La tecnologia cambia la pratica della derattizzazione
Dalle trappole ai microchip in 3D, così si combatte la presenza dei topi e ratti
Le specie più comuni di roditori, che sono mammiferi, sono i topi campagnoli, terrore per i contadini e per gli ortisti delle nostre città, i topi comuni , che colonizzano le case, i topi selvatici, che si stanziano nei capannoni, i ratti, che trovano il loro habitat naturale sui tetti o nei solai e il ratto marrone, quello che ha trovato nelle fogne e nelle condutture idriche il suo perfetto ambiente.
La disinfestazione murina, ovvero dei topi, avviene attraverso interventi di derattizzazione: una pratica antichissima, che oggi, grazie alle evoluzioni della chimica, avviene con esce speciali o con l’utilizzo di sostanze gassose, qualora ci sia una forte presenza di onnivori.
I migliori professionisti di derattizzazione, oggi, grazie alla tecnologia, utilizzano esce controllate a distanza con rilevazioni 3D in tempo reale dell’ambiente in cui esse vengono posizionate. Dall’utilizzo delle trappole o di animali, come il cane, il furetto dell’età vittoriana o il gatto, negli ultimi anni si è passati al microchip nell’esca, con il monitoraggio in tempo reale della presenza o meno degli onnivori.
La derattizzazione può avvenire sia dopo che si è verificata la presenza di topi e/o parassiti, ma, può essere accompagnata da tutta un’attività di prevenzione del rischio, in quanto molte aziende, soprattutto di alimentari o le navi da crociera devono necessariamente, per legge adeguarsi e mettere in atto tutti i protocolli di prevenzione, che le leggi nazionali hanno predisposto con i piani di autocontrollo.
Link alla fonte: http://www.mi-lorenteggio.com/news/56803
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