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I Mai Mai si preparano all'offensiva nel Nord Kivu, Congo

05/04/09

Giorgio Trombatore descrive la situazione umanitaria nel Nord Kivu in Congo

UN giorno di Follia nel Cuore del Congo, Se questo non è l’inferno cosa è ?
Giorgio Trombatore

Probabilmente neanche la fantasia di Joseph Conrad avrebbe potuto creare una trama cosi’ spaventosa come quella che sta avvenendo in questi giorni a Chambucha nella regione del Nord Kivu.

Un collega di Medici senza frontiere mi aveva avvertito che la situazione nel Nord Kivu era diventata insostenibile. I rapporti della Monuc e delle agenzie umanitarie confermavano che nella zona del distretto di Chambucha un grosso numero di soldati si stava organizzando per colpire i ribelli Hutu asseragliati nella foresta.
Decisi quindi di volere assolutamente constatare con i miei propri occhi quello che stava succendendo laggiù a soli 87 Km di distanza dalla ridente città di Bukavu .




Ho impiegato quasi 8 ore di macchina per coprire poco meno di novanta chilometri.
Una strada impervia che attraversa per lunghi tratti la giungla equatoriale dove ancora è possibile trovare gli ultimi gorilla .
Un santuario di una bellezza sconvolgente nel cuore di uno dei più grandi disastri umanitari.
Lungo il tragitto ho trovato solo un check-point ad una ventina di chilometri da Bukavu.
Il check-point era gestito da soldati dell’armata congolese ma era chiaro che tra loro c’erano molti ex soldati che avevano combattuto per il Generale Nkunda.
La loro divisa a chiazze e la tipica appartenenza all’etnia Tutsie completavano il quadro.

Dopo un viaggio estenuante raggiungo Chambucha un piccolo villaggio nel cuore della foresta congolese del Nord Kivu.
Un gruppo di una fazione di guerriglieri Mai Mai mi da il benvenuto all’ingresso della città.
Sono giovanissimi , già quasi tutti ubriachi nelle prime ore del pomeriggio.
Il più grande di loro mi grida qualcosa e fa cenno con il fucile di passare.
Sono gruppi Mai Mai che rispondono agli ordini del generale Delfin, di Simba, di Jil e del gruppo di Kirikisho.

Sono milizie nazionaliste per lo piµ giovanissimi, che nella vita non hanno fatto niente altro che portare un AK in spalla.

Mi reco subito nell’ospedale di Chambucha.
Vengo accolto dal capo sanitario un dottore congolese di nome Isacco.
E’ felice di vedere un Muzungu da queste parti in un momento cosi’ critico.
Mi dice che le truppe del governo congolese della FARDC sono presenti e sono accampati appena fuori città.La città è in mano ad un gruppo eterogeno di milizie Mai Mai che insieme alle forze congolesi difendono il territorio da possibili attachi di estremisti Hutu .

In realtà il dottore mi dice che la popolazione sta vivendo momenti drammatici. Le truppe congolesi e le truppe Mai Mai non ricevono da mesi la paga ed il cibo.
La popolazione locale è costretta a pagare un tributo per raggiungere i campi mentre Mai Mai e truppe congolesi controllano l’uscita del villaggio e impongono il pedaggio.
Chi riesce a pagare il pedaggio per raggiungere i propri campi deve fare i conti con le truppe Hutu che asseragliati nella foresta attendono l’arrivo dei civili.
Le donne vengono sistematicamente stuprate.
Non c’è via di scampo. Chi rimane in città subisce le angherie dei Mai Mai e delle truppe congolesi chi decide di prendere la via della foresta deve fare i conti con gli Hutu.

Per le donne è un dramma infinito. Alcune dopo essere state stuprate rimangono intrappolate nelle mani delle milizie che ne fanno uso a piacimento.



Visito l’ospedale, stranamente c’è poca gente.
Nella prima sala c’è un ragazzo di sedici anni un Mai Mai.
Ha una grossa ferita alla gamba un colpo di fucile.Ha camminato tre giorni con la pallottola per raggiungere l’ospedale.
Il suo sguardo è perso nel vuoto.
Ha perso molto sangue.Giace in una stanzetta calda piena di insetti in attesa di cure.
Isacco mi porta nella stanza accanto.
Ci trovo una ragazza con in braccio un bambino. Entrambi hanno ricevuto una pallottola.La donna è stata colpita al braccio ed il bambino di striscio nel gomito.
Mi guardano entrare non dicono niente.
La donna si lascia spogliare dal dottore mentre io faccio delle foto e la riprendo con la mia telecamera. Dico alla donna questo è perchè la gente sappia, ma a lei non interessa.
Accanto alla donna c’è un uomo della mia età ;
Ha 38 anni mentre era su una palma intento a raccogliere i frutti un gruppo di Hutu di passaggio nella foresta gli hanno intimato di scendere.
Il giovane è sceso ma preso dal panico ha incominciato a correre. I suoi aguzzini gli hanno sparato colpendolo nella schiena.
L’uomo cade per terra e sembra senza vita. I ribelli neanche si degnano a verificare se sia morto o se sia vivo. Soddisfatti di avere abbattuto una bestia proseguono oltre.
Il poveretto mi mostra la nuda schiena con una ferita che lo taglia in due parti.
Isacco, il dottore, mi dice per poco non prendevano la spina dorsale .
Esco dall’ospedale e mi dirigo verso il centro del paese.
Ovunque ci sono truppe Mai Mai.
I soldati sono ovunque. Giocano a carte o fumano sigarette.
Mi guardono divertiti , qualcuno mi fa cenno di raggiungerli altri semplicemente mi osservano con freddo distacco.
Non si vedono molti bianchi da queste parti sopratutto in questo momento di grande tensione.


Raggiungo un gruppo di sfollati.
Sono tanti , vedo molti bambini tra di loro.
Questo gruppo è giunto da una località che si chiama Karetete.
Mi dicono che si sono spostati non appena le forze della Fardc hanno abbandonato le loro postazioni. Hanno paura degli Hutu ma anche qui a Chambucha non si sentono sicuri.
Mi dicono che la sera è pericoloso girare. I soldati sono ubriachi e litagno spesso con la popolazione civile. Le donne sono le più colpite.
I casi di stupro non si contano.

Dopo aver incontrato diversi sfollati torno all’ospedale.
Il Dottore Isacco è ancora al lavoro.
Mi chiede di seguirlo al « Nutrition Center »dove i bambini malnutriti vengono assistiti.
Le madri per lo più sono giovanissime che hanno subito violenza mentre raccoglievano la legna nei boschi oppure donne che sono state schiavizzate dai soldati.
Stanno stipate in una stanzetta buia.
Li in mezzo a loro c’è qualche bambino con seri problemi di malnutrizione.
Mi portano una bimba di quasi tre mesi che ha perso circa un chilo e mezzo nelle ultime settimane. La piccola viene adagiata su un tavolo, pesa poco più di due chili e mezzo. Sembra senza vita, eppure non molla è attaccata alla vita.
Sua madre una ragazza di sedici anni è seduta più in la. Sembra disinteressata alla bambina. Anche lei a sua volta ha subito una violenza sessuale.
Chiedo al dottore « se pensa che la piccola possa farcela ».Mi risponde di si’, la piccola risponde bene alle cure, dovrebbe farcela.
Non vorrei essere melodrammatico ma è la vittoria sulle tenebre della vita, tenebre che hanno avvolto il Nord Kivu e che hanno trascinato questa regione in un vortice di morte ed incredibile violenza .
Il giorno dopo lascio Chambucha per rientrare a Bukavu.
Stranamente il viaggio procede senza intoppi ed in meno di cinque ore copro la distanza.
I Mai Mai, gli Hutu, I Banyamulenge sono spariti , come se fossero storie che si leggono in libri meravigliosi come “Heart of Darkness” ma invece sono li quei fantasmi a soli una novantina di chilometri.


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