Omicidio Bellocco e ‘ndrangheta, criminologo Vincenti: "Possibile bloccare infiltrazione mafiosa nelle tifoserie"
Dieci le misure per sradicare definitivamente il legame tra le tifoserie violente e la criminalità organizzata
Chiusa l'indagine per undici persone e otto società, accusati a vario titolo di più reati, coinvolti in uno dei filoni dell'inchiesta "Doppia Curva", sui presunti affari illeciti delle curve di Milan e Inter.
Intanto, le due squadre hanno deciso di costituirsi parti civili nei processi in cui sono imputati gli ormai ex capi ultrà delle curve di San Siro e i loro sodali, arrestati il 30 settembre scorso nella maxi operazione eseguita da Polizia e Gdf, e coordinata dai pm Storari e Ombra.
L'inchiesta è incentrata su numerosi affari - condotti secondo la Procura di Milano - dagli ultras indagati, che vanno dai parcheggi al merchandising fino ai biglietti e alle bibite. Gli indagati devono rispondere di associazione per delinquere, estorsione e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso.
Un business su cui aleggia l'ombra della mafia. Sullo sfondo si staglia infatti l'omicidio di Antonio Bellocco, rampollo dell'omonima famiglia della 'ndrangheta, ucciso dal capo ultras dell'Inter Andrea Beretta, attualmente collaboratore di giustizia. Secondo quanto ricostruito, Bellocco intendeva rimpiazzare Beretta nella gestione del merchandising della curva, motivo per cui è stato ucciso a coltellate durante una discussione in auto il 4 settembre 2024, a Cernusco sul Naviglio.
Sul caso il criminologo Luca Vincenti, autore del primo studio in Italia sul legame tra le tifoserie violente e la criminalità organizzata, ha dichiarato: "L'uccisione del leader ultrà dell’inter, eliminato dal rivale in affari illeciti della stessa tifoseria interista, rappresenta in modo concreto l'ingerenza della malavita nel settore calcistico. Le mafie essendo per loro natura fagocitanti e opportuniste, da anni sono entrate a pieno titolo nelle curve, spodestando concretamente i leader ultrà dalle linee di comando e mettendo i loro 'picciotti' al posto degli stessi."
L'esperto, recentemente ingaggiato come consulente dal Regista Michele Alhaique per la serie Netflix 'Acab', ha messo a disposizione della produzione le sue ricerche trentennali, - 'Diari di una domenica ultrà', 'Dieci regole per fare il tifo' e 'L'apprendista' - che mostrano lo stretto legame tra curve e mafia, restituendo sceneggiature estremamente realistiche.
"Una narrazione che trae spunto dalla cruenta realtà, in cui gli ultrà rappresentano l'esercito della criminalità organizzata. Gli stadi - spiega il professionista - sono il luogo di selezione e arruolamento, il palcoscenico ove la delinquenza si manifesta compiutamente e sfoggia in pubblico i 'muscoli': devastando, accoltellando, sparando, ricattando società di calcio e mettendo in opera il ventaglio criminale a sua disposizione. Tuttavia esistono soluzioni per sradicare definitivamente il fenomeno, come proposto più di 20 anni fa nel decalogo anti mafia 'Dieci regole per fare il tifo'. Alcune di queste sono state eccepite dalla legislazione italiana, altre, decisamente importanti, devono ancora essere introdotte al fine di decapitare le organizzazioni criminali penetrate nello sport."
"Fondamentale - precisa Vincenti - è bloccare le forme auto celebrative, come la diffusione dell’immagine di opinion leader o capo carismatico, poiché consente la monetizzazione sia nel mercato lecito del merchandising, sia in quello illecito proveniente dai reati associati al controllo delle curve.
Da non trascurare è il principio prossemico della tracciabilità, con l'introduzione del braccialetto elettronico per i sottoposti a daspo e condanna definitiva. Occorrere poi introdurre l’obbligatorietà del tesseramento e della registrazione in tribunale del Club ultras, in modo da rendere nota l’identità dei tifosi e delle loro “cariche sociali”. Altrettanto importante è l’obbligo di una sede fisica con un responsabile per ogni gruppo ultrà. Per quanto riguarda la sfera tributaria e fiscale, è essenziale l’iscrizione al registro del commercio o ad enti istituzionali che obblighino i gruppi ultras e i loro club fisici a una contabilità tracciabile. Inoltre, occorre interdire i rapporti di scambio tra ultras e società di calcio, per evitare che le società e i calciatori subiscano pressioni, minacce ed estorsioni, ed impedire business collegati al mondo calcistico. Doveroso è anche l’accollamento delle spese di gestione dell’ordine pubblico a carico delle società di calcio in quanto aziende private, certamente medicina amara da ingerire ma fondamentale per estirpare il male alla radice. Infine, bisogna inquadrare i crimini degli ultrà come reati di associazione a delinquere, poiché - come evidenziato dalle inchieste giudiziarie - più persone si associano allo scopo di promuovere e commettere delitti che rientrano nell’inquadratura giuridica dei “normali” reati associativi".