SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Mal di testa e rimedi fitoterapici

Mal di testa, più correttamente cefalea, è un termine generico con il quale si possono descrivere cefalee, emicranie e nevralgie dei nervi cranici. La cefalea costituisce il problema più comune nel mondo: si stima infatti che almeno il 64% della popolazione maschile e il 78% di quella femminile ne soffra in modo cronico e ricorrente.

FotoSi distinguono numerose forme di cefalea. Nella maggior parte dei casi si tratta di cefalea di forma primaria, nella quale non è possibile individuare una causa precisa, mentre sono molteplici le cause di cefalea secondaria. Il mal di testa nella sua forma più comune insorge generalmente al mattino e raggiunge il picco dell’intensità in circa mezz’ora. Se non viene bloccato al suo esordio, può durare anche fino a 1-2 giorni. Spesso il riposo è un utile rimedio per porre fine ai sintomi dolorosi

QUALI TIPI?
L’emicrania è la forma più grave di cefalea e colpisce il 12% delle persone, in particolar modo le donne.
L’ipotesi più attendibile che spiega l’insorgenza dell’emicrania è l’eccessiva contrazione di un’arteria della testa, con la conseguente riduzione del flusso sanguigno nelle aree cerebrali. A questa fase ne segue una di forte dilatazione delle arterie, con la comparsa del dolore.

Il 60% delle donne che soffre di emicrania assiste al riacutizzarsi degli attacchi in corrispondenza del ciclo mestruale. Nell’emicrania, inoltre, si è evidenziato il ruolo delle intolleranze alimentari nei confronti di numerosi alimenti. I più comuni sono latte di vacca, frumento (in particolare il glutine), cioccolato, uova, agrumi, formaggi fermentati, pomodori e altri.

Oltre all’emicrania, esistono altre tipologie di mal di testa: la cefalea di natura tensiva, molto comune e scatenata per lo più da situazioni di stress eccessivo e la cefalea a grappolo

LA CEFALEA TENSIVA O MUSCOLOTENSIVA
Si presenta con un dolore che interessa tutta la testa e ha un andamento continuo, in alcuni casi sembra che il cranio venga compresso. Generalmente il dolore non è molto intenso e, anche quando è forte, non impedisce le normali occupazioni, per esempio mangiare, bere, lavorare e persino guardare la TV (cosa invece raramente possibile nel corso di un attacco di emicrania).

E’ invece possibile che renda difficile addormentarsi o continuare a dormire. Anche nell’ambito della cefalea tensiva si distinguono diverse forme. Una delle distinzioni più interessanti è tra forma episodica e forma cronica. Si parla di cefalea tensiva cronica quando si ha mal di testa per più di 15 giorni al mese e per più di 6 mesi l’anno

LA CEFALEA A GRAPPOLO
E’ caratterizzata da un dolore molto intenso, capace di svegliare nel cuore della notte il paziente e di indurlo a camminare reggendosi fronte e collo con le mani. Il dolore si presenta sempre nella zona della fronte e dell’orbita, e sempre nello stesso lato, mentre nell’emicrania può variare, fortunatamente non dura più di tre ore. La definizione "a grappolo" è dovuta al fatto che gli attacchi si raggruppano nel tempo; infatti, la cefalea a grappolo può presentarsi magari per un mese di seguito ma solo due volte l’anno, e tende a ripresentarsi sempre nello stesso periodo dell’anno. Nella maggioranza dei pazienti questa cefalea si presenta per uno o due mesi continuativamente, con uno o due attacchi al giorno. Per ridurre i sintomi del comune mal di testa è necessario riposo, assenza di stimoli visivi e uditivi ridurre al minimo situazioni fonti di stress.

CHE COSA SCATENA GLI ATTACCHI?
Per l’emicrania si distinguono diversi fattori scatenanti, dietetici, ormonali e sistemici:

• Alcuni alimenti e additivi alimentari (cioccolato, formaggio, glutammato di sodio)
• Alcol
• Eccesso di caffeina, astinenza dalla caffeina
• Mestruazioni
• Rialzo della pressione arteriosa
• Uso di contraccettivi orali
• Mal di denti e altri dolori localizzati al volto
• Stress emotivi (ansia, forti emozioni, depressione…)
• Stress fisici (viaggi faticosi, eccessivi sforzi o superallenamento, privazione del sonno)
• Stimoli esterni (cambiamenti climatici e di altitudine, odori intensi, luci e rumori molto forti)

Spiegare le cause del mal di testa non è semplice, anche perché solo recentemente sono stati accettati alcuni "punti fermi". Una cosa però è certa da tempo: non sono né il cervello né le ossa del cranio a dolere, in quanto sono prive delle terminazioni nervose (nocicettori) nelle quali si genera il particolare segnale nervoso che interpretiamo come dolore. Questi nocicettori sono invece presenti in altre strutture anatomiche circostanti il cervello, per esempi le meningi.

EMICRANIA
La spiegazione più antica si basava sull’alterazione del flusso sanguigno nel cervello, quindi su fenomeni di costrizione e dilatazione dei vasi. Successivamente ci si soffermò invece sull’attività nervosa, basandosi sul riscontro che in occasione delle crisi si assiste a una alterazione dell’attività nervosa della corteccia cerebrale, che a sua volta avrebbe provocato altri cambiamenti chimici nel cervello, che a loro volta avrebbero coinvolto i vasi sanguigni dando luogo a diversi sintomi. Infine, le due teorie, nel 1987 sono state unificate, ipotizzando che sarebbero le interazioni tra il nervo trigemino e i vasi delle meningi a determinare il disturbo. In seguito si è invece pensato a un fenomeno infiammatorio, poi all’esistenza di una particolare struttura nervosa, battezzata "generatore dell’emicrania".

Quando questa struttura va incontro a irregolarità di funzionamento si presenta l’attacco. In realtà molti problemi rimangono aperti (per esempio, come po’ uno stimolo esterno produrre la vasocostrizione cerebrale, o l’alterarsi dell’attività nervosa). Una delle acquisizioni più recenti, e immediatamente pratiche, è l’identificazione del ruolo della serotonina nella meccanica dell’emicrania e proprio sul ruolo della serotonina si basano gli ultimi farmaci. La serotonina è un neurotrasmettitore coinvolto nei processi cerebrali e, quindi, in molti disturbi (per esempio la depressione), e nel caso dell’emicrania agirebbe sulla funzionalità dei vasi cerebrali.

CEFALEA TENSIVA
In questo caso sembra che a entrare in gioco siano i muscoli che fanno capo al cranio (pericraniali) e quelli del collo. Il crearsi di una tensione continua di questi muscoli farebbe scattare il dolore. A sua volta, la contrazione muscolare potrebbe essere attivata da diverse cause, anche di tipo psicologico: in reazione allo stress o all’ansia si assume spesso postura scorretta delle spalle e del collo. Un'altra causa può essere la cattiva occlusione dentaria, che tiene sempre in contrazione la regione della mandibola e del collo e altro ancora. Vero è che attualmente si riconosce che possa esserci cefalea tensiva anche senza contrazione muscolare rilevabile, quindi probabilmente di sola origine psicologica.

CEFALEA A GRAPPOLO
Valgono in parte le stesse spiegazioni fornite per l’emicrania, anche se l’accento viene posto proprio sulle alterazioni nella produzione/smaltimento della serotonina.

CEFALEA E FITOTERAPIA INTEGRATA
Il trattamento del mal di testa nelle sue due varianti più rappresentate della cefalea tensiva e dell’emicrania include spesso anche la fitoterapia. Dall’antica medicina delle tradizioni giungono alla medicina moderna delle evidenze su alcune piante antidolorifiche alle quali si affiancano quelle selezionate in base ai criteri dell’interazione neuro-ormonale.

Le piante ad azione analgesica utilizzate nelle varie tradizioni in passato e in qualche caso confermate dal vaglio della scienza odierna sono il salice, l’arpagofito e l’ulmaria, che hanno un’azione antinfiammatoria simile ai Fans, gli estratti dal Papaver sonniferum, presenti nei principi attivi degli analgesici oppioidi, e gli antinfiammatori ad azione mista come la boswelia, la mirra e la Cannabis sativa. Una recente review aggiunge all’elenco delle piante utili nella gestione dell’attacco acuto la camomilla e la menta.

Tra le piante spesso utilizzate nella pratica clinica si segnalano inoltre l’Harpagophytum procumbens e il Salix alba come antinfiammatori/analgesici sintomatici e l’associazione di Curcuma longa, Glycyrrhiza glabra e Boswellia serrata come azione antinfiammatoria di fondo.

Gli estratti della Cannabis sativa si sono dimostrati utili nella riduzione della frequenza degli attacchi e nella sua scomparsa riportate rispettivamente nel 19,8% e nell’11,6% dei pazienti trattati secondo una revisione retrospettiva della letteratura che ha coinvolto 121 pazienti (Rhyne, 2016).

Tra le piante profilattiche che agiscono come prevenzione della ricorrenza degli episodi emicranici troviamo un consolidato utilizzo del Tanacetum parthenium oltre che di altre piante quali la curcuma, il farfaraccio, il limone e il coriandolo.

I criteri di selezione delle piante utili per i pazienti con cefalea tensiva sono il meccanismo d’azione miorilassante, antinfiammatorio e analgesico. Per i pazienti con emicrania invece il meccanismo d’azione da selezionare è più dettagliato e distinto dalla gestione dell’episodio acuto e dalla profilassi nella manifestazione cronica.

Per la fase acuta è necessario che i principi attivi contenuti nel fitocomplesso delle piante agiscano in maniera sinergica sui recettori per la serotonina 5HT tipo 1 e antagonizzino invece i recettori 5HT tipo 3 per contrastare la nausea. L’interazione ricercata invece nel trattamento profilattico è l’antagonismo con i recettori per la serotonina del tipo 5HT2. Altri importanti requisiti sono l’aumento del livello di endorfina, l’assenza di interazione con l’acetilcolina e la noradrenalina e la bassa incidenza di effetti avversi (Lopresti, 2020; Ferrara, 2019).

Ginkgo biloba è un’altra pianta nota fin dall’antichità e usata per i suoi effetti sul microcircolo cerebrale. Ora ne viene estratta la frazione fitosomiale ginkgolide B, che, associata a vitamina B2 e coenzima Q10, ha portato a un integratore per la prevenzione dell’emicrania.

La scelta delle sostanze associate al ginkgolide ha un preciso razionale: la vitamina B2 migliora il funzionamento dei circuiti implicati nella regolazione della soglia dolorifica e il coenzima Q10 riduce la formazione di radicali liberi, con un’azione sinergica a quella dello stesso ginkgolide B. Ma il suo punto di forza sarebbe l’antagonismo per il cosiddetto PAF, il fattore di aggregazione piastrinica.

Nell’imminenza di un attacco emicranico, infatti, i vasi meningei rilasciano CGRP, peptide che provoca vasodilatazione e infiammazione, stimolando contemporaneamente pareti vasali e piastrine a rilasciare PAF, che prepara il terreno al vero attacco operato dal CGRP. Il CGRP va così a stimolare il ganglio trigeminale che libera i segnali dolorosi che innescano l’attacco. Ma perché ciò accada, i neuroni trigeminali devono essere stati sensibilizzati all’azione del CGRP dal PAF e, se il ginkgolide lo impedisce, la cascata di eventi viene bloccata.

Fonte: https://www.medicinaintegratanews.it/fitoterapia-integrata/



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