Stranieri processati in Italia. La figura del traduttore diventa indispensabile
Il decreto legislativo 101 del 1° luglio 2014 dà il diritto a chiunque sia arrestato in Italia ad avere i capi di accusa scritti nella propria lingua, in caso contrario non si può fare il processo.
Il decreto legislativo 101 del 1° luglio 2014 dà il diritto a chiunque sia arrestato in Italia ad avere i capi di accusa scritti nella propria lingua, in caso contrario non si può fare il processo.
Precedentemente la procedura era molto più semplice: era sufficiente che un connazionale, che fosse in Italia da qualche tempo, traducesse verbalmente i capi d’accusa, mentre ora è richiesta una figura professionale che sia in grado di tradurre, per iscritto, in poche ore, tutta la documentazione necessaria.
Questo decreto sta causando non pochi problemi: i processi possono essere rimandati di giorni, fino a quando non si trova un traduttore che conosca sia l’italiano che la lingua dell’imputato. Se si tratta di un imputato proveniente dai paesi africani o asiatici la difficoltà diventa maggiore, in quanto esistono una miriade di lingue indigene poco conosciute al di fuori dello stato d’origine.
La richiesta di traduttori e interpreti è, quindi, in crescita e rivolgersi ad un personale qualificato, come quello di Epos, è fondamentale per la buona riuscita della traduzione.