L’acqua dispone di una memoria
«Secondo una teoria scientifica abbastanza discussa, l’acqua ha la capacità camaleontica di conservare il ricordo delle cose con cui entra in contatto».
Acqua e vita sono sempre stati collegate fin dall’antichità. Ogni rito di purificazione prevedeva lavaggi e abluzioni con acqua, a volte per giorni, come avveniva per i fedeli greci che si recavano all’isola sacra di Delos, non prima di sostare nell’isola vicina di Tinos dove praticavano purificazioni nelle vasche del santuario di Poseidone, indispensabili per arrivare al luogo sacro. In tempi più recenti si ricorda che il Metodo Kneipp, sviluppato in Germania nel XIX secolo prevedeva numerose terapie a base di acqua, sia per uso esterno che interno. Con l’arrivo della moderna farmacologia l’uso terapeutico dell’acque è stato riservato all’area benessere delle numerose spa moderne diffuse in tutta Europa.
Ma l’acqua è in grado di accumulare delle informazioni ed è anche capace di riprodurle e di trasmetterle?
Fu Jacques Benveniste a parlare per primo di memoria dell’acqua: il medico francese cercò di dimostrare che diluizioni omeopatiche di un antisiero in acqua avevano lo stesso effetto dell’antisiero in condizioni normali. E questo perché l’acqua sarebbe in grado di memorizzare tracce delle sostanze con cui viene in contatto. Nei suoi studi, Jacques Benveniste, asseriva che l’acqua avesse tra le sue proprietà anche quella di mantenere una traccia, “un ricordo” delle sostanze con cui è venuta in contatto, da lì “memoria dell’acqua”.
Nel 1988, l’immunologo pubblicò su “Nature“, una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche esistenti, forse in assoluto quella considerata di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifica internazionale, i suoi esperimenti nei quali dimostrava come l’acqua fosse capace di riportare le informazioni delle sostanze che in essa venivano disciolte o diluite. Le conclusioni emerse oltre al dare credito scientifico alla medicina omeopatica, mettevano in forte discussione quelle conoscenze di medicina ma anche chimiche e fisiche, che erano sempre state date per assodate, obbligando di fatto un riesame ed una rettifica di molti concetti.
Il prof. J.L. Montagnier, premio Nobel per le sue ricerche sul virus HIV, per diversi anni si è occupato di ricerca sulla memoria dell’acqua, senza che l’opinione pubblica ne venisse a conoscenza. Lo scienziato racconta in un’intervista diffusa su You Tube che in Francia non gli permisero di parlare delle sue ricerche sulla memoria dell’acqua solo per pregiudizi accademici, che lui definisce il nuovo oscurantismo scientifico.
Negli ultimi anni ha fatto degli esperimenti eseguendo in laboratorio un’operazione chiamata PCR (Polymerase Chain Reaction), una tecnica di biologia molecolare che consente la moltiplicazione (amplificazione) di frammenti di acidi nucleici dei quali si conoscono le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali. Montagnier ha diluito una soluzione di DNA dei portatori di morbo di Lyme per migliaia di volte, fino ad arrivare a un’acqua che non conteneva più alcuna molecola di materia di DNA. Ebbene quest’acqua “informata”, ma priva di contenuto materiale è stata in grado di creare reazioni di PCR, ovvero processi biochimici, dimostrando che l’acqua può “memorizzare” informazioni genetiche senza la presenza materiale di DNA.
Emilio Del Giudice, altro convinto sostenitore della memoria dell’acqua, spiegò l’esperimento affermando che “quando la quantità d’acqua nella provetta eccede una certa soglia, nella bobina vengono registrati dei segnali elettromagnetici. Se questi segnali vengono inviati a un’altra provetta di acqua pura, e dentro la provetta si fanno cadere le molecole che sono le materie prime di cui è fatto il Dna, nel giro di 16-18 ore appare il Dna primitivo, esattamente lo stesso.” Cosa possibile solo in presenza di “rumore” elettromagnetico.
Che significa?
Che il Dna sarebbe in grado di lasciare la sua impronta elettromagnetica nell’acqua, impronta che viene conservata e trasmessa. Il segnale emesso dal Dna può essere infatti registrato e inviato a centinaia di km di distanza. E il segnale stesso sarebbe in grado di creare nuovo Dna. A dimostrazione che le onde elettromagnetiche potrebbero avere un ruolo molto importante nella trasmissione dell’informazione genetica. Una scoperta potenzialmente rivoluzionaria da molteplici punti di vista.
Sta facendo sempre più scalpore il lavoro del Dr. Masaru Emoto grazie al suo libro “Messages from water” ma forse non tutti sanno che questi studi sono cominciati quasi vent’anni fa grazie ad un biochimico con “problemi familiari” che ha scoperto un’interessante relazione tra le frequenze e l’acqua contenuta nel nostro DNA. Il ricercatore giapponese dedicò gran parte della sua vita allo studio dell’acqua e della sua capacità di registrare segnali dall’ambiente circostante, segnali in grado di modificarne la struttura. Uno dei suoi esperimenti più famosi fu quello dei cristalli. Emoto decise di fotografare quelli prodotti dal congelamento di acqua sottoposta a diversi tipi di vibrazioni. Scoprì così che i cristalli informati con energie positive avevano forme armoniose ed equilibrate, mentre quelli informati con energie negative risultavano del tutto disarmonici. La vibrazione energetica, sotto forma di suoni o di parole, sarebbe quindi in grado di informare l’acqua, modificandone la struttura. Da qui la sua teoria della memoria dell’acqua.
Il libro “Messages from Water” (che tradotto risulta: “messaggi dall’acqua”) ci mostra quali messaggi interessanti serbi per noi, e per la nostra coscienza, un elemento così familiare come l’acqua.
Masaru Emoto, prendendo una prospettiva inusitata del lavoro di ricerca effettuato dal biochimico nutrizionalista Lee H. Lorenzen jr. ha scoperto delle interessanti interazioni con l’acqua attraverso un sistema piuttosto semplice. In realtà si tratta di prendere dell’acqua distillata e sottoporla ad alcuni esperimenti “bizzarri” quali: farle ascoltare musica; scriverci sopra delle frasi; avvicinarla a degli oli essenziali; ecc… Fatto questo si cristallizza l’acqua, così trattata, se ne fotografa il risultato al microscopio e si ottengono le immagini riportate sulla pubblicazione edita da Hado Kyoikusha Co. Ltd., Tokio.
L’interessante è notare come a seconda delle frasi o delle musiche alle quali viene sottoposta l’acqua essa reagisce. Ad esempio una frase tipo: ”mi fai schifo ti ucciderò” l’acqua sembra non cristallizzarsi affatto mentre alle parole “amore/apprezzamento” crea delle geometrie armoniche… alla musica Heavy Metal, rappresentata visivamente come un ristagno dei più bassi risentimenti, risponde alla sinfonia n° 40 di Mozart con le più alte assonanze geometriche.
Un’altro aspetto interessante è che le basi su cui si fonda questo esperimento sono da ricercarsi sul lavoro del succitato Lee H. Lorenzen jr. Le ricerche di Masaru Emoto, come da sua stessa ammissione, portano a una riflessione di estrema importanza: se l'essere umano è formato per il 70% dall'acqua, significa che quanto egli pensa, dice modifica l'acqua del suo corpo, producendo in essa cristalli che corrispondono ai suoi sentimenti. I cristalli dell'acqua dimostrano che ciò che si pensa e ciò che si dice, lascia una traccia, sia nel bene che nel male. Questa è una cosa che gli antichi conoscevano bene e che si riassume in poche parole, note in tutto il mondo: "Mens sana in corpore sano".
L’ACQUA: UN ELEMENTO CHE RICORDA TUTTO NEL BENE E NEL MALE
Ciò che viene definito come “memoria dell’acqua” è un fenomeno per il quale determinate proprietà dell’acqua vengono modificate o perse a seguito dei più disparati eventi. In tal senso potremmo paragonare l’acqua ad un nastro magnetico in grado di assorbire vibrazioni fisiche e di riprodurle a piacere senza modificare, indebolire o perdere per questo l’informazione memorizzata originariamente.
Più problematiche sono le vibrazioni prodotte artificialmente che vengono anche “registrate” dall’acqua.
A causa di diverse fonti di emissione (fra gli altri antenne della telefonia mobile, impianti radio, radiazioni satellitari, cavi per l’alta tensione ecc.) la struttura interna dell’acqua può risultare disturbata da radiazioni tecniche. Il modo e l’esatto processo di memorizzazione nell’acqua sono noti alla scienza tutt’ al più in accenni e soltanto teoricamente. Molto maggiori sono i dati empirici nella prova sistematica della comprensione degli effetti.
Così oggi si sa che la complessa struttura interna dell’acqua è responsabile in misura decisiva per le sue proprietà. Queste caratteristiche diverse determinano ad esempio il tempo di conservazione dell’acqua, le condizioni per lo sviluppo di microrganismi nell’acqua e infine anche la salubrità tutti gli esseri viventi con i quali l’acqua scambia informazioni. Queste importanti proprietà che sarebbero presenti naturalmente in ogni acqua, vanno perse oggi in larga misura per via di influssi esterni quali la pressione delle tubazioni, l’incanalamento rettilineo, il contatto con strutture metalliche ed il conseguente sviluppo elettromagnetico, l’immissione di sostanze chimiche e metalli pesanti.
LE BASI FISICO-CHIMICHE DELLA MEMORIA DELL’ACQUA
Tutti gli organismi viventi emettono un flusso di energia. Diversi studiosi si sono occupati di indagare questo lieve, ma permanente, flusso di radiazione elettromagnetica:
• Il biofisico Fritz Albert Poop osservò come queste emissioni siano in grado di controllare tutti i processi biochimici delle cellule
• Il medico italiano Sergio Stagnaro, nel 2007 dimostrò, con precisi metodi d’investigazione clinica, che in ogni sistema biologico, molecole e neurotrasmettitori veicolano radiazioni elettromagnetiche intrise di informazioni (principio di Energia-Informazione EI)
• Lo scienziato Russo Petar Gariaev, attraverso la sua genomica ondulatoria, confermò il principio per cui il genoma umano è in grado di ricevere e trasmettere radiazioni elettromagnetiche. Queste sono in grado di viaggiare da strutture trasmittenti (es. neurotrasmettitori) a strutture riceventi (es.DNA). Questa scoperta è importante perché spiega come, nei sistemi biologici, la trasmissione degli EI avvenga non solo attraverso sistema sanguigno /linfatico e nervoso, ma anche attraverso la bio – risonanza ossia la capacità del dna di fungere da antenna delle informazioni trasmesse tra strutture emittenti e riceventi, presenti nei sistemi biologici.
Queste premesse sono importanti per comprendere come l’acqua sia coinvolta nello stesso processo di ricezione e trasmissione di energia. In questo caso non si parla di EI (Energia-Informazione) ma bensì di MI (Memoria-Informazione):
• L’acqua è in grado di ricevere e memorizzare le diverse informazioni (frequenze d’onda);
• L’acqua è in grado di trasmettere tale frequenze memorizzate
Sitografia
https://en.wikipedia.org/wiki/Fritz-Albert_Popp
https://www.nature.com/
https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/autori/sergio-stagnaro
https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/memoria_acqua/che-cos-e-la-memoria-dell-acqua
https://wavegenetics.org/it/
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