Gian Maria Mossa: relazione private banker-cliente, l’evoluzione nell’intervista all’AD
Banca Generali: l’importanza di costruire relazioni non solo di fiducia ma anche di lungo periodo con il cliente nella vision dell’AD Gian Maria Mossa, intervistato dal “Corriere della Sera”.
“Fai forza su una relazione di lungo periodo, su un modello che non si basa sul mordi e fuggi, per creare valore oltre al patrimonio finanziario, quindi anche all’impresa”: Gian Maria Mossa spiega al “Corriere della Sera” come Banca Generali stia entrando in una “nuova fase del concetto di protezione patrimoniale”.
Gian Maria Mossa: Banca Generali proiettata a un livello superiore di consulenza allargata, globale
Quella che emerge dall’intervista del “Corriere della Sera” a Gian Maria Mossa in merito all’opa lanciata su Intermonte è anche la centralità riconosciuta al cliente e l’importanza di creare una relazione di valore. “Noi siamo diventati quello che siamo perché abbiamo costruito relazioni molto forti, di lungo periodo, tra il nostro banker e il cliente di riferimento”, osserva infatti Gian Maria Mossa. “Ci rendiamo conto che sempre più spesso l’imprenditore ha bisogno di essere accompagnato, in una logica di protezione, a ragionare in modo più ampio sull’azienda e riuscire a internalizzare le competenze in quest’ambito ci porta a un livello superiore di consulenza allargata, globale”: per Banca Generali quindi è indispensabile che il banker sia anche in grado di costruire un rapporto di lunga data, oltre che di fiducia, arrivando a superare quella dimensione del “mordi e fuggi” che, secondo l’AD, è il limite di alcuni operatori nel capital market.
Gian Maria Mossa: la nostra relazione nasce da esigenze di protezione e di valorizzazione del patrimonio ed evolve
L’idea di dare una continuità alla relazione è “il concetto su cui facciamo leva, persone di fiducia, a fianco del cliente, nel lungo periodo”, ricorda Gian Maria Mossa. “Siamo convinti che in un contesto come questo ci sia bisogno di capitali per le imprese e c’è bisogno di affiancare l’imprenditore nel momento di affrontare scelte di governance, di passaggio generazionale e di innovazione”: internalizzare alcune capabilities, sottolinea l’AD in riferimento all’operazione su Intermonte, rende “più solido tutto il progetto”. Di base c’è anche la consapevolezza della necessità di guardare e proiettarsi sempre più nel futuro in un contesto che evolve di continuo: “Tipicamente, le banche commerciali hanno prestato soldi agli imprenditori o li hanno accompagnati in operazioni di finanza straordinaria e questi imprenditori hanno successivamente lasciato i loro averi al private banking della banca. La nostra relazione invece nasce da esigenze di protezione e di valorizzazione del patrimonio e sfocia estendendo queste competenze a una gestione integrata dell’impresa che è una parte significativamente rilevante del patrimonio. Qui si stanno proprio cambiando i ruoli”. Fare forza su una relazione di lungo periodo, su un modello che non si basa sul mordi e fuggi, per creare valore oltre al patrimonio finanziario, quindi anche all’impresa è la direzione che persegue Banca Generali con l’opa su Intermonte. “Ed è anche una risposta a tutti quei bankers che cercano l’indipendenza per poter servire al meglio tutti i loro clienti-imprenditori”, ribadisce Gian Maria Mossa al “Corriere della Sera”.
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