Nella nuova conversazione da remoto, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” verranno ricordati gli anarchici reggini nel contesto dei fatti del 1970.
Reggio Calabria: incontro da remoto con il Circolo Culturale “L’Agorà” sulla Rivolta del 1970. Ospite del sodalizio culturale reggino Pino Vermiglio, responsabile della Biblioludoteca “Rian - Carlo Pizzi”.
Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza un nuovo incontro da remoto inerente la rivolta di Reggio Calabria del 1970. Il 14 luglio di cinquantuno anni fa, a Reggio Calabria, esplode una violenta rivolta popolare. Ad innescarla è la decisione di stabilire Catanzaro la sede dell’Assemblea Regionale a Catanzaro. Un territorio, quello reggino, che diventò teatro di durissimi scontri tra civili, di ogni estrazione sociale e partitica, e lo Stato. Diverse furono le anime che parteciparono a quegli accadimenti dai semplici cittadini. Anche se vi è da registrare la presenza di molti giovani neofascisti, accorsi dall’ateneo messinese, gli universitari missini del FUAN di Messina, ma anche di altri poli universitari, la rivolta ebbe una partecipazione popolare e un sostegno anche da parte della sinistra inseguendo la cosiddetta "rivolta proletaria", in vario modo, da parte di Lotta Continua, Movimento Studentesco milanese, Unione dei Comunisti Italiani (marxisti-leninisti) e gli anarchici. Diversi sono gli accadimenti che si verificarono nella Città dello Stretto e che ancora su molti dei quali cala una fitta serie di interrogativi, tra i quali quelli degli anarchici della baracca. Gli anarchici della Baracca erano cinque ragazzi che persero la vita in un misterioso incidente stradale nella notte del 26 settembre 1970 in viaggio verso Roma per consegnare, a dei loro referenti, materiale di denuncia riguardante i fatti della rivolta di Reggio Calabria, che non venne ritrovato. Il gruppo anarchico partecipa attivamente alla rivolta della città; ma lo fa con un ruolo diverso. Per gli anarchici, il capoluogo non è un vero problema; i problemi reali sono la disoccupazione, la miseria, la mafia, la corruzione della classe dirigente. Si adoperano a modo loro per cercare- soprattutto- il dialogo con la popolazione, per tentare di interpretare il disagio con gli strumenti di comprensione che hanno in più rispetto ai “compagni” anarchici lontani, che poco conoscono la realtà depressa della città. Soprattutto per quelli tra di loro, come Casile e Scordo, che provengono dai quartieri più coinvolti nei disordini, i vecchi rioni ancora fatiscenti abitati dai pescatori e dai ferrovieri,e vivono le condizioni di vita disperate che spingono i dimostranti sulle barricate, diventa fondamentale immettersi nella rivolta con istanze diverse e nuove. Il gruppo degli anarchici reggini elabora in un primo tempo una serie di proposte concrete da portare sulle barricate: il lavoro giovanile, le agevolazioni per gli immigrati di ritorno in Calabria, l’allontanamento della Polizia dalla città, lo scioglimento delle istituzioni repressive. Quando Adriano Sofri, allora leader di Lotta Continua, giunge a Reggio per convincere alcuni gruppi extraparlamentari e gli anarchici ad inserirsi nella rivolta per poi pilotarla a sinistra, Casile, Scordo e il gruppo anarchico rifiutano. Da queste cifre il Circolo Culturale L’Agorà di Reggio Calabria organizza un nuovo incontro sul tema “Reggio ‘70: presenze testimonianze di anarchici 1.0” al quale parteciperà in qualità di relatore Pino Vermiglio, responsabile della Biblioludoteca “Rian - Carlo Pizzi”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 12 novembre.
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