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Articolo

I Malavoglia a tavola

22/05/08

Libro di Ivana Tanga dedicato alla cucina contadina narrata dal Verga

Si sa, i piatti migliori, quelli più gustosi e che non passano mai di moda, sono proprio i più semplici, fatti di materie prime umili e povere, come il pane, confezionato dalle massaie sicule in una grande corale di umana solidarietà. Questo prodotto apolitico per eccellenza, perché accomuna signori e cafoni, è anche alimento simbolico, intriso di profondi significati religiosi, come testimoniano le numerose varietà di pani cerimoniali presenti nella tradizione culinaria siciliana.
Il libro realizzato da Ivana Tanga, è una rilettura dell’opera di Giovanni Verga attraverso la cucina dei suoi protagonisti: i contadini siciliani.
Esempi ne sono il pane reso “verde” dalla muffa che consuma il povero Jeli al seguito di un gregge non suo.
La mitica zuppa di fave, il cui profumo pervade molte opere del Verga.
Le amate acciughe, cibo agognato dai Malavoglia nelle lunghe annate di carestia. Tutti questi alimenti sembrano i grani di un rosario profano che ripete sempre una triste litania alimentare. Siamo lontanissimi dalle prelibatezze barocche delle corti palermitane, dalle opulente ed estrose creazioni culinarie dei “monsù” francesi, al soldo dei Borboni.
Nei menù “verghiani” non compaiono timballi, sartù, cassate o cannoli tipici della cucina siciliana “ricca”, ma antichissime ricette del territorio estratte da veri e propri “giacimenti del gusto”.
L’autrice con questo volume offre la possibilità di rivivere emozioni, che passando dalla mente grazie alla letteratura, arrivano allo stomaco per mezzo delle ricette.



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