Cosa fare se il coniuge si rifiuta di lasciare la casa coniugale?
In Italia da anni il trend dei procedimenti di separazione e divorzio è in costante crescita. Purtroppo però non sempre la soluzione ai conflitti coniugali è lineare a concordata. Spesso la strada della separazione è particolarmente difficile ed uno dei momenti più delicati è quando il coniuge non assegnatario deve lasciare la casa coniugale. Ma cosa succede se l'ex-coniuge si rifiuta di uscire di casa? Questo scenario può generare confusione e frustrazione per il coniuge che ha ricevuto l’assegnazione della casa. In questo articolo approfondiremo quali sono le soluzioni legali disponibili in caso di rifiuto di uno dei coniugi a lasciare l’abitazione.
Quando viene assegnata la casa coniugale?
In sede di separazione, di regola, in caso di presenza di figli, questi ultimi verranno collocati presso uno dei genitori con conseguente assegnazione della casa coniugale. Caso frequente: la casa viene assegnata alla madre con i figli ed il padre deve uscire di casa. Diversamente, in assenza di figli, la casa non verrà assegnata e tornerà al legittimo proprietario.
È importante notare che l’assegnazione della casa conferisce al coniuge assegnatario il diritto di abitazione sull'immobile che rimarrà fintanto permane l'interesse di tutelare la prole (quindi anche oltre la maggiore età dei figli).
Cosa fare se il marito non vuole lasciare la casa coniugale?
Se il marito si rifiuta di lasciare la casa coniugale, il primo passo consigliato è invitarlo formalmente a farlo.
Non è sufficiente una mera comunicazione verbale. È necessario procedere con una diffida formale effettuata tramite una raccomandata con avviso di ricevimento, in cui si concede un termine per organizzarsi e lasciare l’abitazione.
Scaduto il suddetto termine, sarà necessario rivolgersi al proprio legale fiduciario per eseguire coattivamente il provvedimento di separazione.
L’avvocato, una volta ottenuti i documenti relativi alla separazione o alla sentenza del tribunale che ha stabilito l’assegnazione della casa, procederà notificando l’ordine di assegnazione al marito.
Disattesa la diffida, si provvederà a richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario, eventualmente supportato dalle forze dell’ordine, per eseguire l’allontanamento forzato.
Purtroppo le tempistiche per effettuare l'allontanamento non sono brevi. In linea di massima possiamo evidenziare che in genere i tribunali dei centri più piccoli tendono a essere più rapidi.
Il "fai da te" è reato!!
È importante evidenziare che prima di un formale provvedimento di assegnazione non è possibile agire autonomamente. Spesso accade che il marito si allontani dall'abitazione prima ancora che sia dichiarata la separazione in quanto comunque le parti sono di fatto separate. Sebbene le parti di fatto vivano separatamente, il coniuge non può comunque cambiare le serrature di casa. Tale comportamento è un reato e può comportare conseguenze legali significative.
Analogamente, si può osservare che se uno dei coniugi desidera lasciare la casa coniugale prima che la separazione sia ufficiale, tale scelta potrebbe avere delle rilevanti implicazioni legali.
Difatti abbandonare la casa senza un accordo con l’altro coniuge potrebbe essere interpretato come abbandono del tetto coniugale e ciò potrebbe comportare l'addebito nel futuro procedimento di separazione. Pertanto, è altamente consigliabile consultare un avvocato prima di prendere decisioni in tal senso ed evitare il "fai da te".
Cosa fare se il convivente non vuole lasciare la casa?
Analizziamo il caso delle "coppie di fatto". In questo caso avremmo un "ex-convivente" e non un "ex-coniuge", mancando l'ufficialità del matrimonio. Anche in questo caso il rifiuto di una persona di lasciare una casa, anche se non è quella coniugale, può configurare un’occupazione abusiva.
È però importante evidenziare che il partner convivente non è un estraneo, ma è comunque considerato dalla giurisprudenza come un "detentore qualificato". In tal senso lo stesso ha diritto ad essere preavvisato della cessazione della convivenza ed avere un termine congruo per trovare altra abitazione.
Si precisa che la situazione sarebbe assolutamente diversa nel caso in cui ci siano dei figli. In tal caso prevale l'interesse dei figli. Pertanto la casa potrebbe essere assegnata anche al coniuge non proprietario dell'immobile costringendo l'altro a lasciare l'abitazione.
È un reato se il marito non vuole lasciare la casa?
Il rifiuto di un coniuge di rispettare un provvedimento del giudice che gli impone di lasciare la casa coniugale costituisce reato.
Difatti, l’articolo 388 del codice penale prevede sanzioni che vanno da pene fino a tre anni di carcere a multe per chi non rispetta un ordine giudiziario.
Tuttavia, i tempi per una condanna possono essere lunghi e la via migliore rimane quella di cercare di risolvere la situazione senza dover ricorrere a misure drastiche.
In conclusione, se un marito non vuole lasciare la casa coniugale è essenziale evitare comportamenti impulsivi, come il cambio delle serrature, senza un ordine esecutivo.
Al contrario, stabilire un termine preciso per l’allontanamento già nella sentenza di separazione può contribuire a prevenire incomprensioni e lungaggini legali.
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