Omocisteina e stile di vita
L’omocisteina è un aminoacido prodotto dal nostro organismo dalla conversione biochimica della metionina, aminoacido essenziale, che viene introdotto con l’alimentazione attraverso il consumo di carne, uova, latte e legumi. Coniugata all’acido glutammico e alla glicina forma il glutatione, uno dei più importanti antiossidanti che l’organismo è in grado di produrre, il quale agisce principalmente contro radicali liberi e metalli pesanti quali piombo, cadmio, mercurio e alluminio.
Il metabolismo dell’omocisteina viene regolato grazie all’azione di specifici enzimi e di alcune vitamine presenti nel sangue, in particolare: vitamine B6, B12 e acido folico. Se il consumo di queste vitamine e insufficiente, l’omocisteina si accumula nel sangue e può provocare danni alle pareti vasali modificandone struttura e funzionalità. Recenti studi hanno evidenziato che concentrazioni plasmatiche elevate di omocisteina sono:
• correlate ad un aumento del rischio di malattia cardio-vascolare,
• un fattore di rischio per patologie neurodegenerative quali demenza e malattia di Alzheimer,
• presenti nelle donne in gravidanza affette da preeclampsia, difetto della crescita fetale, distacco prematuro di placenta e aborti spontanei e ripetuti,
• spia di fragilità ossee; elevati livelli di omocisteina plasmatica sono un fattore di rischio importante ed indipendente per fratture osteoporotiche sia negli uomini che nelle donne di eta avanzata.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considera fino a 13 micromoli per litro (μmol/L) un valore ematico normale, pertanto si parla di omocisteina alta quando si misurano nel sangue concentrazioni superiori a 13 μmol/L negli uomini adulti, superiori a 10,1 μmol/L per le donne e superiori a 11,3 μmol/L nei ragazzi di eta inferiore ai 14 anni.
L’omocisteina, a valori elevati, è considerata un importante fattore di rischio in patologie cardiovascolari associate a ictus e infarto dovuti ad aterosclerosi; sembrerebbe infatti convertire velocemente il colesterolo “buono” (HDL) in quello “cattivo” (LDL), con conseguente danneggiamento e ispessimento del rivestimento interno delle arterie.
È stato confermato il ruolo chiave dell’omocisteina quale fattore predittivo nello sviluppo di demenza senile e in alcune patologie cerebrali associate all’Alzheimer. Anche l’osteoporosi è stata fortemente associata a elevati livelli di omocisteina: le donne in post-menopausa possono avere livelli più bassi di estrogeni e questo sembra determinare un aumento dell’aminoacido nel sangue. Un aumento dell’omocisteina sembra essere connesso anche con il diabete: è stato osservato che pazienti diabetici con iperomocisteinemia presentano rischio di mortalità aumentato dell’80% rispetto ai non-diabetici con omocisteina alta.
I FATTORI CHE DETERMINANO IPEROMOCISTEINEMIA SONO:
• fattori genetici,
• fattori alimentari,
• stile di vita,
• patologie renali,
• altre condizioni patologiche.
E importante mantenere i livelli plasmatici di omocisteina nella norma perché l’iperomocisteinemia sembra:
• favorire l’aterosclerosi,
• aggravare lo stress ossidativo,
• ridurre la vasodilatazione,
• aumentare l’attivazione, l’adesione e l’aggregazione piastrinica favorendo il rischio di trombosi.
É stata osservata una stretta correlazione tra la carenza di alcune vitamine quali acido folico, vitamina B6 e B12 e i livelli plasmatici di omocisteina; pertanto si deve porre particolare attenzione all’assunzione quotidiana di tali micronutrienti con una dieta varia ed equilibrata.
MODIFICHE DELLO STILE DI VITA E DELLE ABITUDINI ALIMENTARI
L’iperomocisteinemia risulta essere causata da un insieme di più fattori: alcuni di questi non sono modificabili come la predisposizione genetica, il sesso e l’età; altri sono difficilmente modificabili come gli stati patologici e le terapie farmacologiche. Quelli legati a determinati stili di vita sono invece modificabili. Una vita attiva, la riduzione del consumo di caffè e di bevande alcoliche, una dieta varia, l’astensione dal fumo nonché una supplementazione vitaminica mirata (vit. B6, B12 e folati), possono ridurre i livelli di omocisteina anche in presenza di altre cause.
Quando necessario, le modifiche dello stile di vita dovrebbero essere prese in seria considerazione in tutti i pazienti:
• sia nei soggetti con iperomocisteinemia borderline (10-12 μmol/L),
• che in quelli che richiedono un trattamento dietetico con o senza supplementazione vitaminica.
La finalità e quella di ridurre i valori plasmatici di omocisteina e gli altri fattori di rischio correlati alle patologie cardio-metaboliche come l’alimentazione scorretta.
Pertanto per modifiche dello stile di vita e del comportamento alimentare si intende:
• incremento dell’apporto di frutta e verdura,
• abolizione del fumo,
• incremento dell’attività fisica,
• riduzione del consumo di alcol e caffè.
STRATEGIE TERAPEUTICHE
CESSAZIONE DELL’ABITUDINE AL FUMO
E’ noto che il fumo aumenta la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca e che questi effetti perdurano ben oltre i 15 minuti necessari per fumare una sigaretta. Recenti studi suggeriscono che l’infiammazione e l’iperomocisteinemia possono essere importanti meccanismi attraverso i quali il fumo di sigaretta promuove la malattia aterosclerotica; va ricordato inoltre che la nicotina, interferendo con il metabolismo dei folati, ne limita l’assorbimento. Gli studi indicano che alcuni micronutrienti presenti nella frutta e nella verdura possono avere un’azione protettiva. E quindi opportuno adeguarsi ad un consumo di 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura come suggerito nelle linee guida per una sana alimentazione dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione).
BEVANDE ALCOLICHE
L’abuso cronico di alcol e in grado di provocare una serie di danni:
• al sistema nervoso centrale e periferico,
• all’apparato digerente,
• all’apparato cardiovascolare,
• neoplasie,
• gravi squilibri nutritivi che possono evolvere verso una condizione di malnutrizione.
Numerosi studi hanno descritto l’esistenza di una relazione diretta tra l’incremento plasmatico di omocisteina e il consumo di alcol. In pazienti con omocisteina moderata, intermedia e severa, si sconsiglia il consumo di alcol.
ESERCIZIO FISICO
La sedentarietà, intesa come assenza di attività fisica, e un predittore piuttosto importante dello sviluppo di patologie cardiovascolari. Alcuni studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico aerobico ha effetti positivi su persone con iperomocisteinemia, per cui si consiglia a tutti i soggetti con iperomocisteinemia di fare movimento (passeggiate a piedi, in bicicletta, corsa, etc.), possibilmente 30 minuti tutti i giorni oppure 45 minuti 3 volte a settimana.
CAFFÈ
E importante evitare o limitare il consumo di caffè; si consigliano al massimo 2-3 caffè al giorno in quanto alcuni studi dimostrano che elevate concentrazioni di caffeina interferiscono con l’assorbimento delle vitamine del gruppo B. E’ documentato un diretto rapporto tra consumo di caffè ed aumento dell’omocisteina nel sangue.
VARIARE SPESSO LE SCELTE A TAVOLA
E bene ricordare che non esiste un solo alimento “completo” o “perfetto” che contenga tutti i nutrienti nella giusta quantità e che sia quindi in grado di soddisfare da solo i nostri fabbisogni nutrizionali. Di conseguenza, il modo più semplice e sicuro per garantire in misura adeguata l’apporto di tutti i nutrienti indispensabili, e quello di variare il più possibile le scelte seguendo una dieta equilibrata.
Comportarsi in questo modo significa non solo evitare possibili squilibri nutrizionali e conseguenti squilibri metabolici, ma anche soddisfare maggiormente il gusto e combattere la monotonia dei sapori.
Variare le scelte alimentari assicura un maggior benessere, favorendo un completo apporto di vitamine e di minerali che svolgono in vari modi una funzione regolatrice e protettiva per l’organismo. Per realizzare una dieta completa e bilanciata sarà sufficiente fare in modo che ogni gruppo di alimenti sia rappresentato secondo le porzioni indicate, variando il più possibile le scelte.
PIÙ VITAMINE DEL GRUPPO B
E stato comprovato che l’introduzione di vitamine del gruppo B e in particolar modo di B6, B12 e acido folico, diminuisce in modo significativo il valore plasmatico di omocisteina riportandolo ai valori di riferimento consigliati.
Le vitamine del gruppo B sono molecole che il nostro organismo non riesce a sintetizzare da solo e che quindi devono essere introdotte con la dieta. Le troviamo nel pesce, nella carne, in frutta e verdura, nelle uova e nei latticini. Queste vitamine sono idrosolubili e vengono eliminate con l’urina. Il nostro organismo deve perciò assumerne una certa quantità espressa in milligrammi (mg) o microgrammi (μg) al giorno. Con la cottura le vitamine si denaturano. Ecco perché si consiglia di consumare - quanto più è possibile - cibi crudi oppure cotti a basse temperature e/o per breve tempo preferendo, per esempio, la cottura al vapore.
QUALI ALIMENTI SCEGLIERE
• I cibi a lunga conservazione o mal conservati perdono nutrienti fra cui anche le vitamine del gruppo B, quindi bisognerebbe consumare preferibilmente frutta e verdura crude, fresche e di stagione.
• Cercare di non scegliere solo alimenti raffi nati perché i processi cui sono sottoposti li privano di alcuni nutrienti.
• Affinché l’assunzione di vitamine del gruppo B sia più efficiente, è buona regola che gli alimenti ricchi di queste vitamine siano presenti in tutti i pasti della giornata, vale a dire nei tre pasti principali e nei due spuntini secondo quanto consigliato per una corretta alimentazione. Evitare invece l’uso eccessivo di alcol, caffè, te e sigarette che riduce di molto l’assorbimento di tali vitamine.
LA CARENZA DI VITAMINE DEL GRUPPO B
SINTOMI CHE CI AVVISANO DELLA CARENZA DI VITAMINE DEL GRUPPO B
Potremmo accusare irritabilità, stanchezza, difficoltà di concentrazione e calo di memoria, e ancora: alterazione dell’umore, crampi agli arti inferiori, inappetenza, modificazione della funzionalità intestinale. Particolare attenzione va prestata agli annessi cutanei come unghie e capelli: se appaiono per lungo tempo fragili e come disidratati, si può sospettare una carenza vitaminica.
ALIMENTI RICCHI DI VITAMINE DEL GRUPPO B
In presenza di carenza di vitamine del gruppo B o di iperomocisteinemia plasmatica, sarà particolarmente importante consumare alimenti ricchi di tali vitamine. E bene quindi conoscere quali siano le fonti alimentari di folati, vitamine B6 e B12.
DIFFERENZE TRA VITAMINE NATURALI E DI SINTESI
Se dal punto di vista strutturale non vi e alcuna differenza tra le vitamine di origine naturale e quelle di sintesi, diversa e la loro biodisponibilità, vale a dire la quantità del nutriente che raggiunge la circolazione sistemica; essa dipende da molteplici variabili quali l’interazione con gli altri nutrienti e le sostanze naturalmente presenti negli alimenti. Quindi le vitamine di sintesi, non godendo di queste sinergie, hanno un’efficacia maggiore come integrazione ma non si sostituiscono a quelle introdotte attraverso gli alimenti.
Ad esempio, mentre i folati sono la forma della vitamina B9 naturalmente presente negli alimenti non arricchiti, l’acido folico è la forma sintetica della stessa vitamina presente negli integratori o negli alimenti fortificati. Le due forme della vitamina B9 non vengono metabolizzate allo stesso modo dal nostro corpo: e importante notare che la forma sintetica (acido folico) ha una biodisponibilità superiore rispetto alla forma naturale e non è inibita da fattori quali la carenza di zinco, dall’abuso di alcol o altri fattori alimentari.
COME DISTRIBUIRE L’ASSUNZIONE DELLE VITAMINE DURANTE LA GIORNATA
• I cereali e derivati (pane, pasta, riso etc.) vanno consumati tutti i giorni nelle porzioni indicate. I prodotti da forno possono essere consumati a colazione o fuori pasto.
• Per i secondi piatti si consigliano nell’arco della settimana le seguenti frequenze di consumo: 3-4 porzioni di pesce, 2-3 porzioni di carne, 2 porzioni di formaggio, 1-2 porzioni di uova, 1-2 porzioni di salumi. Almeno 1-2 volte la settimana il secondo piatto va sostituito con un piatto unico a base di pasta o riso con legumi nelle porzioni indicate per ognuno dei due alimenti.
• Il latte e/o lo yogurt vanno consumati tutti i giorni (2 porzioni/die). Una tazza di latte equivale a circa un bicchiere e mezzo (150-200 ml).
• Tra le porzioni di verdure e ortaggi (2-3 porzioni/die) può essere compresa anche una eventuale porzione di minestrone o passato di verdure, nonché una porzione utilizzata quale condimento per pasta e riso (zucchine, melanzane, funghi, pomodori freschi, carciofi , asparagi, etc.).
• Le porzioni di frutta raccomandate (2-3 porzioni/die), da preferire ai succhi di frutta, si possono consumare anche fuori pasto come spuntini.
• Per i condimenti preferire l’olio di oliva, meglio se extravergine, da aggiungere a crudo sulle pietanze.
QUANDO È NECESSARIA UN’INTEGRAZIONE?
Ci sono particolari situazioni in cui il nostro fabbisogno vitaminico non viene soddisfatto dalla dieta, quindi bisogna provvedere ad una supplementazione. Questo si può verificare in condizioni fisiopatologiche particolari in cui per esempio aumentano i fabbisogni come: in gravidanza, in menopausa, in periodi di stress mentale e fisico, in caso di ipotensione (pressione arteriosa bassa) o in caso di iperomocisteinemia.
Possiamo ricorrere agli integratori multivitaminici (in genere contengono anche altre importanti vitamine, come la A, la C, la D e minerali quali Zinco e Ferro), oppure a integrazioni mirate.
Nel caso di iperomocisteinemia e utile seguire una dieta equilibrata, arricchita in vitamine del gruppo B, quali B6, B12 e acido folico e, se non bastasse, integrare con una supplementazione vitaminica mirata: vitamina B6: 3 mg, B12: 5 μg e acido folico: 400 μg.
ALIMENTI FORTIFICATI
Esistono in commercio alimenti in cui sono stati aggiunti acido folico, vitamina B6 e vitamina B12 che possono aiutare l’incremento giornaliero di questi micronutrienti. E importante ricordare che tale fortificazione per normativa (Reg. CE 1925/2006) deve essere riportata sull’etichetta nutrizionale.
In Italia sono presenti sul mercato solo alcuni alimenti fortificati come cereali da colazione (fiocchi di mais, barrette), succhi di frutta, un latte speciale UHT e alcuni tipi di yogurt. E’ importante controllare sull’etichetta il contenuto di acido folico o folacina o vitamina B9, di vitamina B6 o piridossina e di B12 o cianocobalamina. Se sulla confezione non sono riportati vuol dire che il prodotto non ne contiene naturalmente o non e fortificato.
Fonte: Dipartimento di Sanità Pubblica Medicina sperimentale e forense sezione di Scienza dell’alimentazione corso di laurea in Dietistica direttore: chiar.ma prof.ssa Carla Roggi: nutrizione e stile di vita nell’iperomocisteinemia a cura di: S. ARGENTI, R. BAZZANO, H. CENA
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