra lontano, impalpabile. Il collegamento con la vallata è stato storicamente difficile, solo negli anni Cinquanta la ripida strada che scende ha acquistato una sua dignità.
Ma l’isolamento pare giovi a Monte San Biagio, contribuendo a conservarne le peculiarità. Non va dimenticato che il primo insediamento umano affonda le sue radici nella protostoria, quando gli uomini primitivi abitavano nelle grotte alle pendici della collina.
Di Monte San Biagio non si conosce esattamente la data di costruzione del primo nucleo di abitazioni che comunque viene fatta risalire tra la fine del decimo e la metà dell’undicesimo secolo.
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