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Comunicato Stampa

FASHION GRADUATE ITALIA 2024: la Scuola di Moda IED presenta con Future Starts Slow le ultime proposte dei suoi fashion designer

Il best of dei diplomati in Fashion Design dell’Istituto Europeo di Design sfila per l’evento di Piattaforma Sistema Formativo Moda.

Daniele Venturelli. Instagram: @danieleventurelliphoto, fonte IEDLa Scuola di Moda dell’Istituto Europeo di Design ha partecipato oggi pomeriggio con il fashion show FUTURE STARTS SLOW alla decima edizione di Fashion Graduate Italia di Piattaforma Sistema Formativo Moda. Oggi IED Moda in Italia – a Milano, Cagliari, Firenze, Roma, Torino e a Como con l’Accademia Aldo Galli – raggiunge nel complesso più di 2.300 studenti considerati i due livelli Undregraduate e Postgraduate e i corsi Lifelong Learning. Una volta completato il percorso di studi, il tasso di placement raggiunge il 90% su tutto il Gruppo IED.

“La Fashion Graduate Italia festeggia dieci anni di racconti visivi, dibattiti, workshop e talks. Lo scopo principale resta quello di fotografare il presente e di alimentare il domani: il panorama delle scuole italiane oggi dialoga con quello internazionale, generando reciproche opportunità. Con la sfilata Future Starts Slow, IED continua a parlare di Futuro perché questo rimane l’obiettivo temporale principale di chi si occupa di formazione. L’Istituto Europeo di Design ritaglia inoltre in questa occasione la possibilità di raccontare le sue sedi nazionali attraverso una trasversalità di linguaggi che caratterizza i diversi genius loci” - commenta Olivia Spinelli, Vice Presidente Piattaforma Sistema Formativo Moda e Head of Fashion School IED Milano.

In passerella sono otto i diplomati in Fashion Design che si sono alternati con le proprie capsule collection ad espressione del talento creativo di tutta la Scuola: Maria Bruni con Dritto Filo; Leonardo Fizialetti con Abitanti; Marco Servedio con 3k; Caterina Magni con Corpo Vestito; Matteo Gagliano con Circadian Rhythm; Linda Moro con Natural Phenomena; Alexia Sedda con Eclissi e Adele Domini con Object. Le collezioni presentate - uomo, donna e genderless - sono una fotografia dello stato attuale della moda, una visione personale ma anche filtrata dai cambiamenti che si avvicendano nella vita di ogni individuo. Al centro di ogni progetto ritroviamo sempre la persona: l’abito si aggiunge, affianca il singolo, lo veste ma il focus resta sempre la sua interiorità. Un invito inoltre a rallentare, quello di Future Starts Slow, che pone l’attenzione anche sul recupero di materaili, su un ritrovato ritorno all’artigianalità, come una produzione sostenibile richiederebbe.

LE CAPSULE COLLECTION DI FUTURE STARTS SLOW
Dritto Filo di Maria Bruni, una capsule che esplora un racconto, l’idea di collegare ciò che è artigianale e fatto a mano con il cartamodello, il manichino, il tessuto, l’ago e il filo. Un percorso che punta i riflettori su due mondi: la modellistica e la sartoria.

Object di Adele Domini vuole superare un presente impersonale, rifiuta i significati imposti e torna all’essenza pura delle cose. La creatività individuale diventa essenziale per creare valori e linguaggi, ridando vita agli oggetti come forme indefinite da reinterpretare secondo molteplici prospettive. I capi nascono da uno studio di forme geometriche bidimensionali, inizialmente prive di significato, il cui vero valore emerge quando vengono indossate.

Abitanti di Leonardo Fizialetti nasce dalla volontà di indagare e raccontare il rapporto che si crea tra le persone e gli oggetti personali che custudiscono la propria memoria. La collezione si focalizza sull’ambiente della casa e sull’equilibrio del rapporto che si crea con quest’ultima: emulando la forma degli elementi propri delle abitazioni, dai drappeggi dei tendaggi a quella dei vestiti poggiati e accumulati sul corrimano delle scale, alla biancheria nei cassetti in attesa di essere indossata.

Circadian Rhythmn di Matteo Gagliano è una collezione onirica, un omaggio al notturno, a ciò che prende vita quando si fa buio, in un viaggio per luoghi “improbabili” accompagnato dal ritmo ancestrale circadiano. Il damasco e la lana di pecora grezza, ossia l’interno e l’esterno del cuscino, simbolo del sonno, si fondono per creare capi, giacche e canotte. Un’ode all’intimità delle camere da letto, alle coperte che diventano abiti, ai travestimenti notturni, un’occasione per raccontare le energie inafferrabili della notte, che alle luci dell’alba svaniscono in un ricordo, come un sogno.

Corpo Vestito di Caterina Magni porta in passerella la classicità che si sgretola creando forme nuove per far emergere la bellezza autentica di un corpo liberato, attraverso abiti che si adattano al corpo. Il risultato è la progettazione di abiti che non costringono il corpo in forme innaturali ma si adattano ad esso. La sfida è quella di utilizzare un tessuto non elastico che ha già una sua struttura: il denim. Il denim come forma nuova del corpo nasce dal superamento della forma classica marmorea. Il rapporto tra corpo e tessuto viene indagato attraverso le manipolazioni tessili, fissando le tracce dei nostri comportamenti quotidiani nel denim, simbolo di contemporaneità.

Natural Phenomena di Linda Moro nasce dal concetto di metamorfosi che rappresenta il mutamento perpetuo presente in ognuno individuo. La falena bianca rappresenta, infatti, nell’antichità la continua ricerca di una luce radiosa da seguire fino alla fine. Questa collezione si rivolge a coloro che non cercano solo indumenti ma un riflesso del proprio percorso (viaggio).

Eclissi di Alexia Sedda prende vita da una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, un omaggio estetico al passato e una riflessione sulla nostra relazione con il tempo e la memoria. Adottando un approccio minimalista e narrativo, la collezione cerca la purezza e la semplicità, rigettando la complessità e l’eccesso di informazioni a cui siamo sottoposti giornalmente, per una ri-connessione all’essenza delle cose. Ogni capo è progettato per valorizzare la forma naturale del corpo, eliminando dettagli superflui e puntando su tagli e cuciture minimali. L'incontro tra tessuti e la morbidezza del corpo è il fulcro della collezione, che esprime una femminilità sussurrata, mai esagerata.

3K di Marco Servedio nasce dai concetti Kitanai (sporco), Kiken (pericoloso), Kitsui (esigente). L’essenza di questa collezione workwear, ma potenzialmente indossabile da chiunque, nasce dalla definizione giapponese dell’operaio. La sua ideazione fiorisce nell’ambiente famigliare del designer, influenzata sopratutto dal lavoro del papà operaio, e offre la possibilità di riflettere sui rischi connessi al lavoro e sull’importanza della prevenzione. L’abbigliamento da lavoro, come le uniformi, presenta di solito scarsa attenzione alle tipologie di fisicità ed è poco funzionale rispetto alla mansione svolta, in termini di aderenza al corpo e di mobilità, di resistenza alle abrasioni e di impermeabilità. 3K impiega tessuti tecnici (Majotech) dalle alte funzionalità performative, resistenti alle abrasioni e all’acqua, traspiranti e dunque adatti ad ogni stagione, doppiamente protettivi contro gli agenti atmosferici. Guardando all’innovazione e alla sostenibilità, grazie all’inserimento di batterie e pannelli fotovoltaici in punti strategici in grado di alimentare dei led, i capi autoproducono la luce necessaria, ricaricandosi di giorno e attivandosi durante la notte per garantire maggiore sicurezza e visibilità agli operai.

LA SCUOLA DI MODA IED
Nel 1983 IED apre a Roma il primo Dipartimento di Moda in piazza Colonna: questa esperienza darà il via all’apertura della Scuola di Moda vera e propria, a Milano nel 1986 e progressivamente in tutte le altre sedi IED. Oggi la Scuola di Moda IED in Italia – a Milano, Cagliari, Firenze, Roma, Torino e a Como con l’Accademia Aldo Galli – raggiunge nel complesso più di 2.300 studenti considerati i due livelli Undregraduate e Postgraduate e i corsi Lifelong Learning. Sul totale la percentuale di studenti stranieri raggiunge sui master quasi il 50%, mentre la media su tutti i segmenti è del 30%. All’estero la Scuola è presente in Spagna, nelle sedi di Barcellona, Bilbao e Madrid. Il percorso di formazione, secondo il modello IED, unisce la teoria alla pratica e ad attività laboratoriali, con la presenza di docenti professionisti del settore e un legame stretto con il mondo dell’industria e del lavoro. Per i diplomandi, ogni anno IED attiva la Career Fair, evento di recruiting durante il quale i partecipanti hanno la possibilità di effettuare colloqui, presentarsi, mostrare il proprio cv e portfolio con relativi progetti alle aziende presenti. Una volta completato il percorso di studi, il job placement supera l’80% in Italia e raggiunge il 90% su tutto il Gruppo IED. Dall’anno accadeemico 2024/25, IED ha introdotto anche le Lauree Magistrali (Diploma Accademico di Secondo Livello) a Firenze in Textile Design (lingua inglese) e a Milano in Responsible Fashion Design (lingua inglese). I nuovi corsi presentati al Mur - Ministero dell’Università e della Ricerca - sono stati progettati sulla più ampia visione del manifesto DesignXCommons cioè la progettazione applicata ai beni comuni (commons). Il nuovo segmento di Lauree magistrali, al di là delle declinazioni tematiche tecniche, si basa in forma trasversale sul concetto del bene comune.

Licenza di distribuzione:
Photo credits: Daniele Venturelli. Instagram: @danieleventurelliphoto, fonte IED
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Marketing Journal
Responsabile account:
Mariella Belloni (Vicecaporedattore)
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