VARIE
Comunicato Stampa

A Torino “The unheard voice” medici del mondo con le organizzazioni della società civile fa il punto sull’aborto in Piemonte e denuncia abusi, violenze psicologiche e politiche di deterrenza

Grande partecipazione a Torino all’iniziativa di Medici del Mondo, rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute.

FotoMedici del Mondo è tornata ad accendere i riflettori sulla diffusa violenza psicologica cui sono sottoposte molte delle oltre 5.000 donne in Piemonte (più di 65 mila in Italia) che ogni anno vogliono interrompere la gravidanza, facendo ascoltare cosa realmente accade nelle strutture sanitarie, tra linguaggio denigratorio, obbligo di ascoltare il “battito del feto” e antidolorifici negati. Dopo Roma e Parigi lo scorso autunno, infatti, Medici del Mondo ha portato oggi nel capoluogo piemontese, in via S. Ottavio – angolo Via Verdi, la speciale installazione, una teca trasparente che riproduce un piccolo ambulatorio ginecologico, dove i visitatori hanno potuto ascoltare le frasi realmente pronunciate dal personale sanitario, come “Doveva pensarci prima!”, “Ti sei divertita, ora paghi”, “Deve sentire il battito del feto, è fondamentale!”, “Siamo donne, dobbiamo soffrire”: testimonianze reali di donne che, a fronte del proprio diritto di richiedere un'interruzione volontaria di gravidanza (IVG), hanno subito abusi e violenze inaccettabili, da Nord a Sud della Penisola.

L’evento, patrocinato dal Comune di Torino, si è aperto con l’intervento di Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, che ha presentato dati e testimonianze raccolte sul campo per offrire un quadro chiaro dell’impatto delle politiche antiabortiste in Italia e in Piemonte, seguito dalle testimonianze di +194 Voci, Obiezione Respinta e Non Una di Meno Torino che hanno denunciato la controversa situazione in regione, che, da pioniera nell’introduzione dell’aborto farmacologico, è ora teatro di politiche che rendono sempre più difficile l’accesso all’IVG.
L’iniziativa fa parte della campagna “The Unheard Voice”, lanciata lo scorso settembre per denunciare le barriere che ostacolano l’accesso all’IVG in Italia, che nelle prossime settimane continuerà a correre online e sui social per fare informazione e sensibilizzare su questo tema attualissimo, mentre le testimonianze dell’esperienza sonora dell’installazione si potranno continuare ad ascoltare su Spotify.

«Le testimonianze raccolte nell’installazione e i dati dei nostri report dimostrano come l’accesso all’IVG in Italia sia sempre più compromesso da scelte politiche che si traducono in vere e proprie barriere sanitarie. Il Piemonte ne è un esempio emblematico: da regione all’avanguardia nell’uso della pillola abortiva a teatro di interventi che ne ostacolano progressivamente l’applicazione, con sportelli ideologici negli ospedali e restrizioni che allontanano le donne dalla sanità pubblica. Siamo ancora lontani dalle raccomandazioni dell’OMS e dal diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione e garantito dai Livelli Essenziali di Assistenza. Con “The Unheard Voice” vogliamo portare alla luce una violenza psicologica sistematica e istituzionalizzata che non può più essere tollerata - dichiara Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia. Questa tappa torinese, che ha visto la partecipazione di figure politiche e istituzionali e di diverse associazioni impegnate nella tutela della salute e dell’autodeterminazione, che ringraziamo, ha l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza su un tema che riguarda non solo la salute delle persone, ma anche il rispetto dei diritti fondamentali».

PIEMONTE: DA AVANGUARDIA NAZIONALE ALLA STANZA DELL’ASCOLTO. Proprio il Piemonte, infatti, da regione pioniera nell’introduzione dell’aborto farmacologico (è stata la prima in Italia ad avviare uno studio sperimentale nel 2005), è diventato oggi il simbolo di un contrasto politico sempre più marcato, con le politiche degli ultimi anni orientate a rendere l’accesso alle IVG farmacologiche sempre più difficoltoso. Nel 2020, infatti, la giunta regionale di centrodestra ha emanato una “circolare di indirizzo sull’aborto farmacologico” che vietava la somministrazione della pillola RU486 nei consultori, attivando invece la presenza negli ospedali di “sportelli informativi” gestiti da associazioni antiabortiste. Emblematico è il caso dell’ospedale Sant’Anna, il primo in Piemonte per numero di IVG (2500 nel 2021, il 90% di quelle effettuate a Torino e il 50% a livello regionale), dove i volontari del Movimento per la Vita (MpV) gestiscono la “Stanza dell’Ascolto”, uno sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza, offrendo un sostegno economico una tantum a chi sceglie di non abortire. Questo finanziamento proviene dal “Fondo Vita Nascente” della Regione, istituito nel 2022 con 400.000 euro, poi aumentato a 1 milione di euro nel 2024.
Eppure, la rete delle strutture sanitarie in Piemonte necessita di investimenti. I consultori piemontesi, sebbene continuino a rilasciare oltre il 62% delle certificazioni IVG nella regione, soffrono per mancanza di spazi, personale e strumentazione, e fuori Torino è complicato accedere all’IVG - basti pensare all’ospedale di Ciriè, con il 100% di obiettori di coscienza.

ABORTO A OSTACOLI. Quella del Piemonte è una situazione che Medici del Mondo ha ben raccontato nel suo report 2023 “Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali” e che si vede confermata nel report 2024 “Aborto a ostacoli. Come le politiche di deterrenza minacciano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza” che documenta come, tra iniziative promosse a livello nazionale e politiche anti-scelta in diverse Regioni, l’accesso all’IVG sia sempre più compromesso, erodendo così un diritto che dovrebbe essere garantito, con gravi conseguenze sulla salute mentale delle donne. Tra scarsità di consultori, tassi elevati di obiezione di coscienza, disinformazione e mancata applicazione delle linee guida ministeriali del 2020, l’accesso all’IVG in Italia resta infatti una corsa a ostacoli, soprattutto se si parla di IVG farmacologica: basti pensare che in Europa la pillola abortiva è usata da oltre 30 anni, mentre in Italia è ancora considerata un farmaco rischioso ed è difficile da trovare. Risultato? Per abortire molte donne devono spostarsi tra città e regioni, con costi economici e psicologici pesanti. E, a complicare ulteriormente l’accesso, vere e proprie politiche di deterrenza, dall’obbligo di ascoltare il battito fetale al finanziamento di gruppi antiabortisti con fondi pubblici, rese possibili dagli ampi margini di manovra lasciati dalla legge 194 del 1978. Non sorprende dunque che l’Italia sia stata più volte richiamata a livello internazionale sulla garanzia di accesso all’IVG, con il Parlamento Europeo che ha chiesto di rimuovere le barriere e fermare i finanziamenti ai gruppi anti-scelta. E il report 2024 di Medici del Mondo documenta abusi diffusi: linguaggio denigratorio da parte del personale sanitario, ritardi deliberati nelle procedure, firme imposte per la sepoltura del feto e negazione di antidolorifici. Secondo l’OMS, limitare l’accesso all’aborto aumenta stress e stigmatizzazione, violando i diritti umani. Lo studio Turnaway - l'analisi sull’interruzione di gravidanza condotta da Advancing New Standards in Reproductive Health (ANSIRH) presso l'Università della California, San Francisco - dimostra che le donne costrette a portare avanti una gravidanza indesiderata hanno maggiori probabilità di vivere in povertà o con un partner violento. Al contrario, il 99% di chi ha avuto accesso all’IVG dichiara di non provare rimpianto, ma sollievo.

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Chi è Medici del Mondo. Medici del Mondo (MdM) è una rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute alle persone più vulnerabili, denunciare le ingiustizie di cui sono vittime e promuovere il cambiamento sociale. Oggi gestisce circa 400 progetti in oltre 70 Paesi del mondo, così come attività di advocacy sia a livello europeo che internazionale. Nel 2020 nasce MdM Italia che, tra le varie aree di intervento, si occupa di salute sessuale e riproduttiva e ribadisce con forza che l’aborto è un diritto umano e un pilastro fondamentale dell’uguaglianza di genere. MdM ritiene che l’aborto libero e sicuro sia un’emergenza di salute pubblica, considerando che ogni anno nel mondo 39.000 donne muoiono a causa di interruzioni di gravidanza realizzate in condizioni non sicure. Per questo MdM si impegna a fare pressione presso le istituzioni perché l’aborto sia un vero diritto in ogni Paese.

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