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Comunicato Stampa

"Vorrei una voce" con Tindaro Granata, omaggio a Mina, al Cocoricò di Riccione

Alle ore 21 di martedì 29 Ottobre 2024, per "La Bella Stagione" di Riccione Teatro.

FotoUn vero e proprio "atto teatrale", questo "Vorrei una voce", in programma martedì 29 Ottobre 2024, ore 21 alla discoteca Cocoricò per "La Bella Stagione" di Riccione Teatro.

Un atto scenico, prodotto da LAC Lugano, con Tindaro Granata per esprimere l'amore, Il dolore, la lotta per i diritti, calpestati e derisi.

Mina, perché "l’ultimo concerto di Mina, rivissuto in play back, obbliga tutti a un gioco di identificazione e a un triplice flusso di pensieri in libertà, che in qualche modo si salda all’intero percorso artistico di Granata, da sempre capace di dare voce teatrale senza ideologismi e retorica ai temi più scomodi e spinosi da “Invidiatemi così come ho invidiato voi nel 2013” che affronta la piaga degli abusi sui minori a “Geppetto e Geppetto” storia di un’adozione cercata da una coppia omosessuale... Bisogna scendere giù fino all’inferno per capire come si oblitera una vita. Chiudere con la speranza e cancellare i sogni. Anzi, non averne più, è quasi un reportage di viaggio da dove i giorni sono uguali e la sofferenza si respira forte, molto forte".

Scritto e interpretato da Tindaro Granata, Vorrei una voce è uno spettacolo in forma di monologo che fonda la sua drammaturgia dall'incontro dell'attore e autore siciliano con le detenute di alta sicurezza del teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina che, attraverso alcune canzoni di Mina, raccontano il proprio mondo.

Ispirato dal lungo percorso teatrale che Granata ha realizzato al teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina con la sezione femminile di alta sicurezza, Vorrei una voce nasce grazie al progetto Il Teatro per Sognare, ideato e organizzato da Daniela Ursino, direttore artistico del teatro nel penitenziario.

Le canzoni di Mina, che Granata interpreta in playback, diventano la materia dei sogni, appartengono alla memoria collettiva di tutti noi e si sono rivelate essere materiale ideale per lavorare con persone non professioniste.

Il fulcro della drammaturgia è il sogno: perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé. Vorrei una voce è dedicato a coloro i quali hanno perso la capacità di farlo. Granata dona corpo e voce ad un progetto drammaturgico totalmente inedito, che racconta quello che lo stesso suo autore e protagonista ha definito essere ‘un incontro di anime avvenuto in un luogo molto particolare’.

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