SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Effetti metabolici dell’associazione berberina-silimarina vs placebo in diabetici tipo 2 obesi, ipercolesterolemici

La Berberina/Silimarina è in grado di migliorare l’insulino-sensibilità e favorire la riduzione della %GT e CV. I dati di un importante studio di G. Guarino, T. Della Corte, M. Sofia, L. Carbone, G. Marino, E. Martedì, S. Gentile del Dipartimento Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale, Seconda Università di Napoli e del Centro AID Portici (NA).

FotoLa berberina, un alcaloide isochinolinico quaternario presente nella Berberis aristata, mostra effetti ipocolesterolemizzanti, ipoglicemizzanti e insulino sensibilizzanti. Per la sua scarsa biodisponibilità orale è stata associata in un unico preparato a silimarina (Silybum marianum) che ne ottimizza l’assorbimento gastroenterico e svolgendo un’azione antiossidante. L’obbiettivo dello studio è stato quello di valutare eventuali riduzioni del grasso addominale in pazienti diabetici tipo 2 (DMT2) in sovrappeso/obesi, in trattamento dietetico e in terapia con berberina-silimarina (BS) rispetto a placebo (P). Sono stati valutati circonferenza vita (CV), % di grasso del tronco (%GT) e % di grasso viscerale (%GV) con bioimpedenziometria prima e dopo 6 mesi di trattamento. I risultati indicano un effetto significativo di BS rispetto a P su peso corporeo e circonferenza vita, senza effetti collaterali apprezzabili.

Il diabete mellito di tipo 2 (T2DM), la cui diffusione sta assumendo proporzioni endemiche, è strettamente correlato all'incremento dei livelli d’obesità: più di un milione di persone nel mondo sono in sovrappeso o obese(1). Il tessuto adiposo bianco, in particolare quello addominale, non è semplicemente finalizzato al deposito di molecole lipidiche, ma si comporta come un vero e proprio “organo“ endocrino, che produce varie citochine, in grado di influenzare tutta una gamma di funzioni biologiche: sensibilità insulinica, infiammazione, pressione sanguigna, metabolismo lipidico e omeostasi energetica (2,3).

In persone con diabete mellito un alterato profilo glucidico e lipidico rappresentano fattori di rischio cardiovascolare che sono anche capaci, da soli o associati, ad accelerare i processi aterosclerotici e le complicanze croniche del diabete (4,5). Nonostante la disponibilità di numerose molecole per il trattamento dell’iperglicemia e delle dislipidemie e nonostante la loro comprovata efficacia, numerosi fattori si frappongono al raggiungimento dei target terapeutici in una percentuale di soggetti che può anche superare il 50% (6), essenzialmente legati ad effetti collaterali ed a conseguente calo di aderenza alla terapia (7).

Negli ultimi anni un numero relativamente elevato nutraceutici sono stati studiati per la loro capacità di migliorare i profili metabolici nell’uomo, minimizzando gli effetti collaterali. La berberina, un alcaloide isochinolinico quaternario, presente nella Berberis aristata(8), pianta officinale comunemente utilizzata nella medicina tradizionale cinese, è stata rivalutata per la sua azione ipocolesterolemizzante e ipoglicemizzante. Il principale meccanismo d’azione ipocolesterolemizzante induce un aumento dell’espressione del recettore per le LDL a livello epatico, mediante un meccanismo post-trascrizionale che stabilizza l’mRNA codificante il recettore stesso (9,10); mentre, l’attività ipoglicemizzante e insulino sensibilizzante è dovuta ad un’azione diretta sull’AMP-activated-protein-kinase (AMPK) nel tessuto adiposo e muscolare(11,12). Per la sua scarsa biodisponibilità orale, la berberina, è stata associata in un unico preparato a silimarina (Silybum marianum) che, oltre ad avere favorevoli effetti epatotrofici, è ricca di flavanolignani (60-80%) e ottimizza l’assorbimento gastroenterico del complesso Berberina/Silimarina (BS) (13).

Sulla base di queste osservazioni è stata valutata l’efficacia dell’associazione berberina-silimarina su una coorte di diabetici tipo 2, in sovrappeso o obesi ipercolesterolemici contro placebo, per valutarne efficacia, tollerabilità e capacità di migliorare l’aderenza al trattamento.

LO STUDIO è stato di intervento condotto in cieco contro placebo in accordo con i principi della dichiarazione di Helsinki e con il consenso informati dei partecipanti e parere favorevole del Comitato Etico locale.

PAZIENTI
Sono stati arruolati 50 soggetti ambulatoriali consecutivi con DMT2, rispondenti ai seguenti criteri d’inclusione:

1) soggetti di entrambi i sessi e di età compresa tra i 18 e 70 anni,
2) in sovrappeso/obesi (IMC>26->30kg/m2),
3) diabetici tipo 2 con glicemia a digiuno ≥126 mg/dl e indice HOMA >2,5
4) colesterolemia totale>220 mg/dl
5) non in terapia con farmaci ipoglicemizzanti o ipocolesterolemizzanti
6) esenti da malattie epatiche, renali o cardiache gravi
7) non in gravidanza
8) disponibili a firmare del consenso informato

I soggetti sono stati randomizzati per due tipi di trattamento:

1. BS (500 mg/150 mg/die);
2. placebo (P), entrambi somministrati con 1 compressa dopo il pranzo e 1 dopo la cena, per 6 mesi.

Durante lo studio i pazienti hanno seguito una dieta ipocalorica personalizzata (ridotta del 25% rispetto al fabbisogno calorico calcolato) e a basso indice glicemico (IG); lo schema dietetico era basato su una percentuale variabile di proteine (10-20%), grassi (20-30% con meno del 10% di grassi saturi) e carboidrati (50-60% con meno del 5% di saccarosio). I carboidrati prescritti sono stati gli amidi a basso indice glicemico e ricchi di fibre idrosolubili (35 g/die). Inoltre è stata prescritta attività fisica costante, prevalentemente aerobica, di circa 30 minuti giornalieri. Tanto per la dieta che per l’attività fisica, tutti i pazienti hanno compilato un diario in cui venivano riportate eventuali variazioni rispetto alle indicazioni ricevute.

Al momento della randomizzazione e a 6 mesi, sono stati acquisiti i parametri: ematochimici (glicemia a digiuno, insulinemia a digiuno, indice HOMA, colesterolemia, transaminasemia, microalbuminuria, emocromo), antropometrici (peso, altezza, IMC) e bioimpedenziomentrici (livelli di grasso addominale).

BIOIMPEDENZIOMETRIA
La valutazione strumentale del grasso addominale è stata condotta con bioimpedenziometro (BiaTANITA AB140 ViScan) (14-17), che utilizza una fascia a 4 elettrodi posizionata direttamente sull’addome del soggetto sottoposto a misurazione, posto in posizione supina. La fascia viene posizionata sotto la guida di un raggio laser dell’unità base, riferita alla posizione dell’ombelico e la circonferenza vita viene misurata dall'unità base con sistema ad infrarossi in modo da garantire un’elevata accuratezza ed un’assoluta ripetibilità dell’analisi, come già documentato (14-17). Attraverso il ViScanTanita sono state valutate le differenze di: circonferenza vita (CV), livello di grasso del tronco (% GT) e livello di grasso viscerale (% GV), prima e dopo sei mesi di trattamento.

VALUTAZIONI STATISTICHE
I dati ematochimici ed antropometrici sono espressi come medie + DS e in % ed i confronti sono sati valutati con test t di Student per dati appaiati e correzione di Yates o con test Anova, quando indicato. Il livello di significatività statistica inferiore è stato per p<0,05. Le valutazioni statistiche sono state condotte con software SPSS/plus (Norusis Inc, Il, USA).

RISULTATI
Tutti i pazienti arruolati hanno completato lo studio. La dieta ipocalorica a basso IG ha permesso una riduzione dell’IMC in entrambi i gruppi. I pazienti trattati con dieta ipocalorica integrata con Berberina- Silimarina, mostrano dopo sei mesi di trattamento una riduzione statisticamente significativa di CV e GT mentre le variazioni in percentuale sono circa doppie rispetto al gruppo placebo. Le variazioni del grasso viscerale non sono risultate statisticamente significative in entrambi i gruppi rispetto al basale. La maggiore riduzione dell’indice HOMA e del colesterolo totale nel gruppo BS rispetto al gruppo P, a parità di dieta ipocalorica, può essere spiegato dall'azione del trattamento con BS.

CONCLUSIONI
Analizzando i dati dello studio, appare evidente che la Berberina/Silimarina è in grado di migliorare l’insulino-sensibilità e favorire la riduzione della %GT e CV. La %GT è un parametro che può essere valutato a breve termine, nelle prime fasi di dimagrimento, essendo un indice sensibile delle sue prime fasi; viceversa, la %GV è un parametro da valutare a lungo termine.

La breve durata dello studio non ha consentito di raggiungere riduzioni ponderali consistenti ma proprio perché di breve durata, sicuramente interessanti. Viceversa va notato come nessuno dei pazienti del gruppo di trattamento ha lamentato effetti indesiderati né ha sospeso il trattamento, nonostante che il farmaco venisse prescritto e non a carico del sistema Sanitario Nazionale, essendo in fascia C.

Lo stesso miglioramento della sensibilità insulinica (indice HOMA) e della colesterolemia è dovuto al dimagrimento e all’azione della Berberina/Silimarina. Così come riportato nello studio, anche in letteratura sono ampiamente documentatigli effetti della Berberina sull’insulino sensibilità e sul profilo lipidico (17-19), mentre è risultata inattesa e mai documentata in precedenza la dimostrazione che l’integrazione con Berberina/Silimarinain pazienti diabetici possa favorire la riduzione di grasso addominale e quindi la circonferenza vita.

Sebbene siano necessari studi di più lunga durata per valutare efficacia, durability ed aderenza al trattamento con Berberina-Silimarina in diabetici tipo obesi e dislipidemici, questi dati preliminari risultano di in certo interesse non solo per i risultati raggiunti ma soprattutto per l’assenza di effetti collaterali e per l’alta aderenza, nonostante il farmaco sia stato acquistato direttamente dai pazienti. Quindi la berberina si può considerare, nell’ambito degli approcci di tipo nutraceutico, molto utile nel trattamento del paziente diabetico dislipidemico.

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19. De Rosa G, Bonaventura A, Bianchi L, Romano D, D’Angelo A, Fogari E, Maffioli P. Effects of Berberis aristata/Silybum marianum association on metabolic pa¬rameters and adipocytokines in overweight dyslipidemic patients. J Biol Regul Homeost Agents 27(3):717-28, 2013.

Articolo originale Giuseppina Guarino Il Giornale di AMD 2015;18:188-191



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