SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

STENOSI carotidea e integratori naturali

La stenosi carotidea è un restringimento della carotide (una delle arterie più importanti del corpo) causato da “placche”, cioè ispessimenti della parete, che ostruiscono i vasi sanguigni. È una condizione che compromette la circolazione del sangue verso il cervello, ma che tuttavia spesso non si associa a sintomi, rimanendo inosservata fino a quando la situazione può essere già grave.

FotoLa carotide decorre nel collo e si divide in carotide esterna, che vascolarizza la faccia, ed in carotide interna che porta sangue al cervello. La biforcazione è la sede più frequente di patologia, in particolare si accumulano materiali patologici come grasso (lipidi, colesterolo), calcio, cellule morte, che portano alla formazione delle placche con il conseguente progressivo restringimento dell'arteria (stenosi). Una stenosi a livello delle carotidi causa un apporto deficitario di sangue al cervello.

La causa principale della stenosi carotidea è l’aterosclerosi, una condizione patologica che colpisce la struttura delle arterie: tali vasi diventano progressivamente più rigidi, a causa di un graduale accumulo di depositi (noti come placche ateromatose) costituiti da colesterolo, proteine, tessuto fibroso e materiale fibrotico. Questo processo porta a una crescente riduzione del lume dei vasi interessati e contestualmente a una diminuzione del normale apporto di sangue (e ossigeno) al cervello.

Le placche si formano con maggior frequenza in un punto ben preciso, ovvero dove l’arteria carotidea comune si divide in due: la carotide interna che porta sangue al cervello e quella esterna che porta il sangue ai muscoli del volto.
La classificazione della stenosi carotidea contempla 3 livelli di severità, in base alla percentuale di ostruzione presente all’interno dei vasi:
• Minore: 0-49%
• Moderata: 50-69%
• Severa: 70-99%, fino a completa ostruzione

Il rischio più importante della presenza delle placche carotidee è l’erosione della superficie della placca con frammentazione di particelle che vanno ad occludere arterie terminali del cervello; causando ischemie cerebrali e l’ictus. L’ictus può essere massivo e quindi letale; oppure marginale. Tutto dipende dall'entità delle aree cerebrali colpite. L’ictus reversibile è chiamato TIA, regredisce entro qualche ora. Questi eventi sono solitamente un campanello di allarme; se non correttamente interpretati e trattati possono portare ad un ictus permanente. I sintomi che si verificano più frequentemente sono: paralisi di un braccio o di una gamba, perdita improvvisa della vista, incapacità di parlare adeguatamente per qualche minuto.

FATTORI DI RISCHIO
I principali fattori di rischio in grado di favorire l’insorgenza di arteriopatia carotidea sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli responsabili di cardiopatia coronarica (anche detta coronaropatia) e delle arteriopatie periferiche:
• Diabete. In questa malattia la glicemia è troppo alta perché l’organismo non produce abbastanza insulina (diabete di tipo 1) o non la utilizza più correttamente (diabete di tipo 2). I soggetti affetti da diabete hanno quattro volte più probabilità di andare incontro ad arteriopatia carotidea dei non diabetici.
• Familiarità per aterosclerosi. Gli individui con anamnesi famigliare di aterosclerosi hanno maggiori probabilità di sviluppare a loro volta arteriopatia carotidea.
• Ipertensione arteriosa. La pressione arteriosa viene definita alta quando supera stabilmente 140/90 mmHg. Nei soggetti diabetici o con malattie renali croniche, il limite è posto più basso, 130/80 mmHg (mmHg, cioè millimetri di mercurio, è l’unità di misura della pressione arteriosa).
• Assenza di attività fisica. Una vita eccessivamente sedentaria e la mancanza di attività aerobiche possono peggiorare condizioni che sono di fatto altri fattori di rischio per l’arteriopatia carotidea, come:
o colesterolo alto,
o ipertensione arteriosa,
o diabete
o e sovrappeso od obesità.
• Sindrome metabolica. L’espressione identifica la contemporanea presenza di un gruppo di fattori di rischio che aumentano le probabilità di ictus e altri problemi di salute, come il diabete e la cardiopatia. I cinque fattori di rischio metabolici sono giro vita ampio (in genere conseguente ad obesità addominale), livelli di trigliceridi (un tipo di grasso del sangue) elevati, colesterolo HDL basso, ipertensione arteriosa e iperglicemia. La diagnosi di sindrome metabolica viene posta quando si rilevino almeno tre di questi fattori di rischio metabolici.
• Età avanzata. Il rischio di aterosclerosi aumenta con l’invecchiamento. Il processo di aterosclerosi inizia in età giovanile e progredisce tipicamente per diverse decadi prima di dare origine a malattie.
• Sovrappeso od obesità. I termini “sovrappeso” e “obesità” indicano un peso corporeo maggiore di quanto considerato sano per una data altezza.
• Fumo. Il fumo può danneggiare e restringere i vasi sanguigni, portare a livelli di colesterolo anomali e aumentare la pressione arteriosa. Il fumo può anche ridurre la quantità di ossigeno che raggiunge i tessuti dell’organismo.
• Livelli ematici di colesterolo anomali. Includono livelli alti di colesterolo LDL/trigliceridi e bassi di colesterolo HDL.
• Alimentazione poco sana. Un’alimentazione non adeguata può aumentare il rischio di arteriopatia carotidea. Cibi ricchi di grassi saturi e trans, colesterolo, sodio e zucchero, possono esacerbare altri fattori di rischio dell’arteriopatia carotidea.

Il trattamento può essere chirurgico (endoarterectomia) o medico (terapia antiaggregante). Studi multicentrici randomizzati hanno evidenziato che nei pazienti asintomatici il trattamento chirurgico è indicato quando la stenosi raggiunge il 70%, nei pazienti sintomatici il 50%. Prima dell’intervento viene effettuato un mappaggio ecocolor doppler della biforcazione carotidea che permette di ridurre notevolmente l’estensione dell’incisione; ottenendo di conseguenza una accelerazione dei tempi di guarigione. Il trattamento chirurgico viene effettuato in anestesia generale e consiste nella rimozione completa della placca della carotide.

E' stato dimostrato che una percentuale che va dal 20-50% dei TIA è dovuto alla patologia carotidea. Mediante quindi l'esecuzione di un ecocolor doppler delle carotidi, esame veloce e non invasivo, è possibile diagnosticare perfettamente la presenza di una placca carotidea, la sua morfologia e la percentuale di stenosi. Se una persona fa parte quindi di una categoria a rischio, eseguire un ecocolor doppler ogni 12 mesi le può salvare la vita.

La prognosi della stenosi carotidea varia a seconda del grado del restringimento e delle caratteristiche della placca aterosclerotica:
• Grado di stenosi: molti studi hanno dimostrato che restringimenti inferiori al 60% comportano un rischio di TIA o ictus molto basso. In tal senso, pazienti con stenosi fino al 60% sono indirizzati verso una terapia farmacologica volta a rallentare la progressione della malattia e a prevenire eventi ischemici cerebrali, con un programma di follow-up mirato a valutare l’evoluzione nel tempo della stenosi. L’intervento di disostruzione viene quindi limitato ai casi sintomatici o asintomatici con stenosi pari o superiore al 70%.
• Caratteristiche della placca: la presenza di una placca carotidea “friabile” comporta un aumento del rischio di TIA o ictus, indipendentemente dal grado di restringimento, a causa della possibilità di frammentazione della placca ed embolia cerebrale con danni spesso devastanti dipendenti dal settore cerebrale coinvolto.

Il principio attivo utilizzato da più lungo tempo nella terapia antipiastrinica per il trattamento ufficiale dell'aterosclerosi è stato l'acido acetilsalicilico. L’acido acetilsalicilico esercita i suoi effetti antipiastrinici acetilando la ciclossigenasi piastrinica, inibendo cioè irreversibilmente la formazione di trombossano nelle piastrine. Recentemente l’acido folico, le vitamina del gruppo B, la vitamina C e la D, sono state identificate come supplementi adatti per ridurre gli effetti negativi dell’omocisteina, la quale facilita la formazione di trombi nelle arterie e nelle vene.

UNIVERSITÀ’ DEGLI STUDI DI ROMA “TOR VERGATA”DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA LABORATORIO DI ONCOLOGIA SPERIMENTALE E ISTOLOGIA : studi sugli effetti dell’utilizzo degli integratori CITOZYM E PROPULZYM.

Il trattamento effettuato seguendo un protocollo che adotta due tipi di integratori alimentari (CITOZYM E PROPULZYM) secondo una precisa posologia di somministrazione ha condotto, dopo 60 giorni, ad una riduzione della stenosi carotidea da placca ateromasica, per un massimo del 27% in soggetti con stenosi iniziale fra il 40 e il 70%. Tale riduzione è risultata correlata ai tempi di trattamento. Infatti a 90 giorni di trattamento i dati relativi alla percentuale di stenosi delle carotidi da placca ateromasica, sono stati ulteriormente ridotti con intervalli dal 23% (paziente di 70 anni con volume medio di stenosi iniziale elevato al 70% e colesterolemia superiore del 50% del dato normale) al 36% (paziente di 66 anni con stenosi media iniziale del 55% e colesterolemia superiore del 30% del valore normale). Come previsto una piccola percentuale di pazienti ha risposto in maniera anomala al trattamento (riduzione assente a 60 giorni e del 10% a 90 giorni in paziente di 70 anni e colesterolemia superiore del 60% rispetto al valore normale).

Nel complesso i dati ottenuti suggeriscono che l’uso quotidiano dei due integratori citati può favorire e incrementare la circolazione ematica a livello cerebrale, migliorando di conseguenza le capacità cognitive del paziente e riducendo probabilmente il rischio di eventi vascolari cerebrali patologici.
Sono in corso di elaborazione i dati concernenti la colesterolemia. Sembra preliminarmente evidente la riduzione di questo parametro ematico come conseguenza dell’assunzione dei due integratori alimentari citati.
E’ indubbio comunque come l’azione dinamica di un integratore alimentare studiata con principi innovativi possa posizionarsi a livelli importanti principalmente come adiuvante nelle specifiche terapie se non addirittura come unico tentativo di cura in mancanza di un protocollo farmacologico adeguato, e come dimostrato in questo progetto sperimentale apre sicuramente nuove frontiere alle applicazioni sempre più attuali e sostenibili della nutraceutica.

MICOTERAPIA e ATEROSCLEROSI
Certamente dopo avere fatto un buon lavoro di terreno e costituzionale possiamo utilizzare la MICOTERAPIA che aiuterà a ridurre le placche ateromasiche e a lasciar fluire nel migliore dei modi il sangue.
I funghi che possiamo usare sono ABM, Auricularia, Cordyceps, Coprinus, Reishi, Maitake, Shiitake.

Il fungo AGARICUS BLAZEI MURRILL è utilizzato in caso di epatite tossica e di tipo B, contro l'arteriosclerosi, per il diabete tipo I (giovanile) e tipo II (senile) e contro l'ipercolesterolemia, l'ipertensione arteriosa e Angina pectoris. ABM è il fungo che si utilizza in ogni tipo di tossicità; esogene (da cause esterne), endogene (da cause metaboliche interne), tumorali, e iatrogene (dovuta a farmaci utilizzati). ABM è un grande attivatore dello SRE (Sitema Reticolo-Endoteliale, appartiene al Sistema Immunitario) e del ciclo respiratorio interno della cellula (ciclo di Krebs).

Il fungo AURICULARIA ha azione alimentare, preventiva e terapeutica contro insufficienza venosa periferica; ipercolesterolemia; iperglicemia; obesità; predisposizione a malattie cardiovascolari (ictus, aritmia cardiaca); tendenza arteriosclerotica; tendenza trombotica; crampi muscolari; immunodeficienza; stress ossidativo.

Il fungo CORDYCEPS nel linguaggio della medicina orientale, aumenta il “Chi” e protegge i reni, ma non solo è di grande aiuto nell’ ipercolesterolemia, aiuta a mantenere alti i livelli di HDL (colesterolo buono); diabete tipo II o senile, artrosi, aterosclerosi, mielomi.

Il fungo COPRINUS è il grande fungo del diabete, sia per quello di tipo I (giovanile), se è sorto da non più di due anni, sia per il diabete di tipo II (senile). Utile anche in caso di obesità, sindrome metabolica, e arteriosclerosi.

Il potente REISHI è usato nelle patologie cardiovascolari: contro arteriosclerosi, ipertensione arteriosa, epatite virale, pancreatite, steastosi epatica, ulcera gastrica e duodenale. Il Reishi ha proprietà epatoprotettive con attività di detossificazione; inoltre è da sempre utilizzato come tonico cardiaco, migliora il metabolismo del muscolo cardiaco regolando la pressione sanguigna. Eccezionale antiossidante, questo fungo aiuta il sangue regolando la pressione, controllando la glicemia, e inibendo l'aggregazione delle piastrine.

Il MAITAKE abbassa la pressione arteriosa, previene il diabete, regola il colesterolo e protegge il fegato, insomma effettua un'azione positiva anche nei confronti di tutte quelle patologie legate all'eccesso di peso.Lo Shiitake, potente fungo, contiene lentinano, ossia un carboidrato che attiva i globuli bianchi, naturalmente deputati a individuare ed eliminare tutti gli elementi potenzialmente dannosi per l'organismo. Non solo, è un probiotico, abbassa il colesterolo e protegge il fegato, contrasta carie e aterosclerosi.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI CONTATTACI:
ERBORISTERIA ARCOBALENO
Tel. 3200469843 / 0445-524576
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