"Palermo ha bisogno di scout. Non è un passatempo per ragazzi, è una scuola di vita" di Davide Romano, giornalista
Chiunque conosca il metodo scout sa che non si tratta di un passatempo per ragazzi in calzoni corti e camicie sgargianti, ma di una scuola di vita. Una scuola dura, esigente, che insegna il rispetto, la responsabilità, l’onore di una promessa fatta davanti agli altri. Baden-Powell, che di giovani se ne intendeva, diceva: "Lasciate il mondo un po’ migliore di come lo avete trovato". Un programma semplice a dirsi, difficilissimo a farsi. Perché il mondo, e Palermo ne sa qualcosa, non sempre aiuta chi vuole migliorarlo.
Se c'è una città che ha bisogno di scout, quella è Palermo. Non perché sia più corrotta di altre, non perché il malaffare vi abbia messo radici più profonde che altrove – sarebbe una sciocchezza, i mali d’Italia non sono prerogativa di nessuno – ma perché Palermo è una città che da sempre si dibatte tra la bellezza e la sua negazione, tra l’istinto di sopravvivenza e il desiderio di riscatto. E lo scoutismo è, in fondo, proprio questo: educare a scegliere il bene, a costruire qualcosa di migliore, senza aspettare che lo facciano gli altri.
Chiunque conosca il metodo scout sa che non si tratta di un passatempo per ragazzi in calzoni corti e camicie sgargianti, ma di una scuola di vita. Una scuola dura, esigente, che insegna il rispetto, la responsabilità, l’onore di una promessa fatta davanti agli altri. Baden-Powell, che di giovani se ne intendeva, diceva: "Lasciate il mondo un po’ migliore di come lo avete trovato". Un programma semplice a dirsi, difficilissimo a farsi. Perché il mondo, e Palermo ne sa qualcosa, non sempre aiuta chi vuole migliorarlo.
L’antidoto al fatalismo
Il palermitano, se ha un difetto, è il fatalismo. Lo si vede nella rassegnazione con cui sopporta le ingiustizie, nel cinismo con cui liquida le utopie, nel realismo amaro con cui accetta l’inevitabile. "È sempre stato così", "Non cambierà mai niente". Quante volte lo abbiamo sentito? Eppure, basterebbe uno sguardo a un campo scout per capire che il cambiamento è possibile, che la rassegnazione è solo una scusa.
Nello scoutismo si impara che ogni problema ha una soluzione e che nessuna fatica è sprecata. Si impara a lavorare insieme, a prendersi cura dell’ambiente, a rispettare l’altro anche quando la pensa diversamente. Si impara, soprattutto, a non restare indifferenti. A Palermo, dove l’indifferenza è spesso una forma di difesa, gli scout sono un miracolo ambulante: ragazzi e ragazze che credono ancora nel dovere, nel servizio, nella giustizia.
Un metodo che funziona
Si dirà: belle parole, ma poi? Funziona davvero? La risposta è nei fatti. Lo scoutismo ha formato generazioni di cittadini onesti, di servitori dello Stato, di uomini e donne che hanno portato avanti i loro ideali senza piegarsi. Non è un caso se tanti magistrati, giornalisti, imprenditori onesti, medici impegnati nel sociale abbiano un passato scout. Perché lo scoutismo non è solo un’educazione alla legalità – parola che oggi si spreca e si svuota – ma è un’educazione alla responsabilità personale.
Si impara a montare una tenda, ma anche a costruire un progetto. Si impara a fare nodi, ma anche a scioglierli nei problemi della vita. Si impara che la libertà non è un diritto acquisito, ma una conquista quotidiana, da meritare con l'impegno e il coraggio. In una città come Palermo, dove il confine tra bene e male è spesso labile, avere degli scout significa avere dei giovani che sanno scegliere. E che scelgono il bene.
Giornata Mondiale del Pensiero, unione e fratellanza scout a Palermo
"Lo scoutismo è un grande gioco, ma un gioco con uno scopo." – Robert Baden-Powell
Ogni 22 febbraio, milioni di Guide e Scout in tutto il mondo celebrano la Giornata Mondiale del Pensiero (Thinking Day), un momento speciale per riflettere sull'amicizia internazionale e sostenere progetti che coinvolgono oltre 10 milioni di ragazze e giovani donne. Questa tradizione nasce nel 1926, in occasione della 4ª Conferenza Mondiale WAGGGS, per onorare il compleanno di Lord Baden-Powell, fondatore del Movimento Scout, e di sua moglie Olave, prima Capo Guida Mondiale.
Dal suo esordio, il Thinking Day ha rappresentato un’opportunità di crescita e consapevolezza per le nuove generazioni, grazie alle proposte educative della WAGGGS, che ogni anno fornisce spunti di riflessione e attività da svolgere nelle diverse comunità scoutistiche. La Federazione Italiana dello Scautismo (FIS), unica realtà italiana riconosciuta ufficialmente dalla WOSM e dalla WAGGGS, traduce e diffonde questi materiali per garantire un’esperienza autentica e coinvolgente ai gruppi scout italiani.
Palermo, il CNGEI partecipa per la prima volta al Thinking Day
Quest'anno segna un traguardo storico per lo scoutismo palermitano: per la prima volta, il CNGEI partecipa ufficialmente alla Giornata Mondiale del Pensiero insieme alle altre quattro associazioni scout presenti in città – AGESCI, Assoraider, FSE e Scout San Benedetto – unendo il suo gruppo di Palermo alle sezioni di Messina e Caltagirone.
"Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo avete trovato." – Baden-Powell
Questo evento rappresenta una straordinaria occasione di condivisione e avventura tra realtà scoutistiche diverse, accomunate dagli stessi valori di fratellanza, servizio e impegno. Il CNGEI, presente a Palermo da oltre un anno, accoglie giovani e adulti di ogni credo e convinzione, incarnando lo spirito pluralista e laico dello scoutismo delle origini.
Il coraggio di credere nel futuro
La vera rivoluzione, oggi, è educare giovani che abbiano ancora il coraggio di credere nel futuro. In una città come Palermo, dove il futuro è spesso incerto, dove il talento rischia di essere soffocato dalle occasioni mancate, lo scoutismo è una fiammella accesa nel buio. Non perché salverà il mondo, non perché cambierà la città da un giorno all’altro. Ma perché insegna che ogni cambiamento inizia con una persona che decide di fare la sua parte.
E allora ben vengano gli scout a Palermo. Ne abbiamo bisogno. Ne hanno bisogno i ragazzi che cercano una strada diversa. Ne hanno bisogno le famiglie che vogliono un’educazione che non si fermi alla teoria. Ne ha bisogno la città, che ha già troppi giovani rassegnati e troppo pochi pronti a mettersi in gioco. "Siate pronti!" dice il motto scout. Palermo lo sia davvero.