SALUTE e MEDICINA
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PATOLOGIE METABOLICHE: stile di vita e integratori naturali

Si contano centinaia di malattie metaboliche, spesso di difficile diagnosi, che rientrano in parte nella categoria delle malattie rare per la limitata incidenza di casi sulla popolazione. Tra le più note ci sono diabete, gotta, ipercolesterolemia, malattia di Gaucher, sindrome metabolica, celiachia, fenilchetonuria e galattosemia.

FotoIl metabolismo è quell’insieme di trasformazioni che normalmente avvengono nel corpo umano su composti assunti con l’alimentazione o su altri prodotti nelle nostre cellule. Attraverso complesse reazioni biochimiche, il metabolismo li rende utilizzabili e ne impedisce l’accumulo.

Questi processi di trasformazione sono indispensabili per la vita in quanto permettono di produrre ed utilizzare sostanze essenziali, forniscono l’energia necessaria alla funzione delle cellule e favoriscono l’eliminazione di composti tossici.

È come una catena di montaggio complessa e organizzata. Le materie prime, i prodotti semilavorati e i materiali di scarto vengono costantemente utilizzati, prodotti, trasportati ed eliminati. Trasformare carboidrati, proteine e grassi presenti nel cibo per rilasciare energia, per costruire i tessuti o trasformare l’eccesso di azoto in prodotti di rifiuto escreti nelle urine sono esempi di processi metabolici.

I “lavoratori” di questa catena di montaggio sono delle proteine chiamate enzimi che, insieme ad altre chiamate trasportatori, consentono l’attuazione delle reazioni metaboliche.

I fattori di rischio che predispongono alla sindrome metabolica sono:

• Presenza di grasso corporeo in eccesso, soprattutto a livello addominale
• Elevati valori di colesterolo LDL e trigliceridi nel sangue
• Ipertensione
• Scarsi livelli di colesterolo HDL, il cosiddetto ‘colesterolo buono’
• Resistenza all’insulina. Quest’ultima è un ormone che regola le quantità di zucchero negli organismi, ma se si presenta l’insulino-resistenza la conseguenza è il verificarsi dell’iperglicemia
• Iperuricemia

Se uno o più di questi fattori si verifica, c’è maggiore probabilità di contrarre la sindrome metabolica. Tra l’altro, bisogna precisare che:

• Col passare degli anni è più facile incappare in tale sindrome
• Chi soffre di diabete è maggiormente soggetto al fenomeno
• Giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo della sindrome anche lo scarso esercizio fisico e la predisposizione genetica.

Il fenomeno, tra l’altro, spesso è totalmente asintomatico e molti soggetti non sanno di averla in quanto sentono di godere di ottima salute. Ecco spiegato perché è importante sottoporsi ad esami specifici e prevenire i fattori di rischio come obesità, ipertensione, resistenza all’insulina, etc.

Le patologie metaboliche connesse direttamente (o per molteplici diramazioni secondarie) ad un uso sconsiderato degli zuccheri sono ormai considerate “epidemie” di questo secolo. Nella nostra società ricca ed industrializzata l’altissima disponibilità di cibi ad alto impatto glicemico mette in notevole difficoltà la capacità di risposta del nostro organismo: gli “alimenti” di oggi sono terribilmente potenti nel rialzare il livello degli zuccheri nel sangue (indispensabili al nutrimento del cervello) e li assumiamo con una frequenza sconosciuta nei decenni passati. Il diabete è così passato nel giro di pochi decenni come triste eredità dai nostri nonni ai nostri genitori. La situazione è aggravata dalla pressante offerta industriale di cibi spazzatura e da abitudini di vita sempre più sedentarie.

La possibilità di modificare questa situazione è nelle nostre mani: il diabete, infatti, pur essendo una patologia fortemente invalidante, ha anche numerose via di uscita, costituite da un’alimentazione corretta che tenga sotto controllo l’utilizzo degli zuccheri (in qualità e quantità) e dalla pratica del movimento fisico, in termini accessibili veramente a tutti.

ALIMENTAZIONE E GESTIONE DEGLI ZUCCHERI L’IMPORTANZA DELLA COLAZIONE E DEL TIMING DEI PASTI
Per quanto riguarda la gestione degli zuccheri, in termini di alimentazione corretta, non si tratta solo di scegliere alcuni tipi di cibo rispetto ad altri ma la distribuzioni dei pasti nell’arco della giornata gioca un ruolo fondamentale nel controllo degli stessi: abbiamo una ulteriore conferma dell’importanza della colazione, che arriva da uno studio effettuato su diabetici di tipo 2 (cioè il diabete alimentare, quello più diffuso oggi e purtroppo in vertiginosa crescita nei paesi industrializzati).

Da una ricerca effettuata nella Diabetes Unit dell’Università di Tel Aviv, e pubblicata su Diabetologia nel Maggio 2015, una prima colazione ricca è in grado di ridurre la glicemia della giornata del 20% rispetto a chi invece mangi abbondantemente alla sera (Jabucowicz D et al, Diabetologia. 2015 May;58(5):912-9. doi: 10.1007/s00125-015-3524-9. Epub 2015 Mar 1).

A parità di calorie introdotte nella giornata, chi usa più calorie durante la prima colazione, facendola diventare il pasto principale della giornata, e riducendo la quantità di calorie assunte per cena, avrà una riduzione del 20% della glicemia durante tutta la giornata, e in modo specifico una riduzione del 20-23% della glicemia successiva al pranzo, che nell’esperimento era previsto con le stesse calorie per entrambi i gruppi studiati.

Significa che la prima colazione rappresenta un segnale durevole. Dare all’organismo un doppio segnale di questo tipo (prima colazione ricca e cena ridotta o povera) consente di determinare nell’organismo una risposta che va al di là della singola analisi studiata. Questo lavoro è importante perché conferma che la prima colazione ricca e la cena povera sono uno strumento fondamentale non solo per il trattamento dell’obesità, ma anche per la regolazione della iperglicemia e del diabete.

COSTRUIRE OGNI PASTO BILANCIANDO VEGETALI, CARBOIDRATI E PROTEINE
Dopo anni di critiche piramidi alimentari, negli ultimi anni si è capito finalmente che ogni pasto (compresa la prima colazione) deve essere bilanciato correttamente tra proteine, carboidrati integrali e frutta e verdura.

La Harvard Medical School ha negli anni scorsi proposto uno schema, rappresentato nella immagine che correda questo articolo, in cui finalmente viene dato il corretto valore alle proteine (1 g per chilo di peso) e alla integralità dei cereali e dei carboidrati.
Il secondo cardine per il controllo delle sindromi metaboliche è costituito dall'ATTIVITA’ FISICA. L’allenamento, infatti, è molto importante in quanto favorisce l’adattamento progressivo allo sforzo da parte del sistema circolatorio, del metabolismo e dell’apparato muscolare.

Negli individui soggetti a diabete di tipo 2, la resistenza all’insulina riduce l’assorbimento del glucosio insulino-mediato del 35-40% rispetto ad individui non soggetti. L’assorbimento del glucosio insulino-mediato si verifica principalmente nei muscoli scheletrici ed è direttamente correlato alla quantità di massa muscolare ed inversamente correlato con la massa grassa.

Gli studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico aumenta l’insulino-sensibilità periferica in individui con diabete di tipo 2, e che questa maggiore sensibilità persiste dalle 24 alle 72 ore post-esercizio. L’effetto dell’esercizio fisico acuto sul meccanismo dell’insulino-sensibilità è perso in pochi giorni, per cui affinché tale effetto persista l’esercizio dev’essere svolto in maniera costante.

Altro consiglio pratico e semplice per aumentare l’attività cardiovascolare è quello adottare soltanto dei piccoli accorgimenti nel quotidiano: cominciamo, ad esempio, a camminare di più ed a non utilizzare l’ascensore fino al terzo piano, per poi aumentare di un piano (sempre a piedi) ogni settimana successiva, fino a compiere l’intera salita senza l’ascensore; con un po’ di allenamento non ansimeremo più e ci sentiremo meglio.

Autorevoli ricerche confermano che alcuni integratori alimentari possono rappresentare un supporto valido e sicuro per contrastare sintomi che evidenziano la presenza della cosiddetta sindrome metabolica. Può risultare utile ricorrere a specifici integratori per sindrome metabolica, i cui ingredienti naturali possono svolgere un’azione di moderazione sulle singole patologie e grazie ad una azione sinergica, di conseguenza, possono contribuire ad attenuare gli effetti della sindrome metabolica stessa e i disturbi ad essa collegati.

La rivista Nutrients ha pubblicato di recente un numero speciale dal titolo “Dietary supplements in cardiovascular and metabolic diseases”. L’editoriale di apertura e commento è stato affidato a Bruno Trimarco e Gaetano Santulli, del dipartimento di Scienze biomediche avanzate, Aou Federico II di Napoli.

“Recenti ricerche hanno suscitato un crescente interesse per gli effetti degli integratori alimentari sui disturbi cardiovascolari e metabolici”, si legge nell’editoriale. “Lo scopo di questo numero speciale era quello di raccogliere contributi con solide basi scientifiche, per offrire una valutazione aggiornata sul ruolo degli integratori alimentari nelle malattie cardiovascolari e metaboliche, prendendo in esame studi sperimentali e clinici”.

Nello specifico, gli integratori con berberina, lievito di riso rosso, bergamotto olivo ed altri possono contribuire a regolare la funzionalità cardiovascolare, a favorire il metabolismo dei carboidrati, a svolgere un’attività antiossidante e promuovere una corretta funzione digestiva. Integratori a base di coleus possono facilitare il processo di dimagrimento in caso di obesità, mentre l’assunzione di integratori alimentari a base di Piperina, può esse utile per favorire l’azione antiossidante dell’organismo.

BERBERINA - https://www.erboristeriarcobaleno.it/prodotto/berberina-60-cps/
La Berberina, è un composto isolato da un’erba cinese, in grado di abbassare il colesterolo. La berberina si ricava da un arbusto spinoso (Berberis aristata); è un alcaloide contenuto nella radice anche di altre piante. A oggi è indicata per il mantenimento dell’omeostasi dell’apparato gastrointestinale. Recenti studi internazionali indicano la Berberina come una possibile alternativa alle statine per il mantenimento dell’equilibrio lipidico nel sangue. I dati raccolti dimostrano che la sostanza contribuisce a ridurre i livelli di colesterolo con un meccanismo diverso da quello osservato con le statine. Gli studi hanno dimostrato che la berberina aumenta l’attività del gene per il recettore del colesterolo LDL e facilita la rimozione del colesterolo LDL dal sangue. Un meccanismo simile è stato riscontrato nei casi di iperglicemia.

RISO ROSSO - https://www.erboristeriarcobaleno.it/prodotto/lipolysar-long-action/
Il Monascus purpureus è un particolare lievito, dal caratteristico colore rosso, che per fermentazione controllata del riso si arricchisce di un gruppo di sostanze a cui è stata attribuita attività ipocolesterolemizzante.

Il lievito di riso rosso è titolato in Monacolina, una sostanza naturale che per la propria caratteristica struttura chimica e fisica risulta molto simile a quella delle molecole delle statine.

Gli studi scientifici hanno mostrato che la Monocolina è in grado di agire come inibitore dell’enzima HMG-Coa Reduttasi (Hydrox-Methyl-Glutaryl Coa reductasi) ossia la chiave della sintesi del colesterolo a livello endogeno da parte delle cellule epatiche. Il lievito di riso rosso ha un’azione molto più dolce e rispettosa dell’equilibrio naturale dell’organismo con conseguente riduzione degli effetti collaterali che si manifestano con l’assunzione delle statine di tipo chimico.

BERGAMOTTO (Citrus bergamia) - https://www.erboristeriarcobaleno.it/prodotto/bergalip-60-caps-da-360-mg/
Diversi studi concordano che il Bergamotto può essere un valido aiuto contro il colesterolo e ottimo anche per la sua prevenzione. Essendo particolarmente ricco di flavonoidi, tra cui l’esperidina e la naringenina, è stato preso in considerazione in diversi studi scientifici e da questi è emersa un’importante riduzione dei livelli di colesterolo totale e dei Trigliceridi. Tali risultati sono stati osservati in un arco di tempo di 30-50 giorni, e ciò indica come sia possibile, accoppiando l’estratto di bergamotto alle opportune correzioni sul lifestyle, ridurre i fattori di rischio cardiovascolari. Sempre in questi studi sono state evidenziate anche le sue proprietà antiossidanti sulle pareti interne delle arterie e antinfiammatorie naturali. Il concentrato di Bergamotto contiene naturalmente la vitamina C, nota per la sua azione antiossidante, stimolante del sistema immunitario, coadiuvante nella formazione del collagene e favorente il riassorbimento del ferro di origine vegetale nell’organismo.

OLIVO - https://www.erboristeriarcobaleno.it/prodotto/olivo-580/
Uno degli effetti più promettenti degli integratori da foglie d’ulivo è la capacità di contribuire alla gestione dei livelli di colesterolo. L’oleuropeina mostra un effetto ipocolesterolemizzante, aiutando a mantenere i livelli di colesterolo entro limiti fisiologici e riducendo contemporaneamente i livelli di LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”. Questo effetto può essere particolarmente significativo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, svolgendo un ruolo importante nel mantenimento di un cuore sano. L’Oleuropeina si distingue anche nella gestione della sindrome metabolica, agendo su più livelli. La sua azione ipoglicemizzante si combina sinergicamente con l’insulina, aiutando a contrastare i picchi glicemici. Gli studi clinici suggeriscono che l’oleuropeina potrebbe essere un alleato prezioso nella terapia del diabete di tipo II, riducendo l’insulino-resistenza e migliorando i livelli glicemici.

Oltre alla gestione della sindrome metabolica, mostra un promettente potenziale nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità. Gli studi su modelli animali indicano che questo composto può influenzare positivamente il peso corporeo, coinvolgendo diversi meccanismi, tra cui la riduzione dell’insulino-resistenza e l’influenza sull’espressione genica legata all’adipogenesi e alla termogenesi.

MELA ANNURCA - https://www.erboristeriarcobaleno.it/prodotto/mela-annurca-complex-1000-30-capsule-da-500-mg/
Studi recenti hanno indentificato le catechine del tè verde come i composti polifenolici più efficaci nell’inibire la solubilità del colesterolo micellare nell’intestino tenue, grazie alla capacità dell’epigallocatechina gallato (EGCG) di ridurre la solubilità della fosfatidilcolina e del colesterolo all’interno della soluzione micellare. Questo fenomeno, aumentando l’escrezione fecale di colesterolo, si traduce in un effetto ipocolesterolemizzante dell’EGCG. Effetti simili sul colesterolo si sono osservati in studi in vitro con una particolare formulazione a base di un estratto di polifenoli di mela Annurca.

La Melannurca Campana o mela Annurca è una cultivar pregiata di mela tipica della regione Campania. Nel 2006 è stata ufficialmente riconosciuta come prodotto IGP (indicazione geografica protetta) ed iscritta nel corrispondente registro. Le procianidine oligomeriche della mela Annurca, specialmente la procianidina dimerica B2, potrebbero agire sul colesterolo con un meccanismo simile alle catechine del tè verde.

Un gruppo di ricerca italiano ha condotto un trial clinico in doppio cieco con il controllo del placebo per valutare l’efficacia di un estratto acquoso di Annurca (AMD), microincapsulato in maltodestrine, sull’estrazione fecale di colesterolo e, nel contempo, attraverso studi in vitro, si è cercato di confermare il meccanismo d’azione sopra ipotizzato.

Allo studio clinico hanno partecipato 50 soggetti di età compresa tra i 18 e gli 83 anni con elevati livelli sierici di colesterolo, LDL e trigliceridi. La sperimentazione è durata 10 giorni ed è stata preceduta da una settimana di washout (interruzione del trattamento) con successivo interscambio dei due gruppi. Durante lo studio, ai partecipanti, la cui dieta è stata predisposta da un nutrizionista, è stato chiesto di assumere, mezzora dopo i due pasti principali, un uovo bollito (apporta circa 185 mg di colesterolo) ed una capsula contenente o 500 mg di AMD (gruppo sperimentale) o di un placebo.

Al termine del periodo sperimentale, nei soggetti trattati con AMD si è osservato, rispetto al gruppo placebo, un incremento significativo (+35% circa) del colesterolo escreto con le feci (102.1 ± 23.9 mg di colesterolo totale vs 74.1 ± 22.6 mg, quantità calcolata su 3 giorni).

I risultati di questo studio dimostrano quindi che l’estratto acquoso di Annurca, microincapsulato in maltodestrine, potrebbe essere un rimedio efficace per abbassare l’assorbimento di colesterolo in individui sani, chiarendo nel contempo i meccanismi d’azione che porterebbero a tali effetti.

OMEGA 3 - https://www.erboristeriarcobaleno.it/prodotto/omega-3-super-krill/
I trigliceridi e il colesterolo in eccesso nel sangue possono essere controllati dagli acidi grassi Omega-3, in particolare dai cosiddetti “Omega-3 a catena lunga”. Questo fatto è stato ampiamente documentato da molti studi, tanto che l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) autorizza ad affermare che questi grassi contribuiscono al mantenimento dei livelli dei trigliceridi ematici nella norma. Con Omega-3 a catena lunga intendiamo alcuni Omega-3 in particolare: l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaesaenoico (DHA). Le loro fonti quasi esclusive sono l'olio e il grasso di pesce; inoltre, possono essere assunti con l'olio di krill (un piccolo crostaceo che vive nelle fredde acque dei mari del Nord) e con l'olio di microalghe (una fonte di origine vegetale potenzialmente adatta anche all'alimentazione vegana).

Sono proprio queste molecole che possono avere importanti effetti sulla nostra salute per via della loro documentata efficacia nell'abbassare i trigliceridi e della possibile riduzione dei livelli di colesterolo non-HDL (ossia di tutte le forme di colesterolo che non vengono classificate come “buono”). In particolare, come dimostrato sia da dati ottenuti in volontari sani sia da dati ottenuti in chi era affetto da ipertrigliceridemia (una condizione patologica caratterizzata da un eccesso dei trigliceridi nel sangue), una dieta ricca in Omega-3 EPA e DHA ha un effetto importante sul metabolismo dei grassi, in quanto provoca una diminuzione dei trigliceridi sia a digiuno sia dopo i pasti.

Secondo quanto suggerito dalla National Lipid Association (NLA), un'associazione medica statunitense nonprofit dedicata alla gestione dei lipidi ematici nella pratica medica, 1 grammo al giorno è la dose minima necessaria di Omega-3 EPA e DHA per ottenere un effetto tangibile (pari a una riduzione del 5-10%) sui trigliceridi.

Una comparazione tra vari studi clinici (quindi condotti sull'uomo) pubblicata nel 2019 su Circulation ha permesso di trarre delle conclusioni ancora più precise, giungendo alla conclusione che il consumo di 3-4 grammi al giorno di EPA + DHA da parte di soggetti con un alto livello di partenza di trigliceridi ematici può determinare una riduzione dei trigliceridi ematici del 21-35%.

Attualmente, l'EFSA indica come 2 grammi al giorno la dose di EPA+DHA da assumere per mantenere i livelli di trigliceridi nella norma.

MICOTERAPIA: PLEOROTUS e SHITAKE (https://www.erboristeriarcobaleno.it/colesterolo/)
Sia il fungo Pleurotus che il farmaco Lovastatina contengono lo stesso principio attivo, la Lovastatina, una sostanza efficace nella riduzione del Colesterolo. Ma è interessante sapere che a livello del fegato, l’organo del nostro corpo sul quale entrambi agiscono, il Pleurotus riduce le transaminasi elevate (perché migliora le funzioni), mentre il farmaco Lovastatina, a lungo andare le aumenta.

La grande differenza nell’azione che esplicano Pleurotus e Lovastatina è una sola: il primo è come se agisse in maniera organizzata e multipla, al pari, se vogliamo usare una metafora, di un attore che recita in collaborazione con altri membri della compagnia, ognuno capace di offrire il proprio repertorio (di azione). Il secondo, ossia il farmaco, prende invece di mira il protagonista, lo isola e agisce solo su quello, senza avere il contributo di qualche spalla… Il risultato è che, prima o poi, la sua azione diventa ripetitiva, deviante e spesso anche dannosa.

Il Pleurotus rafforza le funzioni del fegato, anche quando sono alterate. Il farmaco, invece, può indebolire il fegato anche quand’è sano. La Lovastatina prodotta in laboratorio, e concentrata, nel tempo tende a produrre effetti collaterali (tra cui, come abbiamo visto, l’aumento delle transaminasi).
Lo stesso dicasi anche delle altre statine, che essendo molto simili nel meccanismo d’azione, ne condividono anche pregi e difetti. È il rimedio naturale, il Pleurotus, che supera la chimica.

Numerosi studi hanno dimostrato gli effetti benefici dello SHIITAKE sul controllo dei livelli di colesterolo.Uno studio clinico su pazienti con ipercolesterolemia ha mostrato una riduzione del colesterolo LDL del 9% dopo consumo di 9 grammi di Shiitake secco al giorno per 4 settimane - https://www.researchgate.net/publication/279205090_Interactions_of_knowledge_systems_in_shiitake_mushroom_production_a_case_study_on_the_Noto_Peninsula_Japan

Gli steroli vegetali e i polisaccaridi presenti in questo fungo inibiscono l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale. Inoltre, riducono la produzione di molecole responsabili dell’infiammazione e dell’aterosclerosi.




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