Anno del Serpente: al Parco Olmi di Bergamo la festa per il Capodanno Cinese
Domenica 26 gennaio si celebra anche a Bergamo, nell’area del Parco Olmi alla Malpensata, il Capodanno Cinese: secondo la cultura del grande paese asiatico sarà l’Anno del Serpente. Sarà una festa attesa e partecipata, in un contesto addobbato con decine di lanterne rosse (il colore legato per antonomasia a questo evento). A tirare le fila della manifestazione, giunta alla quinta edizione, è l’Associazione Culturale Cinese di Bergamo
Il Capodanno cinese ha una tradizione millenaria ed è l’appuntamento culturale più importante della Cina. Viene replicato in tutto il mondo per permettere ai cinesi in terra straniera di viverne l’essenza.
«Non importa dove siamo - spiegano gli organizzatori - questa ricorrenza è sempre e ovunque nel mondo un momento molto sentito che collega strettamente i nostri cuori con la madrepatria».
La cultura cinese lega il conteggio di giorni, settimane e mesi al calendario lunare. I segni sono rappresentati da animali e il 2024 appena concluso era l’Anno del Drago. All’origine ci sarebbe una leggenda con protagonisti dodici animali, impegnati a contendersi, in una sorta di competizione, la possibilità di diventare guardie del celestiale Imperatore di Giada, prossimo al viaggio verso l’aldilà. Nell’ordine, la successione prevede gli anni dedicati a Topo, Bufalo, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Maiale. Ogni dodici anni l’animale si alterna a un diverso elemento naturale (metallo, acqua, fuoco, legno, terra). Quindi un Capodanno cinese uguale a un altro si ripete soltanto ogni sessant’anni.
Quello che inizia è l’anno del Serpente, abbinato al legno. «Il Serpente - aggiungono gli organizzatori - è per noi simbolo di saggezza, astuzia e intuizione, e che il 2025 sia un periodo nel quale non manchino queste tre virtù e capacità è l’augurio che la comunità cinese della nostra provincia vuole rivolgere a tutti i bergamaschi».
Ad accogliere le autorità (annunciata la presenza della sindaca Elena Carnevali e rappresentanti del Consolato Cinese a Milano) e i cittadini nel Parco Olmi ci saranno i bambini delle famiglie cinesi residenti in Bergamasca, che ogni domenica frequentano corsi alla Scuola Imiberg per imparare scrittura e tradizioni del Paese d’origine dei genitori. Saranno loro a dare il via ai festeggiamenti al termine di un corteo festoso che sfilerà per il centro della città.
Attraversata la “Porta dell’Amicizia”, posta all’ingresso del Parco, dalle 14 alle 18 si susseguiranno spettacoli e laboratori culturali. Ci sarà l’opportunità di sperimentare la scrittura attraverso l’uso degli ideogrammi, così come degustare i cibi tipici e le specialità della cucina cinese, ascoltare la musica tradizionale e provare le arti marziali, il teatro e i costumi. Momento clou sarà la Danza del Dragone e del Leone, proposta da acrobati, simbolo di prosperità e di gioia.
«Il Capodanno - concludono gli organizzatori -, oltre a essere un evento augurale e un’occasione per far conoscere e apprezzare la cultura cinese, ha anche lo scopo di costruire un ponte di amicizia fra Bergamo e la Cina e favorire l’integrazione. La nostra comunità è in costante crescita e, come quella bergamasca, dedita al lavoro. Vuole essere sempre di più una presenza positiva in questa terra». A dimostrazione della volontà dei cinesi di fare parte della nostra società, il Centro culturale in occasione del Natale si è reso protagonista di alcune iniziative benefiche in favore di associazioni caritative e di volontariato bergamasche: martedì 17 dicembre ha consegnato panettoni e strumenti di lavoro alla cooperativa sociale “Lavorare insieme”, mentre il 23 dicembre ha donato beni di prima necessità e pacchi di alimentari alla Caritas. Anche il Capodanno sarà l’occasione per fare del bene: al Parco Olmi si organizzerà una sottoscrizione in favore della Croce Rossa di Bergamo. «Con la raccolta fondi a noi dedicata - osserva Gianluca Sforza, presidente del Comitato di Bergamo della Cri - la comunità cinese dimostra concretamente ancora una volta di voler contribuire al territorio e al tessuto sociale, sostenendo le nostre attività che oltre all’emergenza riguardano le fragilità di molte persone che aiutiamo».