EDITORIA
Comunicato Stampa

Doron Velt, autore di "Il commissario e l'Amor Sacro" racconta la sua opera d'esordio.

19/11/24

Pubblicato per l'editore Giovane Holden, il romanzo d'esordio di Doron Velt è un testo di narrativa potente e viscerale, disponibile nelle maggiori librerie e su tutti gli stores digitali.

Immagine di copertina del romanzo Dietro lo pseudonimo di Doron Velt si cela un autore dalla visione artistica unica, che in questa intervista con Liquidarte svela i retroscena della sua opera d’esordio “Il commissario e l’Amor Sacro” (Giovane Holden Edizioni), la genesi dei suoi personaggi e il senso ultimo di un racconto che parla al cuore e alla mente dei lettori in cerca di significati più elevati.

1. Buongiorno Doron, grazie per aver accettato di scambiare qualche chiacchiera con noi di Liquidarte. Eugenia, uno dei protagonisti del suo esordio letterario, è un personaggio affascinante e misterioso, che ha un potere tanto eccezionale quanto pericoloso. Quando ha iniziato a lavorare su questo personaggio, che cosa desiderava trasmettere di lei, e ha cercato ispirazione in qualche figura reale o leggendaria?
- Eccezionale e pericoloso. È corretto. Poteri personali con cui è molto difficile convivere e che, in qualche modo, è difficile sopportare. Il testo del mio libro ne dà conto in diversi passaggi. La diade letteraria Bruno Delano/Eugenia Horvat rimanda alla coppia spirituale, una realtà ben presente, nonché dimenticata, dell’esoterismo occidentale. Due metà di un Uno che già esistevano prima del primo minuto del tempo. Il Rishi dei tempi vedici Agastya e la sua sposa Lopamudra, che si proponevano, in qualche luogo dell'India meridionale, la trasformazione del corpo fisico, la sua trasfigurazione in Luce. Maria Maddalena, sposa spirituale e certamente anche fisica di Gesù, "vede" per prima il Cristo risorto, perchè lei sola poteva "vedere". Maddalena non perchè della città di Migdal in Galilea ma perchè nominata come "torre" (Migda-El, la Torre di Dio) dagli altri apostoli e, mi piace credere, da Gesù stesso. Solo dalla torre si possono vedere gli orizzonti più lontani, ciò che gli altri non vedono. Era il modo di dirle: Tu sei la veggente. E di riconoscerne la grandezza. Il lettore che lo desidera potrà setacciare la rete e trovare moltissimi altri esempi nella storia dell’umanità, sino a casi molto recenti, diciamo negli ultimi due secoli.

2. Il ritmo narrativo di Il commissario e l’Amor Sacro alterna momenti d’azione pura a pause più introspettive e riflessive. Come è giunto a scegliere questo equilibrio nella struttura del romanzo, e cosa spera che i lettori percepiscano attraverso questi cambi di ritmo? Per lei, in qualità di lettore, è più importante che il libro scorra via tra le mani, oppure che, i lettori, possano ricavarne messaggi profondi?
- Forse senza volerlo ho cercato qualcosa di simile a ciò che avviene nella struttura musicale, dove spesso si alternano il lirico e il drammatico, l’ordinario, il caotico e il disperato mettendo in scena spesso come attore principale il silenzio, che è vera e propria notazione musicale. La “pausa”, che determina la misura e la qualità del silenzio e quindi dei suoni che lo precedono e lo seguono. Credo, per rispondere alla domanda, che soprattutto in un mondo gridato e di superficie come quello in cui viviamo, conti solo la profondità, la “possibilità” di poter essere profondi. Secondo l’esoterismo ebraico tutto nasce dall’abisso. “L’ abissale, il profondo, è l’inizio di tutto” dice lo Zohar, un antico testo sapienziale. È solo calandoci in lui, nel profondo, che possiamo “salire” in termini spirituali. Il piacere della lettura, il libro che scorre via tra le mani, sono in sé concetti assolutamente riduttivi.

3. A proposito delle descrizioni di “Il commissario e l’Amor sacro” , analizzandole in modo puntale si ricavano dettagli molto concreti ed espliciti, ma spesso carichi di valore simbolico e perciò implicito. Come si è avvicinato a questo stile quasi pittorico? La rappresentazione simbolica è sempre stata una sua cifra stilistica, o è un elemento che è maturato attraverso questo progetto?
- È uno stile che nasce dalla inevitabile relazione tra le visioni di Eugenia, pittoriche e plastiche, sempre e sempre profondamente simboliche come per ogni veggente, e il resto del reale: la città di Milano, le varie scene del mio romanzo, le indagini del commissario.

4. Le tradizioni mistiche come la cabala sembrano avere un ruolo importante nel tessuto dell’opera. Qual è il suo rapporto con queste tematiche e come è riuscito a integrarle senza appesantire la trama?
- Un ruolo centrale. Direi l’ebraismo come appartenenza, più che le sue tradizioni. Come noto l’ebraismo è una questione eminentemente razziale. Si è ebrei solo nascendo ebrei. Per ragioni che i Rabbini spiegano molto bene è sufficiente nascere solo da madre ebrea per essere, integralmente e senza riserve, ebrei. La Cabala chiarisce che anime ebree possono tuttavia in determinati casi nascere in corpi non ebrei. Con tutto quello che ne consegue. È il caso, come risulta chiaro sin dal primo capitolo al lettore, del commissario Delano e di Eugenia.

5. Nel romanzo intreccia elementi di filosofia e spiritualità con il genere noir. Come riesce a mantenere un equilibrio tra questi elementi? Che consiglio darebbe ad altri autori che desiderano esplorare questa stessa combinazione di generi? Inoltre, la spiritualità sembra essere un elemento vitale nella sua visione del mondo. Come influisce sulla sua scrittura e sul suo processo creativo? Sente che la spiritualità in qualche modo arricchisce e guida il suo lavoro?
- Il noir tratta in fondo sempre un tema: il Male. La sua esistenza, il suo ruolo nel mondo. Che è poi “il” tema: noi e l’Universo.In fondo criminale e vittima, Male e Bene, luce e ombra, meraviglioso e orrendo, colpa e rimorso, colpa e responsabilità universale, colpa e redenzione, possono essere letti correttamente solo attraverso una lente “spirituale.” Di cui l’autore deve dotarsi per poter essere significativo.

6. Lei è un architetto, un mestiere che richiede precisione e progettazione. Come questa esperienza professionale si è trasferita nel suo approccio alla scrittura? Ha notato somiglianze o differenze tra costruire un’opera architettonica e costruire una storia come Il commissario e l’Amor Sacro? Ha avuto difficoltà a dividersi tra la scrittura e il lavoro?
- Ho sempre lavorato come architetto. Ereditando lo studio paterno. Avrei invece dovuto fare un altro lavoro, certamente legato alle parole e alla scrittura. Le ragioni di questa storia meriterebbero un libro a parte, che tanto vorrei scrivere. L’architettura è un fatto di misura e geometria, di peso quasi intollerabile degli edifici e delle sue fondamenta, di spazi limitati e non fluidi. L’esatto contrario di tutto ciò che ha a che fare con lo “spirituale”. Le analogie tra la progettazione di un edificio e di qualcosa come un racconto o un romanzo si arrestano quasi subito, per divergere radicalmente. Nei tempi biblici la pratica dell’architettura era vietata (esattamente: vietata e per decreto politico-religioso) agli ebrei, che dovevano incaricare stranieri circa ogni pratica costruttiva. Ho sempre visto la cosa come simbolica in relazione alla mia storia personale.

7. L’opera è complessa e carica di temi. Ha già idee per nuovi progetti? Esplorerebbe ancora le tematiche di Il commissario e l’Amor Sacro, o si sente pronto a percorrere nuove strade?
- Attualmente sto completando una raccolta di racconti che ho organizzato in sezioni o stanze, chiamati polittici. Dunque il polittico dell’Amore, quello del Mistero, quello della Donna, il polittico del Corpo, ecc. Il libro uscirà, spero, nel 2025 e completerà in qualche modo il lavoro. La raccolta si apre con una invocazione all’Angelo Pahaliah, rimandando a “Il commissario e l’Amor sacro”, testo che è dedicato a questo Angelo, oltre che a Eugenia. “Il commissario e l’Amor sacro” è un testo volutamente breve, una brevità inusuale che mi ha fatto ricevere osservazioni da alcuni lettori. Il centro di tutto è l’indicibile luogo abitato da Delano ed Eugenia, da loro soli. “I polittici dell’Angelo” è un testo più lungo, quasi al doppio, i racconti sono una trentina. Il tema è sempre di ordine spirituale e, scomparsi dalla scena i due amanti e l’Amore, è lo stesso. Si svolge in vari luoghi del mondo, oltre che del tempo. Spero di essere riuscito a dare ne “I polittici dell’Angelo” questa idea di universalità nello spazio e nei secoli, in contrapposizione al carattere centripeto, supremamente intimo, della storia di Delano ed Eugenia.

8. Qual è il lettore che dovrebbe amare “Il commissario e l’Amor sacro”, e perché?
- Ho scritto che il libro si propone di spostare di un poco l’asse delle coscienze dei lettori orientandolo verso i mondi sottili, spirituali. Facendogli comprendere e sentire la realtà di questi mondi, una realtà cooperante con la nostra povera e in fondo distorta realtà. Di più: facendogli comprendere che sono in verità e oltre ogni apparenza questi mondi spirituali a precedere, a guidare e determinare il mondo materiale. Ecco, il lettore destinato ad amare i miei libri è quello che cerca dentro di sé questa comprensione, che è vocato per farlo.

11. Se dovesse attribuire a “Il commissario e l’Amor Sacro” tre – e solo tre – aggettivi, quali sarebbero?
- Quali, più esattamente, vorrei che fossero: Profondo. Meraviglioso. Vero.



Licenza di distribuzione:
Photo credits: Immagine di copertina del romanzo
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Autolibri
Responsabile account:
Aldostefano Marino (Ufficio stampa)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere