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Comunicato Stampa

Genocidio, resistenza e propaganda: il Professor Banchio denuncia il conflitto israelo-palestinese in un'intervista esclusiva

Le parole del Professor Banchio non lasciano spazio a interpretazioni: il conflitto israelo-palestinese è, per lui, la pagina più scura della storia contemporanea, segnata da crimini internazionali e da una propaganda che distorce la realtà.

CentroStudiRoma - In un'intervista esclusiva, il Professor Banchio, Post Dottore in Globalizzazione e Diritti Umani presso l'Università Mediterranea, ha lanciato accuse gravissime contro Israele e i suoi alleati, definendo le recenti dichiarazioni di Trump e Netanyahu un annuncio di genocidio. Con parole forti e senza mezzi termini, il professore ha descritto la situazione a Gaza come un crimine contro l'umanità, denunciando non solo le azioni militari, ma anche il supporto politico ed economico internazionale con un ruolo davvero sfortunato e complice dell'Unione Europea, che, a suo dire, ha permesso il perpetuarsi di questa crisi. Le sue dichiarazioni, che toccano temi come la detenzione arbitraria, gli sgomberi forzati e la resistenza palestinese, offrono una prospettiva cruda e controversa su un conflitto che continua a dividere il mondo.

"Immaginate Hitler che annuncia in conferenza stampa lo sterminio degli ebrei," ha dichiarato il Professor Banchio. "È esattamente ciò che Trump e Netanyahu hanno fatto, annunciando la loro intenzione di svuotare Gaza, di espellere un milione e mezzo di palestinesi dalle loro terre. Questo è un autentico crimine contro l'umanità."
Secondo il professore, questo piano non è una novità, ma la conseguenza di anni di supporto militare, economico e politico da parte di Europa e Stati Uniti verso Israele. "Questo è sempre stato il piano: eliminare il popolo palestinese e occupare illegalmente le loro terre per scopi economici strategici. Ora, più che mai, dobbiamo stare con la Palestina e fermare questi criminali che si credono i padroni del mondo."

La politica di annientamento dello spirito palestinese

Il Professor Banchio ha poi denunciato la politica israeliana nei confronti dei palestinesi detenuti, descrivendola come un tentativo di annientare il loro spirito. "La politica è principalmente quella di schiacciare lo spirito palestinese, non ha nulla a che fare con la sicurezza," ha affermato. "Se guardiamo alla metà della popolazione maschile, vedremo che la maggior parte è stata detenuta sotto la cosiddetta detenzione amministrativa e tribunali militari, dove il tasso di condanna è del 99%. Organizzazioni per i diritti umani come B'Tselem hanno descritto questi luoghi come 'benvenuti all'inferno', trasformati in campi di tortura, omicidio e abuso sessuale."
Il professore ha inoltre sottolineato la disparità nel linguaggio utilizzato dai media: "Quando si parla degli israeliani, si usano termini come 'ostaggi', mentre i palestinesi sono definiti 'prigionieri'. Questo crea l'impressione che siano criminali condannati in tribunale, il che non è vero. Israele, dall'inizio dell'occupazione, ha detenuto 800.000 palestinesi, più del 20% dell'intera popolazione e quasi la metà della popolazione maschile."

L'illegittimità degli sgomberi forzati

Banchio ha definito gli sgomberi forzati "un'assurdità illegale". "Si parla di pulizia etnica, ma è peggio. È uno spostamento forzato, un incitamento a commettere spostamento forzato, che è un crimine internazionale nel contesto di un genocidio. Questo rafforza la complicità nei crimini che Israele ha commesso negli ultimi 15 mesi e prima. La comunità internazionale è composta da 193 stati, ed è ora di dare agli Stati Uniti ciò che cercano: l'isolamento."

La resistenza palestinese e la gioia della sopravvivenza

Nonostante la devastazione, il Professor Banchio ha evidenziato la resilienza del popolo palestinese. "Non possono uccidere per esistere, Non possono trasformare il peggior e più crudele genocidio visto finora sulla loro strada verso la legittimità perché non possono bombardare tutto ciò che incontrano per creare una realtà," ha dichiarato. "Vediamo il popolo tornare alle loro case distrutte, c'è una gioia potente nell'aver resistito a chi diceva che non sarebbero mai tornati. I prigionieri palestinesi vengono liberati, anche se ne arrestano cento altri lo stesso giorno. C'è ancora gioia, forza, resistenza, il desiderio di libertà. La gioia è resistenza, e la resistenza è gioia, anche tra le macerie, anche nella cenere. Nonostante il mondo imperiale sia contro di loro, con tutte le armi e il silenzio dei paesi arabi, i palestinesi sono ancora qui, resistendo."

Una guerra persa e la propaganda criminale

"È chiaro che Israele ha perso più di una guerra," ha concluso il professore. "Come ha recentemente detto il regista e produttore Mel Gibson, sono stati messi a nudo e tutti sanno chi sono e cosa hanno cercato in tutti questi anni dalla loro creazione artificiale nel 1948. In queste ore, la propaganda criminale si è scatenata per addossare ai palestinesi nella Cisgiordania occupata tutte le colpe preventive per un cessate il fuoco che i terroristi israeliani stanno tentando di sabotare in ogni modo. Nessuno fa notare che Israele non ha mai smesso di sparare, uccidendo centinaia di palestinesi. Basterebbe mostrare un bambino ferito dai raid a Hebron per capire che Israele continua a sparare sui bambini palestinesi. Invece, i media continuano a giustificarli.”

Le parole del Professor Banchio non lasciano spazio a interpretazioni: il conflitto israelo-palestinese è, per lui, la pagina più scura della storia contemporanea, segnata da crimini internazionali e da una propaganda che distorce la realtà. Nonostante la devastazione e l'oppressione, il professore ha voluto sottolineare la resilienza del popolo palestinese, la cui gioia e resistenza rappresentano una luce di speranza tra le macerie. Tuttavia, la sua denuncia non si ferma qui: Banchio chiama in causa la comunità internazionale, esortandola a prendere una posizione chiara contro quello che definisce un "genocidio". Le sue dichiarazioni, gettano una luce cruda e controversa sul conflitto israelo-palestinese, alimentando il dibattito internazionale necesario sulla situazione a Gaza e spingendo tutti a riflettere sul ruolo della giustizia e dei diritti umani in un mondo sempre più polarizzato.

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