Riflessione sulla Festa della Luce: 22 dicembre 2011 Solstizio d’Inverno il tramutamento dal nero al bianco
il significato misterico del Solstizio d'Inverno
O Astro che sorgi (Zaccaria 3, 8; Geremia 23, 5),
splendore della luce eterna (Sapienza 7, 26) e sole di giustizia (Malachia 3, 20):
vieni e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Isaia 9, 1; Luca 1, 79).
KGC.fr. Vincenzo Felice Mirizio
Gran Commendatore Cavalieri del Tempio
Gran Commenda San Giovanni Battista
Terra del Salento
La mitologia della “Festa della Luce” in questa ricorrenza ci porta a riflettere sul suo valore simbolico. Questa tappa rappresenta, come per i nostri avi, la festa del Solstizio d’inverno, rievocato in tempi memorabili con grandi falò e canti elevati al cielo in suo onore a testimonianza della luce, che sembra cedere al buio delle tenebre.
Il 22 dicembre rappresenta il dì più corto dell’intero anno,e precisamente le ore di luce divengono inferiori rispetto a quelle dell’oscurità. A seguire la luce nascente del giorno seguente al Solstizio d’Inverno se pur in maniera poco distinguibile porterà al prolungamento delle ore di luminosità,segnando il passaggio del tramutamento dal “nero” al “bianco”.Questo mitico passaggio diviene maggiormente più visibile nelle regioni dei poli,ove nelle loro tradizioni ancora oggi si celebrano particolari riti simboleggianti la rinascita del sole che allarga la sua traiettoria verso il cielo. Il graduale passaggio dall’oscurità verso la luce,rappresentata dall’aumento della solarità del dì,deve essere considerata come un lento e laborioso lavoro preparatorio per raggiungere la purificazione del proprio inconscio, che si concluderà con la celebrazione della Candelora nel mese di Febbraio.
Nella filantropia della tradizionalità solstiziale,emergono molti significati a seconda dell’aspetto mitologico che si richiama,quello che, secondo il mio modesto parere, racchiude un particolare aspetto ermetico è la “caverna cosmica”, la quale rappresenta il luogo della manifestazione dell’uomo con le due porte solstiziali, e precisamente quella del Cancro nel Solstizio d’Estate e del Capricorno nel Solstizio d’Inverno. La funzione delle due porte solstiziali non hanno la stessa simbologia,ed esattamente la porta del Cancro può essere attraversata in entrambe le direzioni,mentre quella del Capricorno rappresenta solo l’uscita,ma può essere condotta a ritroso qual’ora esista la volontà a tornare nel mondo materiale. La data del 22 dicembre, solstizio d’inverno non la possiamo considerare assestante la data del 22 dicembre,ma dobbiamo includere anche il periodo che giunge fino al 25 dicembre,data quest’ultima che coincide con la nascita del Salvatore Gesù Cristo. Le porte solstiziali non hanno simbolicamente lo stesso significato e proprio la data della nascita del Salvatore che attraverso la porta del Capricorno dal piano divino è tornato a manifestarsi tra gli uomini. Nella tradizionalità occidentale i primi riferimenti storici riguardanti la mitologia solstiziale la troviamo nel testo di Proclo, nel commento a “la Repubblica” stilato dal pitagorico Numeio. Presso i Latini invece la mitologia è richiamata da Giano Bifronte, detentore delle chiavi del ciclo annuale con i suoi due volti in testimonianza del passato e del futuro unitamente al “terzo volto” che non viene raffigurato quale riferimento nello scorrere del tempo (tra il passato e il futuro) che richiama il presente. La Roma prima dell’avvento del Cristianesimo considerava il solstizio come il “dies natalis solis”(giorno della nascita del sole) divenuta con la Roma Cristiana la “dies natalis Christi” ossia la nascita della Nuova Luce. E’ importante comprendere come la religione cristiana, enunciatrice del messaggio di amore del Divino Salvatore, consacrando l’Evangelista Giovanni,il più esoterico alla porta del solstizio d’inverno,è seguito dopo poche ore dalla ricorrenza solenne della venuta al mondo del suo massimo riferimento il Cristo fissando, anche dal punto di vista astronomico, la ciclicità dei tempi terreni. Questa alternanza raffigura il tempo trascorso, rappresentando l’impegno per realizzare il passaggio tra l’acquisizione della conoscenza e la responsabilità della nostra esperienza terrena. La profonda riflessione, con i suoi aspetti misterici ed iniziatici, caratterizzano lo stato d’animo nell’attesa della “Luce”, congiuntamente allo sforzo da compiere interiormente, affinchè il sonno delle coscienze e le tenebre siano annichilite dalla nuova forza vivificante. Questa nuova Luce, conoscenza simbolica del solstizio, rappresenta il risveglio dal sonno materiale,che per potersi manifestare deve essere ricevuta dai “puri” affinchè l’uomo diventi una “pietra vivente” unito da un “cemento” che tiene unito il valore del Tempio dell’Umanità.
Il Solstizio secondo la sua tradionalità nata nella notte dei tempi,due volte l’anno si manifesta con una sequenza di eventi ciclici di rese e vittorie, generando una serie di instabili equilibri tra luce e tenebre, riportandoci alla perenne battaglia tra il bene ed il male della quotidianità dell’uomo,abituato a vivere insensibilmente al miracolo dell’Helios, ignorando che tutto ciò non rappresenta una sola complessa teoria astronomica,ma è l’indiscussa partecipazione del Divino alla sua creazione dell’intero universo. In termini esoterici è il momento della riflessione che dovrà permettere all’iniziato di intraprendere il viaggio verso la conoscenza, come il Capricorno nel cui segno giunge il Sole nel corso del Solstizio d’Inverno simboleggiando il viaggio nel labirinto della verità.
La Tavola di Smeraldo riporta: “Ciò che in alto è come ciò che è in basso” , la cui interpretazione del significato nascosto ci riporta anche alla ritualità che viene svolta all’interno della Gran Commenda nella ricerca dell’aspetto filosofico-ermetico che ci permette di “comprendere” il vero significato della conoscenza del Tempio attraverso quel graduale passaggio di studio al fine di recepire l’essentia, superando i limiti materialistici della quotidianità. Dunque i solstizi attraverso le proprie porte ci indicano un punto di conoscenza alla comprensione filosofica platonica del mito della caverna, e l’altra invece della riproduzione del magico-astronomico.
IL 22 dicembre ci indica quella crescita del buio notturno rispetto alla luce diurna e la tendenza alla progressiva discesa della luce con il ritorno alla sua nuova ascesa sino all’equinozio di primavera,quando ritornerà l’equilibrio tra luce e tenebre. Per gli antichi il culto del Dio Helios lo identificavano in Apollo,Dio della sapienza e di luce,mentre il simbolismo solare di Mitra venne imposto da Aureliano indicando la solennità del Solstizio d’Inverno. Nel periodo seguente sia Giuliano che Diocleziano favorirono questa mitologia nel tentativo di sabotare il fondamento cristiano.
Il Santo Natale giunto ormai alle porte con i suoi significati ancestrali oscurati dalla frenesia dei consumi,ove i media la fanno da padroni attraverso una campagna comunicativa e confortante di cene e shopping in un momento in cui le sorti politiche e finanziare della nostra Europa vacillano, determinando gravi situazioni all’interno del solo ceto medio a differenza dell’onorata casta, sempre più attenta ad attribuirsi oneri e sodalizi ! Innanzi a tanta apparenza da un lato e indifferenza dall’altro, dovuto all’eccesso del perbenismo,cerchiamo con animo meditativo,almeno Noi,che varchiamo la soglia del Tempio della Gran Commenda, di comprendere il dono della conoscenza interiore,di non dimenticare la valenza del grave momento che stiamo vivendo. A conclusione dell’anno solare e non del Tempio ! il simbolo della vita e della speranza sembrano aver raggiunto il nadir nella notte più cupa,sacrificandosi sull’ara del Tempo per rinascere con una nuova luce, che dovrà secondo il suo passaggio arricchirsi di nuova forza rinvigorente. Confido che il nostro nobile animo e la nostra fede sia testimone indelebile della Nuova Luce che nasce con l’inverno per divenire il simulacro della lusinga, che lumeggia nella coscienza dell’uomo alla ricerca della verità e della fratellanza. Mi auguro che questo mio auspicio sia per tutti la consapevolezza del suo vero significato interiore pratico,simbolico-filosofico e spirituale.
In conclusione
Rileggendo le parole dell’astro di giustizia osannato da Malachia, approfondita nei suoi aspetti teologici da Leone Magno,in questi momenti di trepida attesa,auguriamoci che la nuova luce sorga in Noi,si da poter contribuire a costruire la propria pietra fondante il Tempio della fratellanza,significando che questa “Festa della Luce” debba andare ben oltre il pensiero delle vacanze natalizie che oggi sembra prevalere,deve diventare per le nostre coscienze patrimonio di virtù e di pace interiore. L’auspicio più sentito dal profondo del cuore che questo 22 dicembre,giorno di meditazione sul valore simbolico del Solstizio d’Inverno, si consolidi nella nostra Gran Commenda e nelle coscienze dei puri con il valore dell’uguaglianza,fortificato dalla fratellanza unita dalla libertà.
«Contra facta ne quide Deus»,