Dialoghi estivi di economia e mercati senza morale
Sono stati pubblicati due articoli molto interessanti, usciti in pieno periodo estivo (ad agosto per la precisione), che offrono l'opportunità per una riflessione che parte dall’analisi delle similitudini e offre l’agio di fare, in un secondo momento, un salutare ripasso degli elementi fondanti del capitalismo attuale. E' chiedere troppo? Sembrerebbe di no vista l'autorevolezza dei due autori che danno voce alla diffusa conversazione sul tema del capitalismo, molto discusso in rete (e non solo), senza distinzione di confini geografici
Il primo articolo è di Sergio Marchionne, A.D. di FCA e già dal titolo ("Mercati senza morale. Va ripensato il capitalismo", da un intervento alla Luiss riportato ampiamente dalla stampa quotidiana il 26 agosto) individua e sottolinea come "non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa” perché i mercati “non hanno coscienza, non hanno morale e non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è”. Ed aggiunge sinteticamente: “l’efficienza non è, e non può essere, l’unico elemento che regola la vita. C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dovere di fare i conti con la propria coscienza”. E così conclude: “gli eventi e la storia hanno dimostrato che ci reggevamo su un sistema di governance del tutto inadeguato. Soprattutto, hanno evidenziato la necessità di ripensare il ruolo del capitalismo stesso e di stabilire qual è il corretto contesto dei mercati. La forza del libero mercato in un'economia globale è fuori discussione, tuttavia il perseguimento del mero profitto, scevro da responsabilità morale, non ci priva solo della nostra umanità, ma mette a repentaglio anche la nostra prosperità a lungo termine".
Tutto questo è ampiamente condivisibile e sostenuto chiaramente anche da Gaetano Fausto Esposito, esperto di economia finanziaria e segretario generale di Assocamerestero, nel suo articolo “Capitalismo o equità” (su Milano Finanza del 17 agosto). Ecco qualche riga tratta da questo intervento che ci aiuta ad inquadrare meglio il tema: “immaginando di fare un viaggio all'indietro nel tempo, due secoli e mezzo fa si andava affermando un modello capitalistico fondato sull'interesse personale come motore della crescita e sull'esistenza di un libero mercato in espansione... Un mondo in cui l'iniziativa privata avrebbe avuto - come scrive l'economista Angus Deaton - un percorso di miglioramento costante delle condizioni di vita. Attualmente ci si sta invece orientando verso un modello di turbo-capitalismo di natura finanziaria in cui chi vince prende tutto e chi perde è condannato all'emarginazione”.
Da questi due articoli, "Mercati senza morale. Va ripensato il capitalismo" di Sergio Marchionne e “Capitalismo o equità” di Gaetano Fausto Esposito, ciò che emerge è la differenziazione tra le due visioni e riguarda il riferimento alla reciprocità.
Afferma infatti Esposito: "un capitalismo imprenditoriale civile si basa su reciprocità e valori etici che devono essere vissuti! Il mercato è uno strumento di allocazione di risorse e non di allocazione di valori etici”. E conclude: "come diceva Lubrano: una domanda sorge spontanea… Quando è che bisogna segnare un limite al capitalismo? Qual è il limite oltre il quale il profitto diventa avidità? Quando il valore per la persona deve essere prevalente rispetto alle scelte di efficienza produttiva? Non è solo un problema di affermazioni, ma anche di quanto e di quando! Diceva Danilo Longhi (past President di Assocamerestero) ‘chi predica deve prima professare!’ (…). Ed è sul professare, ossia sul dare concreta applicazione a quanto si sostiene, che alla fine rischiano di andare a frantumarsi molte delle affermazioni di chi ‘predica’ un capitalismo diverso!”.