Turismo, mobilità. montagna: rilanciare la ferrovia St.Moritz-Venezia
La posizione della Associazione Transdolomites.
La provocazione sollevata nei giorni scorsi volta a togliere alle Dolomiti il riconoscimento Patrimonio UNESCO ha il suo motivo d'essere se come afferma il CAI questa provocazione ha il fine positivo di smuovere in modo concreto l’attenzione sul problema della pressione turistica sulla montagna.
Il turismo ha rappresentato lo strumento di riscossa delle popolazioni dolomitiche ed alpine diventando strumento di sostentamento di crescita non solo economica ma anche culturale. Ha infatti creato le occasioni per entrare in contatto con ospiti provenienti da origini vicine o lontane, incontrare culture diverse, entrare in contatto con mondi che per certe valli parevano addirittura sconosciuti poiché anche solo pochi decenni fa vi erano comunità montane che vivevano isolate e con pochi contatti con l’esterno. La realizzazione di infrastruttura stradali e ferroviarie hanno progressivamente favorito la raggiungibilità capillare ormai di tutte le destinazioni creando un sistema globalizzato che ha connesso i territori di montagna con il resto del mondo.
Alla luce di queste considerazioni riteniamo che sia quanto mai opportuno camminare con i piedi di piombo affinché la critica sempre più aspra nei riguardi dei disagi creati dall’eccessiva pressione turistica non sfoci nell’irrazionalità della rabbia alimentando nei residenti un inaccettabile fenomeno di rigetto nei riguardi del turismo e degli ospiti stessi.
Le criticità del turismo di massa non sono deflagrate all’improvviso. Hanno covato a lungo nel tempo, sono state alimentate del disinteresse dal disinteresse nei riguardi del fenomeno, e come puntualmente accade quando l’acqua raggiunge la gola ecco tutti a gridare.
Al problema dell’eccesso di turismo, si affianca l’abbondare dello sparare discorsi filosofici studi, rapporti con la firma di facoltosi ricercatori ma, tutto ciò si accompagna ad altrettanta poche idee nel proporre delle soluzioni.
Siano condivisibili o meno le proposte di Transdolomites da quando l’associazione è stata costituita ha sempre richiamato la necessità di promuovere una programmazione strategica del futuro della mobilità associandolo al settore del turismo.
Programmare significa avviare un percorso volto a governare i problemi con una visione che vada ben oltre la punta del nostro naso.
La Svizzera a cavallo della fine del 1800-inizio 1900 era stata l’esempio di governo del turismo in montagna. Le località e le strutture ricettive erano cresciute forti della presenza capillare delle ferrovie nelle valli alle quali si affiancate quelle che possiamo definire le ferrovie di arroccamento le ardite cremagliere che portano il nome del Pilatus, Gornergrat, Jungfrau solo per citarne alcune diffondendo in tutto il mondo i loro nomi .
E l’Austria non è da meno potendo vantare un’offerta di ferrovie di montagna e cremagliere di tutto rispetto.
Anche l’Italia non sarebbe stata da meno se finita la seconda guerra mondiale, non avesse avviato il suicidio della dismissione di migliaia di chilometri di ferrovie che ora in tante regioni d’Italia si chiede con insistenza di riattivare. E la nostra regione in quanto a celebri dismissioni non è stata da meno.
L’automobile, favorita dalla crescente offerta di costruzione di nuove strade ha invaso tutto quanto gli è stato reso possibile di occupare e ciò ha messo in moto un serpente di automobili ingovernabile e che sempre più favorisce il mordi e fuggi. Una quota non indifferente di traffico giornaliero è infatti composto da arrivi e partenze legate a soggiorni sempre più brevi e la smania di essere ovunque in uno stretto giro di giorni.
Oggi è un fiorire di proposte per soluzioni palliative che non portano al nulla e che nulla offrono all’ambiente, ai residenti, agli ospiti.
Siamo dinnanzi ad un fenomeno che nelle Alpi e nelle Dolomiti si è sviluppato su grande scala e che di conseguenza non si può affrontare con azioni di basso rilievo e in ordine sparso.
Gli organismi ci sono; si pensi ad EUSALP a Spazio Alpino, Arge Alp, dunque non serve creare nulla di nuovo se non quello di un’alleanza alpino-dolomitica dove Province Autonome, Cantoni, Länder, Stati, creino una regia volta ad avviare azioni concrete in funzione di un turismo e mobilità sostenibili. Il Documento di base c'è ed è la Convenzione delle Alpi. IL livello istituzionale superiore al quale rivolgersi anche esiste e sono il Parlamento Europeo e Commissione Europea sui quali fare pressione per avviare una transizione per un turismo maggiormente compatibile con le caratteristiche uniche ambientali di Alpi e Dolomiti.
L’idea progettuale su cui lavorare e progettuale anche esiste. Si tratta dello storico progetto della St. Moritz.- Venezia il testo base sul quale lavorare e progettare i tasselli mancanti
Chi aveva in mente questo progetto aveva dei sogni perché chi sogna non lo fa perché non ha nulla da fare o perché si è bevuto un bicchiere di troppo.
La St.Moritz-Venezia è la dimostrazione concreta di cosa significhi programmare il futuro della mobilità e del turismo nelle Alpi e nelle Dolomiti. Oggi parliamo della necessità della transizione dalla gomma al ferro. A quei tempi non avevano necessità di coniare questi vocaboli perché le idee le avevano ben chiare.
Ecco allora che Transdolomites chiede che si rifletta sulla necessità di rimettere in moto il gruppo di lavoro politico unico nelle Alpi. Ma la politica non va lasciata sola a briglia sciolta; troppo maestra nel fare e nel disfare.. Serve un Comitato Tecnico di architetti e ingegneri a livello alpino il cui compito sia quello di entrare nel merito della pianificazione delle idee e delle soluzioni.
Oggi è in corso lo studio di fattibilità della ferrovia Trento-Penia che storicamente era pensata come tassello della St. Morirtz-Venezia.
Ma ora sono maturi i tempi per chiedere alla Regione Lombardia e Provincia Autonoma di Trento di impegnarsi nella redazione dello studio di fattibilità della ferrovia Trento-Mezzana-Tirano per collegarsi alla Svizzera con la Ferrovia Retica. Andrea Willich Andreas responsabile dello sviluppo aziendale presso la Ferrovia Retica intervenuto al Convegno di Transdolomites il 10 maggio 2023 aveva dichiarato che la loro società è pronta a investire su questo collegamento.
Così come urge la necessità di concretizzare il traforo ferroviario da base sotto lo Stelvio tra la Lombardia e la Val Venosta con Malles, dare concretezza ai progetti ferroviari del Triangolo Retico ( Engadina, Sudtirolo, Austria), la progettazione della ferrovia della Val Gardena e Badia da collegarsi alla Trento-Penia, il completamento dell’Anello delle Dolomiti cui si aggiunga le ferrovia del Garda.
In questo contesto di rete di ferrovie per il trasporto regionale possiamo pensare alla pianificazione della transizione dalla gomma al ferro per mettere a disposizione della montagna un’alternativa credibile all’utilizzo dell’automobile.
Visione, questa che rilancia Transdolomites , che ruota e si innesta in modo strategico sui corridoi ferroviari internazionali del Brennero e del San Gottardo.
Ed è in questa visione che nelle Dolomiti possiamo inserire la proposta ferroviaria come soluzione di ferrovia di arroccamento per salire dai fondovalle verso le alte quote.
Un Sellaronda ferroviario sarebbe un unicum a livello mondiale e irripetibile.
INFO
Massimo Girardi, Presidente di Transdolomites
Cell. 320.4039769