Danilo Coppola attacca i Magistrati e il sistema Giudiziario che lo ha condannato
Serve una riforma urgente della Magistratura e l'introduzione della separazione delle carriere.
Il noto imprenditore italiano, Danilo Coppola, torna a far parlare di sé. Non sappiamo da dove ma fonti autorevoli dicono Dubai. Questa volta non per le sue imprese commerciali, ma per le dure parole pronunciate contro la magistratura, che egli crede richieda di una riforma urgente.
Coppola, un uomo d'affari di grande successo e figura centrale in vari tentativi di scalate bancarie e mediatiche in Italia, si trova attualmente a dover fare i conti con una serie di accuse legali. Tra le più gravi, l'accusa di bancarotta e riciclaggio portata avanti dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma.
Le sue difficoltà giudiziarie hanno avuto inizio a seguito delle indagini avviate in seguito ai tentativi di acquisizione di Banca Antonveneta e RCS MediaGroup. Coppola sostiene di aver subito misure cautelari preventive per più di due anni e di aver pagato milioni di euro in tasse, mentre si trovava sotto il fuoco incrociato di una richiesta di fallimento da parte della Procura di Roma.
Ora Coppola si rivolge ai social media per esprimere la sua frustrazione, utilizzando il suo canale Instagram per sollevare dubbi sul sistema giudiziario italiano. Tra le sue preoccupazioni principali, Coppola evidenzia il rapporto esistente tra il Pubblico Ministero e il Magistrato giudicante, un legame che secondo lui rappresenta un problema all'interno del sistema giudiziario.
L'imprenditore insiste sulla necessità di una riforma giudiziaria, che secondo lui potrebbe garantire un'adeguata separazione delle carriere tra Pubblico Ministero e Magistrato giudicante. Una riforma che potrebbe, secondo lui, apportare equilibrio e giustizia nell'attuale sistema legale.
Rivolgendosi direttamente all'Associazione Nazionale Magistrati
Nel videomessaggio in risalto alcuni concetti fondamentali per avere la certezza di un equo processo.
"un Pubblico Ministero non può diventare Magistrato, non è normale". Per Coppola, la promiscuità tra questi due ruoli giudiziari crea un conflitto di interessi che mina l'equità del sistema.
In particolare, l'imprenditore enfatizza la necessità di una separazione delle carriere, insistendo sul fatto che un magistrato dovrebbe svolgere esclusivamente il ruolo di magistrato e un pubblico ministero dovrebbe sempre restare tale. Per lui, il cosiddetto fenomeno della "porta girevole", in cui un individuo può passare da un ruolo all'altro, è incompatibile con una giustizia veramente equa.
Coppola solleva dubbi su ciò che teme il sistema giudiziario: "Qual è il problema se il PM fà il PM e il Magistrato fà il Magistrato?", chiede. Secondo lui, se il PM mantenesse sempre il suo ruolo, verrebbe visto dal magistrato come un organo inquirente, come avviene nei paesi anglosassoni, ripristinando un equilibrio di ruoli.
Coppola non ha paura di esprimere il suo disappunto per come le indagini sono gestite attualmente, lamentando l'uso di misure cautelari senza sufficiente documentazione a supporto. Accusa i magistrati di ostacolare un Parlamento e un governo desiderosi di riformare il sistema giudiziario, e di proteggere privilegi invece che garantire l'equità della giustizia.
Nonostante si consideri un garantista, Coppola è critico verso gli errori della magistratura. Riconosce che tutti possono sbagliare, ma differenzia tra errori involontari e azioni dolose. Durante i suoi diciotto anni di vicissitudini giudiziarie, sostiene di non aver mai visto errori involontari, ma solo azioni dolose. Questo, a suo parere, potrebbe indicare che alcuni pubblici ministeri non hanno le qualità necessarie per svolgere il loro ruolo, suggerendo l'introduzione di concorsi e prove attitudinali più rigorose.
Coppola conclude le sue dichiarazioni con un aneddoto personale, ricordando un caso in cui un'operazione di sequestro è stata avviata contro una sua proprietà per evasioni fiscali che, secondo lui, non erano mai avvenute. Per lui, tali azioni sono una prova di mala fede da parte della magistratura, un comportamento che non dovrebbe essere permesso in un sistema giudiziario equo.
Poi un secondo post dichiara "Non mollerò un centimetro negli ultimi 20 anni sono stato vessato da una parte della Magistratura"
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