Rivestimenti in resina industriali. punti di forza, caratteristiche e selezione dei prodotti applicati
I pavimenti in resina in campo industriale sono tra gli argomenti di maggiore interesse in campo edile. Una breve guida ragionata su pregi e difetti di questo materiale.
I rivestimenti in resina per pavimentazioni industriali vengono sempre di più richiesti in quanto riescono a soddisfare tutte le esigenze che il mercato richiede, sia in termini prestazionali che di efficacia e durevolezza. Esistono diverse tipologie di rivestimento resinoso: si parte da quelli che impregnano e consolidano il supporto (monocomponenti o bicomponenti), trasparenti o colorati e si arriva ai rivestimenti a medio (2 mm) o alto spessore (oltre 3 mm), includendo naturalmente i rivestimenti a film (spessore 300 micron).
A seconda della destinazione d’uso del locale oggetto del rivestimento sarà necessario selezionare il rivestimento più adeguato. I rivestimenti in resina possono essere applicati su qualsiasi supporto (calcestruzzo e/o piastrelle, previa idonea preparazione dello stesso). I tempi di realizzazione sono molto ridotti (a seconda del tipo di rivestimento scelto), si lavora in assenza di polvere quindi è possibile una realizzazione mantenendo operativa l’area di intervento. Semplice è anche l’eventuale manutenzione.
Naturalmente la base su cui verte la scelta del tipo di rivestimento è l’utilizzo a cui esso sarà destinato, pertanto qualora si dovesse realizzare un rivestimento in resina in un ambiente ove si effettua la lavorazione di pesce (industria ittica) -nel quale la presenza dell’acqua di lavorazione è costante- sarà necessario eseguire un rivestimento antiscivolo in base alle normative sulla sicurezza e normalmente la finitura dovrà essere idonea al contatto di prodotti alimentari. Tale sistema è comunemente chiamato MULTISTRATO, perché caratterizzato da uno o più strati con spolvero a rifiuto di sabbia di quarzo a granulometria controllata.
Diversa è la scelta del tipo di rivestimento laddove viene richiesta una particolare resistenza alla compressione ed una finitura liscia. Il rivestimento nel caso specifico sarà un autolivellante applicato con spatola dentata (denti a forma triangolare) e rullo frangibolle che, oltre ad eliminare le bollicine di aria provocate dal miscelatore, uniforma lo spessore del prodotto.
In ambienti adibiti a deposito prodotti finiti dove l’unica criticità potrebbe essere la presenza di polvere creata dai carrelli elevatori, sarà sufficiente realizzare un rivestimento ad impregnazione o a film sottile (massimo 300 micron).
Tutti i rivestimenti sopraelencati potranno essere colorati secondo le tonalità della cartella RAL europea (standard disponibile in qualsiasi colorificio). La maggior parte dei i rivestimenti sono di natura epossidica, resina che può essere utilizzata solo all’interno dei locali (i prodotti epossidici soffrono la continua esposizione ai raggi UV solari): laddove esista l’esigenza di realizzare un rivestimento resinoso in esterno in quanto all’esterno sarà necessario “finire” il trattamento con una finitura poliuretanica, capace di resistere e contrastare adeguatamente l’azione invecchiante dei raggi ultravioletti.
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