Collettiva "6 artisti per una nuova figurazione" - Lendinara, Rovigo
Diego D'Ambrosi - Sebastian De Gobbis - Lorena Fabbri - Gianpaolo Sabbadini - Daniela Savini - Gianfranco Zenerato
Orari mostra dal 12 Novembre al 10 Dicembre 2016
Dal Mercoledì al Sabato dalle ore 16,30 alle ore 19,00
Altri giorni e altri orari su appuntamento
www.studiodartegs.it - galleriasignorini@gmail.com
Lendinara, Via G.B. Conti 38 - Palazzo Laurenti – Tel. 3480320637
Ha senso parlare oggi di una nuova figurazione, quando tutto è sovrastato dalle immagini che dalla stampa ai media assorbono ed annullano ogni genere di concetto e di poetica? Forse no, ma considerando che l’eterna disputa tra figurazione ed astrazione non esiste più, essendo l’astrazione contemporanea rinchiusa in milioni di pixel o intrappolata in mediocri materiali che annullano ogni fattore pittorico, fare figurativo oggi vuol dire impossessarsi nuovamente di un modo di fare arte, legato da una parte ad una rivisitazione di stilemi neo classici ed estetici, dall’altra ad una condivisione di poetica mirata a trasmettere quella riconoscibilità, leggibilità e bellezza che da troppo tempo mancano nell’arte contemporanea.
Ecco perché ho voluto questa esposizione ad invito, alla quale ne seguiranno altre nel corso del 2017, selezionando artisti diversi uno dall’altro, ma tutti idonei a trasmettere quello stimolo che la visione di un dipinto deve provocare.
Iniziando dalla più giovane, Daniela Savini, abruzzese di adozione mantovana, che abbiamo appena avuto il piacere di ospitare nella mostra di incisioni intitolata “Solo Puntasecca”, ci troviamo di fronte ad una ritrattistica che potremmo definire della condizione umana. I personaggi sono ritratti all’interno di ambienti di lavoro, o di svago, o tra le mura domestiche. Sono personaggi che vivono, pensano, ci guardano interagendo con il nostro modo di vivere e di agire. Gli sfondi, pezzo forte della ritrattistica di genere, sono annullati ripercorrendo altre storie con altri personaggi. Danno luogo a dipinti nel dipinto.
Lorena Fabbri, di Bologna, ci riporta a quel romanticismo denso di poesia e di silenzio. Le sue campagne, arricchite da colori caldi e sfumature sobrie, ci ricordano una certa pittura ottocentesca. Ma il ricordo subito si dissolve quando, in particolar modo nelle nature morte, la quotidianità della rappresentazione diviene attiva, energica, piena di luce. Le lame di sole che entrano dalle finestre, abbelliscono il particolare che può essere rappresentato anche da una semplice crepa sul muro. La trasparenza dei cristalli dei bicchieri o il rosso invitante delle mele ci riporta a reminiscenze giovanili.
Gianfranco Zenerato, veronese, reinterpreta la concezione del ritratto e della natura morta, inserendolo in un contesto contemporaneo in continuo divenire. La sua associazione al mondo informatico, l’inserimento di cd o di altri meccanismi elettronici nel dipinto, entrano quasi di prepotenza nelle nature morte caravaggesche o nei corpi nudi di ninfe immaginarie. Lo sfondo appare frastagliato da altri disegni o più esattamente segni, che ci riconducono alle scritture arcaiche interpretative di sapienze antiche.
Diego D’Ambrosi, trevigiano, si presenta stimolandoci con scacchiere improbabili dove le sequenze pittoriche assumono una dualità visiva e concettuale, che si trasforma in una vera e propria narrazione. Le sue citazioni, dall’arte africana al cubismo, al contemporaneo, sono impresse, in primo luogo da una eccezionale tecnica grafica. Le composizioni, distribuite all’interno di minimi spazi, assumono una leggerezza e un’armonia che le rende ora ludiche, ora concettuali. Gli omaggi ad altri artisti diventano cartoline di un diario minimo, dove la traccia segnica si trasforma in parola e il colore è suggerito dalla predilizione degli azzurri.
Sebastian De Gobbis, nato a Beirut da famiglia veneziana, vive ora a Verona.
Le sue figure femminili, alle prese con strumenti musicali, o inserite in interni, o collocate in ambienti fantasiosi, sono rappresentate in primi piani zoomati. Sullo sfondo città industriali o megalopoli urbane. Sono contraddizioni di un messaggio che vuole essere provocatorio ma anche enigmatico. L’uso dei codici numerici, negli ultimi lavori, rimanda a un Dada colorato di surrealismo. I particolari nei suoi dipinti sono numerosi, quasi grammaticali. Trasformano il dipinto in un sogno seminato di rebus.
Gianpaolo Sabbadini, di Carpi in provincia di Modena, si presenta con una figurazione tra l’onirico e il ludico. I suoi musici in parata, stilisticamente perfetti, rimandano ad una filosofia orientale dove il silenzio è protagonista. E questo silenzio Sabbadini lo propone proprio attraverso la raffigurazione di strumenti o di giochi - il flipper - dai quali il rumore – la musica – dovrebbe manifestarsi su grandi tonalità. E’ un silenzio illuminante che solo un certo tipo di pittura può offrire, e qui ne abbiamo l’esempio più concreto, sviluppato attraverso una composizione meticolosa, quasi minimalista, ma estremamente efficace.
Sei artisti quindi, con caratteristiche diverse ma legati da una forza dirompente. Se di bello vogliamo parlare, iniziamo pure da qui.
Guido Signorini
Lendinara 12 Novembre 2016
http://www.studiodartegs.it/mostre/item/1041-sei-artisti-per-una-nuova-figurazione.html
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