Donne in radioterapia oncologica: una presenza crescente che fa la differenza
Le oncologhe radioterapiste, oggi maggioranza tra gli iscritti ad AIRO, hanno un ruolo chiave in questo ambito. Uno studio pubblicato su JAMA conferma che le donne medico adottano uno stile comunicativo più empatico e coinvolgente, con effetti positivi sull'aderenza alle terapie e sulla gestione dello stress della paziente
La comunicazione in oncologia è una terapia nella terapia. Più empatia, ascolto e capacità di spiegare il trattamento in modo chiaro possono fare la differenza per le pazienti in radioterapia. E oggi, chi offre questa sensibilità non è più una minoranza: le donne radioterapiste sono 631 su 1046 iscritti ad A.I.R.O. (Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica), più del 60%. Il loro approccio alla comunicazione è un fattore chiave per la qualità della cura e per il benessere delle pazienti.
"Le donne medico dimostrano un’attenzione particolare alla relazione, favorendo un dialogo più aperto con i pazienti - spiega Antonella Ciabattoni, Segretario alla Presidenza di A.I.R.O. (Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica) – e questo si traduce in una maggiore adesione alle terapie e in una riduzione dello stress legato alla malattia. Infatti le donne sono attente ai rapporti e orientate alle dinamiche della relazione per educazione e tradizione, oltre al bagaglio di scelte, pensieri, emozioni personali e alla innata curiosità, che le spinge a fare domande. E sulle domande e le risposte ad esse si costruisce il rapporto, attraverso un mix di competenza, accoglienza, ascolto e vicinanza al paziente".
Non solo la presenza femminile è in crescita, ma le donne sono protagoniste anche ai vertici della disciplina.
"Le donne in radioterapia portano un valore aggiunto non solo nella comunicazione, ma anche nella ricerca e nell’innovazione del settore. Il loro contributo, insieme a quello dei colleghi uomini, arricchisce il settore con prospettive complementari. Dobbiamo continuare a promuovere questa presenza – prosegue Barbara Jereczek, Presidente ESTRO (European Society for Radiotherapy and Oncology) - e incoraggiare le nuove generazioni a intraprendere questa strada. L’obiettivo è valorizzare talento e competenza, indipendentemente dal genere, per il progresso della radioterapia e il benessere dei pazienti”
DONNE MEDICO: PIÙ EMPATIA, PIÙ ASCOLTO
Numerosi studi dimostrano che una comunicazione efficace tra medico e paziente in oncologia migliora l’aderenza ai trattamenti e comporta un elevato grado di soddisfazione (empowerment), con sviluppo di una relazione terapeutica stabile Secondo una meta- analisi pubblicata su JAMA1, le donne medico adottano uno stile comunicativo verbale e non, più orientato al paziente, con un maggior coinvolgimento emotivo e un linguaggio meno tecnico. Le donne medico dedicano più tempo ai colloqui, favorendo una maggiore comprensione del trattamento e delle sue implicazioni.
1 Roter, D. L., Hall, J. A., & Aoki, Y. (2002). Physician gender effects in medical communication: A meta-analytic review. JAMA, 288(6), 756-764.
"Le donne me2dico tendono a essere più empatiche, meno direttive e più attente agli aspetti psico-emotivi della malattia - aggiunge Ciabattoni – “Questo aspetto è fondamentale soprattutto in oncologia, dove le pazienti hanno bisogno di avere informazioni chiare, di essere rassicurate e di sentirsi accolte, a conferma che la comunicazione non è un dettaglio ma è parte integrante del percorso terapeutico, a riprova, come recita la legge 219/17, che il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura”.
UN OBIETTIVO ANCHE PER I GIOVANI MEDICI
Con una crescente presenza femminile e un ruolo sempre più strategico nell'oncologia, la radioterapia si conferma una specializzazione di grande valore per i giovani medici. "Spingere più studenti e studentesse a considerare la radioterapia come specializzazione è un obiettivo importante - conclude Marco Krengli, Presidente A.I.R.O. - perché oltre ad essere un campo in continua evoluzione, garantisce un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti e offre opportunità di crescita professionale molto stimolanti. Il contributo delle donne a questa disciplina è da sempre molto rilevante per le competenze cliniche e tecniche che si coniugano con l’elevata qualità della relazione col paziente”.