SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Piante medicinali nella lotta al sovrappeso

Dimagrire può essere di volta in volta un’esigenza terapeutica (diabetico, infartuato, iperteso, artrosico ecc.), la risposta ad un malessere psichico (legata alla scomoda posizione di essere grasso, problemi di pubbliche relazioni), un’esigenza estetica imposta dai miti della nostra civiltà.

FotoL’eccesso di peso rappresenta un serio problema di salute pubblica: in Italia le persone in lotta con la bilancia sono oltre il 36%, i maschi più delle donne (45,6% contro il 28,1% delle femmine). E dal sovrappeso si può passare all’obesità, fenomeno in costante crescita nel nostro Paese: dal 1994 gli obesi sono aumentati del 25%, oggi sono 6.000.000, il 10% della popolazione.

Non si tratta di un problema estetico, ma di un serio argomento di sanità pubblica: basti pensare che il peso eccessivo è responsabile dell’80% dei casi di diabete di tipo 2, del 55% dell’insorgenza dell’ipertensione, del 35% delle cardiopatie e degli ictus. L'eccesso di peso, inoltre, è tra i principali fattori di rischio oncologico. I tipi di cancro resi più probabili da fattori quali l'obesità e il sovrappeso sono quelli dell'intestino (colon e retto), del rene, dell'esofago, del pancreas e della cistifellea, e per le donne si aggiungono il cancro del seno (nelle donne in post-menopausa), dell’endometrio e dell'ovaio.

La scienza considera le Erbe Medicinali come un’interessante ed efficace opzione per ridurre il peso e il grasso corporeo, compreso quello viscerale. Tra tutte le piante analizzate da studi scientifici, il Tè verde, il Tè nero cinese Pu-Ehr e il Tè Oolong sono risultati quelli con un’azione dimagrante più intensa e priva di effetti collaterali. Inoltre, la loro azione antiossidante li rende efficaci come contrasto alla perossidazione lipidica tipica delle malattie cardiovascolari e del diabete. L’effetto calmante dell’appetito si ritrova nel Fieno greco, che sembra essere un rimedio valido anche nel lungo periodo.

Il fitoterapista, molto spesso, diventa la figura professionale alla quale il consumatore sceglie di rivolgersi per ottenere rimedi efficaci rispondenti alle proprie richieste che alcune volte, sono però troppo radicali. Il professionista allora deve sapere che non esiste il “dimagrante” capace di risolvere tutto, ma esiste una serie di sostanze naturali che possono essere di aiuto nella strategia di lotta al sovrappeso. Solo l’attuazione di un insieme di strategie terapeutiche, seguite sotto controllo medico, saranno in grado di modificare l’atteggiamento nei confronti del cibo, di migliorare l’adesione alla dieta e di stimolare l’organismo. La Fitoterapia con il suo vasto bagaglio di piante medicinali può essere considerata una valida alleata nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità.

Grazie ad un attento e mirato utilizzo delle piante medicinali si potrà, ad esempio, sia riequilibrare la funzionalità epatica e quindi intestinale, spesso compromessa, sia at¬tivare un “drenaggio” che consentirà l’eliminazione delle scorie metaboliche da parte dell’organismo attraverso i suoi emuntori naturali: fegato, reni, intestino, pelle. Potranno anche essere prescritte, singolarmente od associate tra loro, piante la cui valenza terapeutica andrà dall’azione diuretica a quella di stimolo, se insufficiente, della funzionalità tiroidea, da quella di regolazione a livello del sistema neurovegetativo a quella di moderatore dell’appetito. Sono ancora pochi gli studi di letteratura che presentano una analisi dettagliata dei rimedi naturali e dei loro meccanismi di azione in determinati quadri clinici.

Aspetti di cui si è occupato uno studio bengalese che ha preso in considerazione alcuni dei più noti e diffusi estratti vegetali, nella più ampia accezione del termine, con effetti antiobesità, specificatamente senso di sazietà, aumento del metabolismo e accelerazione della perdita di peso, tenendo conto anche del profilo di sicurezza oltre che dell’efficacia della molecola naturale.

Di seguito una piccola selezione delle piante considerate e delle diverse vie fisiologiche utilizzate dai principi attivi per favorire il raggiungimento degli out come desiderati:

• PHASEOLUS VULGARIS, pianta annua della famiglia delle Leguminose, che secondo diversi studi clinici contribuirebbe efficacemente alla riduzione del peso corporeo e della massa grassa in contesti di sovrappeso rispetto al placebo. In particolare si evidenzia la capacità di inibire l’attività dell’α-amilasi, enzima salivare e pancreatico che converte i carboidrati complessi in oligosaccaridi, come anche di maltasi, lattasi e vari altri enzimi intestinali che intervengono nel processo digestivo favorendo la conversione degli oligosaccaridi in monosaccaridi. Azione che, quindi, produrrebbe la riduzione delle calorie associate all’introduzione dei carboidrati.

• ESTRATTO DI SEMI DI CAFFÈ VERDE. Spesso utilizzati anche nella formulazione di integratori questi estratti sembrano svolgere una azione positiva sulla riduzione di peso ponderale, indici di massa corporea (BMI) e di massa grassa (FMI) e sul rapporto circonferenza vita-fianchi secondo quanto emerge ad esempio da uno studio clinico che ha raffrontato questa sostanza con il placebo. I benefici indotti sembrerebbero attribuibili all’azione dell’acido clorogenico e dei suoi composti. Mentre un altro studio farebbe osservare la potenzialità degli estratti di semi di caffè verde sulla glucosio-6-fosfatasi riducendone l’attività, quindi l’assorbimento e il rilascio di glucosio in circolo che si traducono in un contenimento dei livelli di insulina nel siero.

• ESTRATTI DI FOGLIE DI YERBA MATE, l’azione esercitata correlerebbe soprattutto alla presenza di acido clorogenico, quali acidi mono caffeoilchinici e caffeoilchinici, agli acidi idrossicinnamici tra cui l’acido caffeico e l’acido chinico e a diverse saponine triterpenoidi. L’evidenza emerge da uno studio condotto su persone coreane obese in cui si sarebbe osservata una riduzione del rapporto vita/fianchi, della FMI, della percentuale di grasso corporeo ed anche una diminuzione del grasso viscerale e del grasso viscerale/sottocutaneo. Mentre studi sperimentali, in vitro e in vivo, sembrerebbero dimostrare la capacità dell’acido clorogenico di esercitare un effetto inibitorio sull’adipogenesi, quindi riducendo l’espressione dei geni correlati nelle cellule 3T3-L1 e in modelli murini. Inoltre la Yerba Mate sembrerebbe favorire anche la differenziazione dei preadipociti, la diminuzione dei lipidi presenti negli adipociti in modo dose-dipendente (p < 0,05).

• ESTRATTO DI TÈ VERDE. L’azione dei suoi principi attivi incrementerebbe il dispendio energetico, quindi con una azione “brucia grassi” a favore della riduzione anche dei livelli di iperlipidemia e iperglicemia. Uno studio su donne taiwanesi in sovrappeso e obese sembra rilevare in particolare la riduzione di LDL e l’aumento delle concentrazioni di leptina. Quest’ultima agirebbe positivamente sulla lipogenesi, stimolando la lipolisi nelle cellule adipose. Inoltre potrebbe contribuire all’azione anti-obesità dell’estratto di tè verde anche l’epi-gallocatechina gallato (EGCG) che, secondo un altro studio, sarebbe in grado di ridurre l’enzima catecol-o-metiltransferasi (COMT), responsabile della degradazione della norepinefrina, a sua volta associata ad una produzione aumentata di lipolisi e dell’ossidazione dei grassi.

• GYNOSTEMMA PENTAPHYLLUM è una vite erbacea, contenente alcuni ingredienti efficaci contro l’obesità quali, ad esempio, le saponine estratte o gli estratti totali di G. pentaphyllum, attivi nel ridurre i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Questi effetti sarebbero dimostrati in uno studio clinico su persone coreane in cui si sarebbe osservata la riduzione del grasso addominale e di alcuni altri parametri come peso ponderale, BMI, massa grassa corporea, diminuzione in termini percentuali del grasso corporeo e circonferenza della vita rispetto al placebo. Mentre studi sperimentali in vitro dimostrerebbero l’azione positiva di damulina A e B, due saponine di tipo dammarano derivate dalle foglie di Gynostemma, nell’aumentare la fosforilazione dell’AMPK e dell’acetil-CoA carbossilasi: azione che stimola la diminuzione della sintesi di grasso tramite la minor produzione di malonil-CoA dall’acetil-CoA. Infine una ulteriore azione sottolineata è la potenzialità anti-iperlipidemico di Gymnema con un aumento del livello di fosfatidilcolina e la diminuzione di trimetilammina N-ossido (TMAO).

• CISSUS QUADRANGULARIS. Si tratta di una vite succulenta che eserciterebbe la sua azione sfruttando alcuni tipici composti, come flavonoidi, indani, fitosteroli e cheto-steroidi, efficaci nell’inibire specifici enzimi: l’α-amilasi, la glucosidasi e la lipasi. Uno studio su pazienti obesi e in sovrappeso farebbe osservare la riduzione a carico del peso e del grasso corporeo, di IMC e della circonferenza vita.

• IRVINGIA GABONENSIS, o mango bravo/mango africano, sembrerebbe in grado di agire sulla riduzione percentuale di grasso corporeo (p < 0,05) e della circonferenza vita in pazienti obesi. Tale potenzialità correlerebbe, fra le altre, all’azione della fibra solubile contenuta nella pianta che ridurrebbe le concentrazioni plasmatiche di colesterolo, trigliceridi e glucosio. Il contenuto di fibre legandosi agli acidi biliari nell’intestino stimolerebbe il rilascio degli acidi biliari dal corpo a favore della conversione del colesterolo nel sangue, in quantità superiori, in acidi biliari, traducendosi in un benefico effetto sulla riduzione del colesterolo e dei lipidi circolanti.

• CITRUS AURANTIUM var. AMARA. Le evidenze scientifiche relative all’attività dell’arancio amaro nell’obesità sono scarse e relative ad un suo impiego in prodotti di associazione (con iperico, caffeina, ecc.) o all’uso di suoi componenti isolati (i.e. sinefrina, naringina, esperidina). Non possono essere tratte pertanto conclusioni di efficacia, ma ciò che è noto è che il rapporto rischio/beneficio non gioca a favore dell’uso dell’arancio amaro nel paziente obeso poiché, a causa della natura simpaticomimetica non selettiva dei suoi effetti, è responsabile di reazioni cardiovascolari (i.e., dolore toracico, tachicardia), ansia e dispnea.

• HOODIA GORDONII. Analoghe considerazioni possono essere fatte per questa pianta africana. Gli studi disponibili indicano una scarsa efficacia nella riduzione dell’appetito, del peso e del grasso corporeo. Le evidenze scientifiche sono peraltro ottenute prevalentemente da studi in vitro e sono relative all’uso di alcuni suoi componenti selezionati (i.e., glicosidi pregnanici, P57AS3 in particolare). La Hoodia è inoltre stata considerata responsabile di reazioni avverse simpaticomimetiche beta-adrenergiche consistenti in ipertensione potenzialmente letale, tachicardia, anomalie elettrocardiografiche (aumento dell’intervallo PR, riduzione dell’intervallo QT). Sono state riscontrate anche altre reazioni avverse, tra cui cefalea, vertigini, nausea e anormalità negli esami ematochimici (aumento della bilirubina totale e della fosfatasi alcalina; diminuzione dell’azoto ureico).

• RUBUS IDAEUS. Di tale pianta, maggiormente nota col nome vernacolare di lampone, vengono menzionati i chetoni in essa contenuti (e.g., [4-(4-idrossifenil)-2-butanone]), per i quali sono stati postulati numerosi meccanismi d’azione coinvolti nel controllo del peso corporeo (down regulation dei fattori di trascrizione coinvolti nella adipogenesi, inibizione della lipasi pancreatica, ecc.). L’evidenza di un’efficacia clinica come dimagrante non è disponibile, mentre è noto che il chetone [4-(4-idrossifenil)-2-butanone] è cardiotossico e potenzialmente teratogeno.

• GARCINIA CAMBOGIA. Tale pianta vede tutta la sua attività nel controllo del peso corporeo riconducibile alla presenza di acido idrossicitrico (inibitore della citrato-liasi, presente in elevate quantità nella buccia del frutto). L’efficacia clinica nella riduzione del peso corporeo è contrastante mentre da ricerche precliniche e da alcuni case report sono emersi effetti indesiderati, tra cui epatotossicità, atrofia testicolare, accumulo di collagene a livello epatico, aumento delle transaminasi epatiche, ecc.

In sintesi nel panorama dei rimedi fitoterapici proposti più frequentemente sul mercato, possono essere tracciati a grandi linee i seguenti raggruppamenti:

1. Fibre dietetiche solubili (gomme, mucillagini, chitosano, ecc.);
2. Fibre insolubili (crusca ecc…)
3. Stimolanti tiroidei (alghe ricche di iodio);
4. Droghe vegetali contenenti sostanze stimolanti la termogenesi (piante a caffeina, sinefrina, efedrina, ecc.);
5. Droghe vegetali che innalzano il livello di Serotonina inducendo il senso di sazietà (Griffonia simplicifolia);
6. Droghe vegetali che interferiscono con i sistemi enzimatici (Garcinia cambogia, Baccello di Fagiolo, Acido linoleico coniugato);
7. Piante che stimolano il drenaggio e la depurazione delle tossine (Tarassaco, Cardo mariano, Marrubio ecc.);
8. Cromo picolinato;
9. Diuretici e lassativi;
10. Piante calmanti.

FONTE: https://www.medicinaintegratanews.it/estratti-naturali-nel-trattamento-di-obesita-e-sovrappeso/

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