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Comunicato Stampa

Ultimi quaranta secondi della storia del mondo di Stefano Santarsiere

10/02/12

Una nuova opera dello scrittore Stefano Santarsiere è uscita in formato ebook, un thriller che unisce diversi generi letterari.

Per le edizioni Abebooks è disponibile il thriller di Stefano Santarsiere Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, un romanzo in formato ebook di quasi 400 pagine. Si tratta del secondo romanzo dello scrittore, seguito a L'arte di Khem del 2005.

Un'opera che contiene diversi generi e varie chiavi di lettura, perché Ultimi quaranta secondi della storia del mondo è sì un romanzo thriller, in cui è presente la componente poliziesca, ma in esso si mescolano anche esoterismo e denuncia.
L'autore
Stefano Santarsiere è uno scrittore di origini lucane, nato nel 1974. Si interessa di letteratura, cinema e musica, diplomandosi col massimo dei voti alla maturità scientifica e laureandosi in Giurisprudenza nel 1998.

Ha pubblicato articoli sul quotidiano Il Corriere del Giorno e sulla rivista mensile lucana Il Segno.

Inizia a pubblicare nel 2005, con un suo primo romanzo, a cui seguono nel corso degli anni alcune raccolte di racconti di vari autori:
Tutto il Nero dell'Italia (2007): è presente col racconto La cirasa;
GialloScacchi – racconti di sangue e di mistero (2008): contiene la sua storia Soluzione finale;
Pascoli è precario (2008): il suo racconto si intitola All'ombra.
Fingerbooks (2011): nella collana sono presenti i suoi racconti Sortilegio d'Aprile e La verità sulla fine di Loris Faraco.
Code di stampa (2011): antologia a scopo benefico che contiene il suo racconto Ciuka!
Nello stesso anno esce la versione ebook del suo primo romanzo L'Arte di Khem.
Sinossi del libro
“Con un gesto istintivo, Sparagno si toccò la fondina dietro la giacca, ricavandone un vago senso di colpa. Fece altri passi verso l’altare e il suo sguardo incontrò la statua della Madonna. Si rese conto che non avrebbe voluto guardare quella figura. Quegli occhi. Era come se la statua, insieme all’odore della chiesa che aveva appena digerito la sua ennesima celebrazione, gli suggerisse l’idea di una divinità appagata, che adesso si godeva il silenzio del proprio santuario. E per un secondo solo, Sparagno ebbe paura di disturbare quel silenzio.”

È una mattina di agosto quando don Pietro Miraglia, l’amato parroco di un paese lucano, viene assassinato a colpi di martello nei giardini della scuola elementare. A indagare è il commissario Antonio Sparagno, sul quale pesa una vecchia indagine di camorra che ne ha compromesso la carriera e causato il trasferimento nell’odiata Basilicata.

Ma l’omicidio rivela al poliziotto un volto imprevedibile di quelle comunità in apparenza tranquille. Diversi personaggi dimostrano legami con la vita (e la morte) della vittima: ad esempio Giovanni Belisario, insegnante vedovo, alle prese con un difficile equilibrio tra il figlio Carlo e l’enigmatica cognata Elena; Roberto Bradadich, giovane in crisi esistenziale che ha abbandonato la città per tornare al passato; Mimmo Coppola, spregiudicato giornalista che vuole sfruttare la tragedia per lanciare la sua emittente.

Alla vicenda fa da sfondo un pugno di paesi, legati insieme da un tessuto di boschi e campi, ma anche pozzi di petrolio, masserie diroccate, santuari oggetto di fanatiche venerazioni. Un mondo pervaso da una secolare lotta tra fedi contrapposte, schierate intorno a una misteriosa quanto antichissima Madonna nera.

Indagine poliziesca, racconto esoterico, libro di denuncia, Ultimi quaranta secondi della storia del mondo è soprattutto un romanzo spietato, in cui nessuno è al sicuro; un meccanismo che scava nelle menti dei protagonisti e nel passato remoto dell’umanità, rivelandoci che il destino può compiere un cammino lunghissimo, prima di venire a bussare alla nostra porta.
Incipit del romanzo
È una messinscena, pensò il professor Belisario, mentre i paesani si affollavano all’imbocco del vialetto della scuola elementare.

Arrivavano di corsa da ogni angolo di Santerio, pallidi, con il respiro corto. Scorgevano il corpo del prete in mezzo all’erba e si nascondevano il volto dietro le mani. Belisario sentiva il rumore di tacchi sull’asfalto aumentare con il trascorrere dei minuti, sommarsi all’incessante frinire di cicale.
I rappresentanti dello Stato, invece, erano giunti da Lizzano e da Potenza: figure in tuta bianca con la scritta ‘Polizia scientifica’ a caratteri scuri sulla schiena, che brulicavano all’interno di un’area transennata. In quel pezzo di giardino don Pietro Miraglia era già al di fuori di Santerio, competenza di un’autorità che non riguardava più la gente comune.

L’idea della messinscena era nata nell’istante in cui Belisario aveva intravisto il cadavere fra le ortiche del giardino della scuola, nella vampa precoce delle nove. Sembrava una nuova forma di misticismo, degna di quell’eccentrico parroco. Una specie di penitenza. O una rimostranza, perché in quel posto c’erano troppe ortiche per un giardino bazzicato da scolaretti; Belisario ne avvertiva l’odore a dieci metri di distanza e gli veniva da pensare ai preparati alle erbe di sua cognata Elena.

L’unica personalità di Santerio ammessa oltre le transenne era il dottor Mercuri, che si affaccendava intorno al cadavere con aria incredula. I sacchetti di plastica che gli avevano infilato ai piedi lo facevano somigliare a un fantoccio di marzapane. Era un medico di paese abituato a somministrare analgesici e qualche antibiotico, tutto a un tratto alle prese con una faccenda da film.

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