Licenziato perché ammalato di cancro.
Un operaio trentenne dopo aver sconfitto il cancro, si trova a dover fare i conti con il datore di lavoro che non riesce a far di meglio se non licenziarlo. Siamo di fronte ad una delle notizie che andrebbero urlate nelle piazze, perché di uno scandalo si tratta.
In questa era di tecnologia avanzata, delle mille risorse di internet, si possono leggere più giornali ogni giorno. Le notizie che vengono riportate sui vari tablet hanno la stessa valenza, sono tutte su uno stesso piano. Hanno un ordine di ‘importanza’ ma poi sono riprese per lo più con il medesimo tono. Quindi si spazia, si fa zapping tra le varie informazioni, più o meno interessanti. Ce n’è per tutti i gusti. Politica a iosa, spauracchio di tutti gli italiani, che poco capiscono di termini inglesi ormai abusati ma che si riversano costantemente nelle loro tasche sempre più vuote a dispetto della lingua. Interessano moltissimo anche i gossip, forse perché piace anche sognare. Io mi sono soffermata su una notizia che dire scandalosa è affermare una banalità. L’antefatto parla di un giovane operaio che si era ammalato di cancro e dopo essere stato operato e curato è riuscito a sconfiggere questa tremenda malattia. E fino a qui la notizia sarebbe apparsa una lieta novella se il suo datore di lavoro, in seguito alla malattia, non lo avesse licenziato. Se la legge recita che si può licenziare per giusta causa, mi chiedo se avere un cancro sia dare la possibilità ad un datore di lavoro di impacchettare un operaio e lasciarlo a casa. E’ uno scandalo che andrebbe urlato nelle piazze. Sarò una sognatrice ma mi piacerebbe sapere che chi s’ammala sia tutelato da chiunque, come diventasse un bene comune garantirgli la possibilità di curarsi e di poter guarire senza la tensione del conteggio dei giorni di assenza dal lavoro. Potesse avere le cure migliori, senza dover pensare che non ha la possibilità di permettersele. Il paradosso di questa notizia è che il datore di lavoro ha motivato la sua scelta indicando che non aveva un luogo logisticamente adatto per l’operaio. Altra vergogna, se non ce l’hai, lo cerchi, lo inventi, o in virtù di quello che ‘l’uomo’ operaio ti ha dato in termini di lavoro manuale, gli assicuri che lo sosterrai fino a che non troverà di meglio per la sua salute. Ho sentito dire che il potere logora chi non ce l’ha, ma credo che in questo caso, logori anche chi lo possiede. L’operaio ha affermato, in un’intervista, di aver preso la decisione più giusta, stare lontano da un lavoro che lo portava a contatto con sostanze chimiche. Che dire, il buonsenso è da ammirare. Mi trova perfettamente d’accordo.
Non vorrei mai dover convivere con la coscienza del datore di lavoro.
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