SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

QUANTO POTREMMO VIVERE: la nostra data di scadenza!

Gli scienziati hanno rilevato un limite alla durata massima della vita umana. Studi nei Paesi longevi mostrano che l’aspettativa di vita si è stabilizzata per fattori biologici, come l’accorciamento dei telomeri. Pur avanzando le tecnologie, la sfida resta vivere meglio ogni giorno più che più a lungo.

FotoIl corpo umano è un sistema aperto composto da cellule di vario tipo raggruppate in organi, tessuti, muscoli, ossa, gli elementi del sangue come globuli rossi e bianchi; il cervello.

Le cellule sono "programmate" per vivere e replicarsi al massimo per 120 anni, oltre il quale semplicemente c'è la morte biologica (1). Essendo un sistema aperto l'invecchiamento è influenzato da diversi fattori esterni e interni. I fattori esterni sono l'eccessiva esposizione ai raggi solari ultravioletti, la poca esposizione alla luce, la troppa esposizione al freddo o all'umidità, l'eccesso di sport, contrarre patologie dall'esterno, il contatto continuo con un gas ossidante come l'ossigeno (2).

I fattori interni sono la predisposizione genetica allo sviluppo di sindromi e malattie, un'alimentazione eccessivamente sbilanciata a favore di zuccheri e carboidrati, un'alimentazione con basse quantità di proteine, vitamine e sali minerali. Sempre internamente è la decadenza delle facoltà cognitive per scarso utilizzo delle medesime; il cervello agisce per interesse e stimoli esterni.

Se vivessimo in un ambiente perfettamente equilibrato, con DNA perfetto e alimentazione perfetta vivremmo comunque al massimo 120 anni. Appare strano ma per oscuri motivi ci è dato di agire su questa terra solo per un certo periodo di tempo, 120 anni e poi andarcene per "vecchiaia". Secondo gli studiosi, con il passare degli anni il nostro corpo impiega sempre più tempo a recuperare il suo stato originario dopo una malattia o da un infortunio (in pratica a guarire), e arrivato a un certo punto il tempo di ripresa è troppo lungo: inizialmente diventa impossibile una ripresa al 100%, dopodiché non si arriva al 90%, poi si scende sotto l'80%... fino a che, molto semplicemente, il nostro corpo non ce la fa più e cessa di funzionare.

Grazie ai progressi nella medicina, nell’igiene, nella nutrizione e in molti altri campi, l’aspettativa di vita umana è notevolmente aumentata nel corso della storia; tuttavia, sembra che invece la durata massima della vita sia rimasta relativamente costante. In media, le persone possono aspettarsi di vivere fino a circa 80 anni, con variazioni significative in base alla regione geografica in cui nascono e vivono. Per esempio esistono aree, come la regione di Okinawa in Giappone e la Sardegna, dove la presenza di centenari è particolarmente elevata. Parlando di longevità, la persona più anziana registrata nella storia, Jeanne Calment, ha vissuto fino a 122 anni, nata nel 1875 quando l’aspettativa di vita media era di circa 43 anni. Eppure, mentre l’aspettativa di vita media è relativamente facile da calcolare, stimare la massima età che un essere umano potrebbe raggiungere è molto più complesso, e la domanda su quanto a lungo si possa effettivamente vivere è stata oggetto di dibattito per secoli.

FINO A QUANTO POTREMMO VIVERE
Per calcolare la durata della vita viene spesso utilizzata l’equazione formulata nel 1825 dal matematico britannico Benjamin Gompertz, uno dei primi a voler comprendere i limiti della durata della vita umana. In particolare, analizzando dati demografici, Gompertz ha elaborato un modello matematico che spiega che, dopo i vent’anni, il rischio di morire a causa di malattie aumenta in modo esponenziale ogni anno, suggerendo l’esistenza di un punto in cui tale rischio raggiunge il 100% e che quindi rappresenta la durata massima della vita umana. Sebbene siano passati più di due secoli, l’equazione di Gompertz sembra ancora descrivere accuratamente il modello di mortalità legato all’età per gran parte della vita umana, nonostante i progressi fatti dalla medicina abbiano leggermente modificato i tempi previsti dal matematico: nel 1996, un’analisi matematica condotta da Caleb Finch e Malcolm Pike dell’Università della California del Sud ha utilizzato il modello di Gompertz per stimare una durata massima della vita umana di circa 120 anni. Questo risultato è stato considerato un limite ragionevole, dato che all’epoca solo una persona – ovvero Calment – aveva raggiunto quell’età. Eppure, negli ultimi decenni, il numero di centenari e supercentenari è aumentato in modo significativo, alimentando il dibattito sulla reale durata della vita umana.

Recenti ricerche condotte da scienziati in Singapore, Russia e negli Stati Uniti suggeriscono che la massima durata della vita umana potrebbe essere di circa 150 anni. Per stabilirlo, i ricercatori hanno utilizzato un modello computerizzato basato su campioni di oltre 70.000 partecipanti e, in base alla conta delle cellule del sangue, hanno creato un parametro per valutare la resilienza, ovvero la misura della capacità di un organismo di mantenere il naturale equilibrio fisiologico. In effetti, l’invecchiamento può essere definito come la perdita della capacità di mantenere questo equilibrio: più giovane è una persona, migliore è la sua capacità di riprendersi rapidamente da malattie o traumi e tornare a uno stato fisiologico, mentre, man mano che si invecchia il corpo perde progressivamente questa capacità. In particolare, questo studio han rivelato che la resilienza di un essere umano fallisce completamente a 150 anni, stabilendo così un limite teorico alla durata della vita umana. Tuttavia, queste stime non tengono conto dei progressi che la medicina e la tecnologia potrebbe compiere in futuro e che potrebbero prolungare ulteriormente la vita umana, anche se secondo gli esperti aumentare la durata massima della vita di oltre il 15-20% rispetto a questo risultato sembra essere molto difficile.

Dal punto di vista medico-scientifico, l’invecchiamento è un processo di degenerazione che coinvolge le cellule, i tessuti e gli organi. Dopo la fascia d’età compresa tra i 20 e i 30 anni inizia uno stato di decadimento lento, ma progressivo che indebolisce l’organismo e rallenta le funzioni fisiologiche. Messa in questi termini la vecchiaia sembrerebbe una spada di Damocle sul nostro collo. E invece non è così. Fa parte del ciclo della vita e possiamo intervenire in maniera diretta e responsabile affinché evolva nel miglior modo possibile. L’intero nostro organismo subisce, con l’avanzare dell’età, dei danni irreversibili, che portano le cellule a smettere di riprodursi, i tessuti ad atrofizzarsi e gli organi a diminuire nelle funzionalità e nell’efficienza. Man mano che passano gli anni, aumenta il numero di radicali liberi prodotti durante il processo di ossidazione. Quest’ultimo in realtà è un processo naturale ma in presenza di uno stress ossidativo i segni dell’invecchiamento possono sopraggiungere in anticipo. Come ripeto però non conta solo "invecchiare" nel senso di vivere a lungo, ma è possibile ritardare i segni dell'invecchiamento, per vivere una terza età serenamente.

I PRIMI SEGNI DELL’INVECCHIAMENTO
Man mano che si invecchia, siamo in grado di monitorare il processo attraverso specifici markers biologici, che inevitabilmente si alterano.

• Aumento dell'insulino-resistenza
• Aumento della pressione sanguigna (ipertensione)
• Diminuzione della massa magra e della potenza muscolare
• Aumento della massa grassa e del grasso sottocutaneo
• Diminuzione delle difese immunitarie
• Maggior rischio di infezioni
• Minor capacità di termoregolazione (più soggetti a malattie e sbalzi)
• Diminuzione della capacità visiva da vicino e / o da lontano
• Diminuzione della capacità uditiva
• Perdita di memoria e incapacità di ricordare cose nel breve termine
• Aumento del livello di colesterolo (ipercolesterolemia)
• Aumenta il rischio di ipotermia o di attacchi cardiaci
• Denti più fragili e gengive che si ritirano
• Ossa più fragili
• Giunture meno solide
• Più sintomi di incontinenza e costipazione
• La digestione è più lenta
• Stomaco, fegato, pancreas e intestino sono meno efficienti
• Macchie sulla pelle
• Presenza e aumento delle rughe di espressione
• I capelli ingrigiscono o diventano bianchi
• Perdita di capelli
• Perdita di energia complessiva

DIFFERENZE TRA UOMO E DONNA
Nell'uomo, la minor produzione di testosterone porta delle inevitabili conseguenze nella sfera sessuale e nel rapporto tra massa magra e massa grassa. Il grasso sottocutaneo può cambiare l’inclinazione degli occhi, per effetto della pelle che si atrofizza e tende a cedere sotto la spinta della gravità (essendo meno elastica). Il corpo perde tonicità soprattutto in assenza di attività fisica. Si accumula grasso sull'addome e cambia pure la postura.

La donna invecchia in modo più precoce rispetto all’uomo. Questo avviene perché il suo corpo è più complesso di quello maschile, dovendo poter procreare. Il periodo fertile è limitato nel tempo (mentre l’uomo in teoria può diventare padre ad ogni età); con l’arrivo della menopausa la donna tende a prendere chili e la struttura ossea si indebolisce per effetto dell'osteoporosi).

Per quanto riguarda il viso, invece, questo tende a riempirsi, a diventare più carnoso anche sotto gli occhi. La distanza tra naso e bocca aumenta. Le zone del collo e delle mani sono quelle che per prime rivelano la vera età di una donna, anche se non assiste alla perdita dei capelli tipica dell’uomo (alopecia androgenetica).

In media la donna vive in media il 5% in più rispetto all’uomo. Dal punto di vista scientifico questo avviene perché i telomeri (la parte finale dei cromosomi) sono più lunghi e si preservano meglio nel tempo, grazie all’azione protettiva degli estrogeni. È infatti proprio il progressivo deteriorarsi dei telomeri che porta al danneggiamento della cellula (che non ha più difese per il suo DNA) e quindi all’invecchiamento.

Ovviamente, sia i cambiamenti estetici che nel proprio stato di salute non dipendono solo dal passare del tempo ma sono molto influenzati da fattori esterni e abitudini errate.

INVECCHIAMENTO PRECOCE: COS'È E QUALI SONO LE CAUSE
Tolti alcuni casi di invecchiamento precoce dovuto a specifiche condizioni (Progeria, Sindrome di Hutchinson Gilfor, Sindrome di Werner), può succedere che i sintomi si presentino prima del tempo previsto. Ad accelerare il processo possono contribuire fattori ambientali, comportamenti, abitudini sbagliate.

INVECCHIAMENTO CUTANEO
Ad esempio, tra le cause più comuni di invecchiamento cutaneo, ci sono:

• Il vizio di fumare o di bere
• La cattiva alimentazione sbilanciata verso zuccheri raffinati e grassi
• L’abuso di droghe
• La mancanza di attività fisica
• Lo stress eccessivo
• La scarsa qualità del sonno
• Le continue oscillazioni di peso
• La scarsa idratazione

FATTORI AMBIENTALI
A livello ambientale incidono fattori come:

• L'inquinamento atmosferico e la presenza di polveri sottili
• L'inquinamento delle acque
• L'esposizione a materiali / sostanze irritanti o velenose
• L'esposizione eccessiva ai raggi UV o a radiazioni ionizzanti
• Un lavoro usurante o eccessivamente sedentario

MALATTIE O CONDIZIONI CRONICHE
Ci sono poi malattie o condizioni croniche che possono accelerare i processi di invecchiamento (esse possono essere prevenute o gestite meglio con uno stile di vita moderato):

• Diabete
• Cataratte
• Aterosclerosi
• Osteoporosi

COSA CI POTREBBE REALMENTE AIUTARE?
Invecchiare è naturale e la terza età può essere un'occasione per scoprire nuove passioni. Non si deve vivere con la paura di farlo, puoi - tutti possiamo - invece vivere una vita più lunga e più sana, allontanando il momento in cui questi segnali arrivano. Uno stile di vita corretto può incidere in modo importante per avere una pelle più sana, giovane, un corpo più tonico e resistente, una mente più brillante e reattiva.

Tecnologie come terapie con cellule staminali sono viste come strumenti con un enorme potenziale: alcuni scienziati credono infatti che, modificando i geni legati all’invecchiamento o rigenerando i tessuti danneggiati, si possa contrastare l’invecchiamento cellulare. In realtà, ci sono diversi studi che supportano l’idea che il corpo umano sia programmato per invecchiare fino a un certo punto, e superare quel limite richiederebbe non solo tecnologie avanzate, ma anche una riscrittura delle leggi biologiche che attualmente regolano la nostra esistenza.

Per anni il limite della vecchiaia e della longevità sono stati una vera e propria sfida: possiamo vivere sempre più a lungo, ma quanto più a lungo possiamo spingerci? Forse, però, la domanda dovrebbe essere un’altra: quanto meglio possiamo vivere? Ci sono diversi punti da attenzionare qui, quelli che si sottintendono in uno stile di vita sano: un’alimentazione bilanciata è uno degli esempi a cui pensare, e che può fare la differenza tra la salute e l’insorgenza di problemi articolari, patologie cardiovascolari e neurodegenerative. Non solo a lungo termine, ma anche nel breve: giorno per giorno si nota come l’energia che abbiamo venga gestita diversamente dal nostro corpo, come le abbuffate diminuiscano, e che il “siamo quello che mangiamo” non è solo un modo di dire.

PERCHÈ GLI OMEGA3 SONO TRA I MIGLIORI INTEGRATORI PER RALLENTARE L’INVECCHIAMENTO
Gli omega-3 contenuti in pesce azzurro, noci e oli vegetali sono acidi grassi essenziale che oltre che prevenire molte malattie sono fondamentali per contrastare l’invecchiamento. In particolare, agiscono rallentando un processo chiave: l’accorciamento dei telomeri. Uno studio americano della Ohio State University ha dimostrato che un gruppo di adulti in sovrappeso, ma sani, di mezza età e anziani, hanno tratto beneficio dall’assunzione di omega-3 con una modificazione significativa degli acidi grassi nel sangue e una protezione dei telomeri dei globuli bianchi.

Anche la pelle è soggetta ad un’azione infiammatoria con il passare del tempo e gli omega-3 possono favorire la salute e la bellezza della pelle e ridurne l’invecchiamento.

Gli antiossidanti, come il Glutatione, coenzima Q10, vitamina E, vitamina C sono potenti armi per rallentare il naturale processo di invecchiamento. Questi lavorano come potenti scudi nei confronti dei radicali liberi, i quali, se non bloccati, arrecherebbero danni alle cellule del corpo. In virtù di questa azione, l’assunzione di integratori per l’invecchiamento antiossidanti, ci protegge da tutti quei fattori responsabili dell’accelerazione del processo di invecchiamento a cui siamo esposti quotidianamente. Inoltre, questi integratori supportano il fegato nel suo ruolo di detossificazione e neutralizzazione delle tossine.

Lavorando dall’interno, gli integratori antiossidanti sono in grado di esplicare un evidente risultato anche sulla pelle rallentando la comparsa dei segni del tempo come rughe e perdita di tono.

Conclusione
Il processo di invecchiamento è fisiologico ed inevitabile, ma possiamo adottare misure per rallentarlo e mantenerci in salute con una pelle sana e giovane. Una dieta equilibrata, l’assunzione di alimenti ricchi di polifenoli, l’uso di integratori per rallentare l’invecchiamento, il riposo e l’integrazione di vitamine, omega-3 e antiossidanti, possono aiutare il nostro corpo a lavorare sempre in maniera efficiente, fronteggiare l’avanzare degli anni e mitigare i segni dell’invecchiamento.

Fonti:
• https://www.metodo-ongaro.com/blog/quali-sono-i-principali-segni-di-invecchiamento
• https://www.ecodibergamo.it/stories/eppen/cultura/scienza/non-possiamo-piu-sfidare-tempo-vita-umana-ha-limite-o_2596544_11/

BIBLIOGRAFIA
1. Ruiz-Torres A, Beier W. On maximum human life span: interdisciplinary approach about its limits. Adv Gerontol. 2005;16:14-20. PMID: 16075672
2. Pillai S, Oresajo C, Hayward J. Ultraviolet radiation and skin aging: roles of reactive oxygen species, inflammation and protease activation, and strategies for prevention of inflammation-induced matrix degradation - a review. Int J Cosmet Sci. 2005 Feb;27(1):17-34. doi: 10.1111/j.1467-2494.2004.00241.x. PMID: 18492178.
3. Blagosklonny MV. No limit to maximal lifespan in humans: how to beat a 122-year-old record. Oncoscience. 2021 Dec 1;8:110-119. doi: 10.18632/oncoscience.547. PMID: 34869788; PMCID: PMC8636159.
4. https://www.nytimes.com/2021/04/28/magazine/human-lifespan.html
5. https://theconversation.com/is-150-years-really-the-limit-of-human-life-span-162209
6. L'analisi longitudinale dei marcatori del sangue rivela una progressiva perdita di resilienza e prevede il limite della durata della vita umana (https://www.nature.com/articles/s41467-021-23014-1)
7. Evidence for a limit to human lifespan (https://www.nature.com/articles/nature19793.epdf)




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