Attività catalitica e ruolo degli oligoelementi
La CATALISI, deriva dal Greco "Katalysis" e significa dissoluzione, consiste nell'accelerazione di una reazione chimica tramite la presenza di una sostanza che pur partecipando alla reazione stessa, non viene né consumata, né trasformata nel corso di detta reazione. Sono gli enzimi che fungono da catalizzatori delle reazioni chimiche necessarie alla vita umana, ed essi per funzionare correttamente, hanno necessità degli oligoelementi
Per ATTIVITA' CATALITICA degli OLIGOELEMENTI, si intende la capacità dei minerali traccia di attivare importanti enzimi nel nostro organismo, che entrano nelle reazioni chimiche fungendo da catalizzatori, accelerandone di migliaia di volte la velocità.
Proprio dalla CHELAZIONE "blocco", degli oligoelemeti nel nostro organismo cosa che comporta la cessazione totale o parziale delle attività presiedute dagli enzimi, deriverebbe infatti, il blocco di talune reazioni chimiche, causa di patologie funzionali. L'esempio classico è quello del rame come oligoelemento, la cui presenza è indispensabile all'assorbimento del Ferro per combattere le anemie.
La dose infinitesimale degli oligoelementi è assolutamente PRIVA DI TOSSICITA'.
I PRINCIPALI OLIGOELEMENTI
CALCIO: è il minerale più largamente rappresentato nell'organismo umano: nell'adulto è contenuto nella misura di 1200 g circa, il 99% del quale nello scheletro e nei denti. Il rimanente 1% è ripartito tra tessuti molli e liquidi extracellulari; in questi ultimi la quota ionizzata (45% circa) rappresenta la quota funzionalmente attiva. Nelle ossa il calcio svolge un ruolo strutturale come componente dell 'idrossiapatite e costituisce una riserva per il mantenimento della concentrazione plasmatica, che varia entro stretti limiti intorno a 2,5 mmolll (IO mg/dl) grazie alle note azioni omeostatiche svolte dagli ormoni calcioregolatori: paratormone, calcitriolo (1,25 OH-colecalciferolo) e calcitonina. Nell'ambito extra ed intracellulare il calcioione è richiesto per lo svolgimento di funzioni altamente specializzate (attivazioni enzimatiche, trasmissione dell'impulso nervoso, contrazione muscolare, permeabilità delle membrane, moltiplicazione e differenziazione cellulare).
CROMO: è un nutriente il cui ruolo biologico non è ancora ben chiaro. Sembra che agisca potenziando l'azione dell'insulina, e pertanto influenza il metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine secondo meccanismi non ancora ben stabiliti (Offenbacher & Pi-Sunyer, 1988; Stoecker, 1990, Nielsen, 1994). Si pensa che il cromo faciliti l'azione dell'insulina regolando il numero dei recettori di membrana o favorendo l'interazione fra recettore ed insulina o in entrambi i modi.
FERRO: entra nella costituzione dell'emoglobina, della mioglobina e di diversi enzimi. Come tale svolge importanti funzioni, quali il trasporto di ossigeno ai tessuti, il trasferimento di elettroni nella catena respiratoria e l'attività di importanti sistemi enzimatici. Tra questi, quelli, della sintesi e degradazione delle amine biogene (tra cui i neurotrasmettitori dopamina e serotonina) e quelli devoluti alla degradazione metabolica di xenobiotici (citocromo P450 e b5). Il contenuto di ferro nell'organismo è di circa 3-4 g. Circa il 65% del ferro totale dell'organismo è presente nella molecola dell'emoglobina, mentre il 10% è contenuto nella mioglobina.
L'organismo mantiene l'equilibrio del ferro attraverso:
• la costituzione di un pool di riserva,
• la modulazione dell'assorbimento in funzione dei bisogni,
• il recupero dal catabolismo degli eritrociti (Finch & Cook, 1984).
FLUORO: nell'organismo è di circa 2,6 g, principalmente nelle ossa e nei denti; la sua concentrazione nel plasma varia tra 0,15 e 0,20 mgll. Il fluoro ingerito viene assorbito nello stomaco e nel tratto prossima le dell'intestino tenue. L'assorbimento è rapido ed il livello plasmatico massimo viene raggiunto in 40-60 minuti. L'assorbimento del fluoro sotto forma di ioni fluoruro, forma nella quale si trova nell'acqua, è più veloce e più completo di quello del fluoro legato alle proteine, forma nella quale si trova negli alimenti.
FOSFORO: presente nell'organismo (85%) è depositato nelle ossa insieme al calcio sotto forma di idrossiapatite; il rimanente 15% è situato nei tessuti molli e nei liquidi extracellulari, nei quali riveste un ruolo strutturale (fosfolipidi presenti in tutte le cellule e specialmente nel tessuto nervoso) ed un ruolo funzionale (fosfati) nel metabolismo intermedio, ed in una serie di composti adibiti a deposito e trasporto di energia (ATP) e alla trasmissione intracellulare di messaggi ormonali (AMPc). Ad un aumento dell'apporto alimentare di fosforo fa seguito un rapido aumento dell'escrezione urinaria. Circa il 60% del fosforo alimentare è assorbito dall'intestino; l'assorbimento è influenzato favorevolmente dalla vitamina D (1-25 idrossicolecalciferolo), indipendentemente dal suo effetto sull'assorbimento del calcio (Kabakoff et al., 1982).
IODIO: fa parte delle molecole degli ormoni tiroidei, tetraiodiotironina (T4) e triiodotironina (T3), e quindi la sua funzione principale è quella di assicurare all'organismo l'attività esercitata da questi ormoni nel processo di crescita e nella morfogenesi di diversi organi ed apparati. La loro azione si esplica a diversi livelli: nella termogenesi, nel metabolismo glucidico (aumento del consumo cellulare del glucosio, del suo assorbimento intestinale e riduzione della gluconeogenesi epatica), nel metabolismo proteico (attivazione della sintesi proteica), nel metabolismo lipidico (regolazione della sintesi del colesterolo), nel metabolismo fosfo-calcico (favorisce la deposizione del Ca++ nella matrice dell'osso).
MAGNESIO: nell'organismo adulto è di 20-28 g circa: il 60% è presente nelle ossa, il 39% nei compartimenti intracellulari e circa 1'1% nei liquidi extracellulari. Il magnesio svolge un ruolo essenziale in un gran numero di importanti reazioni cellulari. E' essenziale in molti processi metabolici (biosintesi dei lipidi, delle proteine e degli acidi nucleici, oltre che in processi di trasporto di membrana energia-dipendenti. Il magnesio partecipa all'attività di oltre 300 sistemi enzimatici (Wacker, 1980). La sua concentrazione nei liquidi extracellulari è di importanza critica, insieme a quella del calcio e di altri cationi, per il mantenimento del potenziale di membrana dei nervi e dei muscoli e per la trasmissione dell'impulso nervoso: il magnesio è inoltre essenziale per i processi di mineralizzazione e di sviluppo dell'apparato scheletrico (Aikawa, 1981).
MANGANESE: è rivelato elemento essenziale in ogni specie animale studiata. Il contenuto totale di manganese nell'organismo umano varia da 12 a 20 mg. Il manganese è noto come attivatore di numerosi enzimi in vitro, ed è costituente di alcuni metalloenzimi (arginasi, piruvato carbossilasi, glutamina sintetasi e superossido dismutasi mitocondriale) (Hurley & Keen,1987; Keen, 1990). I tessuti e gli organi più ricchi di manganese sono le ossa e gli organi ricchi di mitocondri (fegato, rene e pancreas). L'assorbimento avviene nell'intestino tenue; ferro e cobalto possono competere per l'assorbimento. Anche elevati livelli di calcio, fosforo e fitati compromettono l'assorbimento del manganese.
POTASSIO: è il principale catione intracellulare, essenziale in quanto non sostituibile da altri elementi. Un milliequivalente di potassio (mEq) corrisponde a 39 mg. Un maschio adulto contiene circa 110-140 g di potassio (corrispondenti a circa 1,6- 2 g/kg di peso corporeo); almeno il 95% è intracellulare, ad una concentrazione di 150 mEq/1 (5,9 gli); la quota rimanente si trova nel liquido extracellulare, ad una concentrazione di 3,3-5,5 mEq (137-215 mg/l). La pur piccola quota di potassio extra-cellulare è coinvolta in processi fisiologici importanti, come la trasmissione degli impulsi nervosi, il controllo della contrattilità muscolare e della pressione arteriosa. Il potassio, analogamente al sodio, è contenuto negli alimenti in forma ionica, solubile e quindi disponibile all'assorbimento. Più del 90% del potassio di origine alimentare viene assorbito nel tratto prossimale dell'intestino tenue.
RAME: partecipa all'attività di metalloenzimi che trasferiscono elettroni (ossidasi): citocromo-ossidasi, tiolossidasi, DOPA ossidasi e superossido dismutasi (SOD). Il rame risulta di conseguenza un elemento essenziale per il metabolismo energetico a livello cellulare, per la produzione di tessuto connettivo e per la sintesi di peptidi neuroattivi (catecolamine e encefaline). Partecipa alla catena respiratoria, interviene nella sintesi dell'emoglobina (con il ferro) e nell'attività di cheratinizzazione e pigmentazione dei capelli e della cute. Ha, inoltre, influenza sulla funzionalità cardiaca. Il contenuto totale nell'organismo varia da 50 a 120 mg di cui 40% nei muscoli, 15% nel fegato, 10% nel cervello, 10% nel sangue e il restante nel cuore e nei reni. L'assorbimento del rame introdotto con gli alimenti avviene a livello del tenue, tramite legame con una metallotioneina; la quota assorbita viene stimata tra il 35 e il 70%. L'assorbimento viene favorito in condizioni di pH acido, ed è inibito dai fitati, dal calcio, dall'acido ascorbico e da altri oligoelementi, in particolare dallo zinco, il cui metabolismo è strettamente legato a quello del rame.
SELENIO: è usato per eliminare i radicali liberi in sinergia con la Vitamina E e in molti enzimi antiossidanti e gioca anche un ruolo importante nel funzionamento della ghiandola tiroide; può essere usato in sindromi a livello del sistema cardiovascolare, soprattutto come cofattore per il controllo della pressione arteriosa e nella prevenzione del morbo di Keshan, dovuto probabilmente ad un enterovirus (coxsackie), favorito dalla degenerazione delle membrane dovuta ai radicali liberi. Il selenio nella dieta viene da cibi come cereali, pesce e uova. Le Noci del Brasile sono particolarmente ricche di selenio. Il contenuto totale di selenio nell'organismo umano mostra ampie variazioni (da 3 a 30 mg) nelle diverse popolazioni, in rapporto all'assunzione con la dieta nelle varie zone geografiche che a sua volta varia con la composizione del terreno.La dose consigliata di selenio per gli adulti è di 55 microgrammi al giorno; più di 400 microgrammi al giorno possono provocare una intossicazione da selenio (selenosi). La tossicità nell'uomo si evidenzia con diversi sintomi, con degenerazione degli annessi cutanei quali capelli e unghie, diarrea e febbre. Si possono inoltre osservare dermatosi vescicolare, disturbi neurologici (parestesie, paresi) e danni epatici, più rari.
ZINCO: è distribuito in tutti in tessuti, ma si concentra in particolare nella muscolatura striata (60%), nelle ossa (30%) e nella pelle (4-6%) (Jackson, 1989). Solo lo zinco epatico può essere in parte mobilizzato in caso di deficit limitato nel tempo, ma non esistono riserve specifiche di zinco, per cui è necessario un apporto regolare con l'alimentazione. Lo zinco svolge un ruolo importante, insieme con il selenio e lo iodio, nel metabolismo degli ormoni tiroidei. Inoltre mantiene la configurazione di alcune proteine non enzimatiche, quali i fattori di trascrizione del DNA, l'insulina e la timulina, e quindi è importante per la maturazione delle cellule del sistema immunitario che derivano dal timo (Beisel, 1990). Svolge anche un'attività antiossidante, prevenendo la perossidazione lipidica e riducendo la formazione di radicali liberi (Bray & Bettiger, 1990).
Lo zinco è necessario per la formazione di ossa e muscoli e può, in caso di carenza, diventare un nutriente limitante per tale sintesi. Dello zinco introdotto con gli alimenti, circa il 10-40% viene assorbito a livello dell'intestino prossimale. La quota assorbita varia a seconda della sua forma chimica, della sua concentrazione ematica, della contemporanea presenza nel lume intestinale di microelementi in competizione per il trasporto, di agenti chelanti e della concentrazione di metallotioneina sintetizzata dalla cellula mucosale. Questa proteina, la cui sintesi è stimolata dalle elevate concentrazioni seriche dell'oligoelemento, lega lo zinco con elevata affinità. Due terzi dello zinco così assorbito vengono legati all'albumina mentre l'altro terzo per essere trasportato si lega ad una à -macroglobulina. Lo zinco viene eliminato principalmente con le feci ma anche con le urine (il 2-8% dello zinco in circolo è ultrafiltrabile).
In associazione con il Rame, il Nichel e il Cobalto, forma complessi catalitici attivi a livello dell’asse ipofiso-genitale e ipofiso-pancreatico.
ZINCO – RAME: accanto agli oligoelemtnì diatesici, quelli collegati alla Sindrome di disadattamento e più precisamente la Zinco-Rame per le disfunzioni ipoflogenitali.
ZINCO - NICHEL – COBALTO: nella Sindrome di disadattamento è il rimedioipofiso-pancreatico.
ZOLFO: è implicato in moltissimi sistemi enzimatici. I campi di impiego sono:
1) forme allergiche dermatologiche e respiratorie;
2) dìsfunzioni epato-biliari;
3) forme artrosiche e artritiche.
L’oligoterapia è una terapia naturale che anche se può essere associata ad altre terapie complementari, deve comunque rispettare le proprie modalità e tempi di assunzione e i propri dosaggi. E’ un aspetto, questo, molto importante affinché l’oligoterapia abbia i propri effetti curativi e siccome si tratta di una cura che agisce in profondità, che va a modificare il “terreno”, cioè la natura propria del malato, è solo con la costanza della loro assunzione che potrà generare la guarigione.
Le preparazioni degli oligoelementi assomigliano a quelle usate per l’omeopatia, sotto forma di gluconati. I preparati infatti sono in bassissima concentrazione, dell’ordine di un milionesimo di grammo. In altre parole sono a dosi deboli e la loro efficacia si basa sugli stessi principi dell’omeopatia.
L’omeopata indicherà per bene le modalità di somministrazione dei preparati perché ha grande importanza l’effetto e l’efficacia che si ottiene dai tempi e dai modi di assunzione. E’ importante che i preparati vengano presi per via perlinguale, cioè tenuti sotto la lingua per 2 minuti. Questa fase permette agli elementi chimici dell’oligoelemento di procedere alla prime trasformazioni, direttamente su una zona, molto ricca di terminazioni nervose e di vasi sanguigni, come la parte inferiore della lingua.
Gli oligoterapici vanno assunti preferibilmente a digiuno perciò il medico indicherà la mattina, prima di colazione il momento ideale per la loro somministrazione. Mentre se avviene di sera, il momento indicato è 10 minuti prima di cena o 2 ore dopo aver cenato. Per i casi in cui sono stati prescritti 2 preparati, uno con l’oligoelemento di base (Manganese, Manganese-Rame,Manganese-Cobalto, Manganese-Oro-Argento) e l’altro con quello complementare, il primo va assunto al mattino e l’altro la sera prima di andare a dormire.
I tempi terapeutici di assunzione dei preparati durano circa 3 mesi, seguiti spesso da una sospensione di 15-30 giorni. La posologia non cambia in base all’età del paziente, se si tratta di bambini, adulti o anziani, ma varia in base alle reattività del paziente che risulta più alta laddove l’assunzione è più frequente. E’ possibile un aggravamento iniziale, una reazione opposta a quella curativa, soprattutto dopo l’assunzione di Manganese e per questo la somministrazione andrà sospesa per circa 10 giorni per poi riprendere con somministrazioni meno frequenti.
L’oligoterapia non è indicata quando ci si trova davanti a stati lesionali gravi ed evolutivi, oppure quando ci sono insufficienze d’organo, in presenza di psicosi e di nevrosi strutturate. Infatti se si proviene da una cura a base cortisonica della durata di più di un anno, o da una cura a base di psicofarmaci antidepressivi e neurolettici, l’azione degli oligoelementi non ha nessuna efficacia, perchè vengono “ostacolate” da queste altre sostanze curative.
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