SPORT
Comunicato Stampa

Pentathlon Moderno: il masssacro continua

30/05/13

Se solo 7 atleti possono rappresentare l’Italia in due diverse categorie vuol dire che anziché costruire si è distrutto.Prima la giustificazione era di ordine economico: mancanza di fondi; adesso la motivazione è di ordine tecnico: non sono all’altezza, non hanno titoli.

Da pochi giorni abbiamo appreso che la delegazione Youth B ai prossimi Europei sarà composta da 3 uomini e 2 donne. Siamo rimasti sbalorditi.
Nonostante il commissariamento della Federazione, continua il massacro dei nostri giovani.
Oggi sono uscite le convocazioni per gli Europei juniores e lo sbalordimento si è trasformato in sconcerto, rabbia. Due sole ragazze convocate e nessun maschio.
Siamo all’epilogo. Se solo 7 atleti possono rappresentare l’Italia in due diverse categorie vuol dire che anziché costruire si è distrutto.

Questo penuria di convocati è il risultato dei criteri di selezione, criteri nati a posteriori, secondo i quali per gareggiare occorre essere dei campioni. Criteri che nulla hanno a che vedere con quelli della Federazione internazionale.
È asserito che i giovani atleti crescono oltre che con l’allenamento anche con le esperienze acquisite.
Il pentathlon italiano ha un numero di praticanti irrisorio, che diminuisce in modo esponenziale con il crescere delle categorie, come se non bastasse coloro che dovrebbero promuoverlo lo affossano, con criteri studiati a tavolino che disincentivano la partecipazione a livello internazionale e ancora prima con una selezione mirata a mettere in fuga quei giovani non talentuosi, convinti che il talento lo si possa riconoscere già a 10 anni, o quei giovani le cui famiglie chiedono spiegazioni in merito all’attività svolta e da svolgere, troppo scomodi, troppo invadenti, troppo genitori.
Questa operazione scientifica di smantellamento dell’attività giovanile e conseguentemente di annientamento del pentathlon viene portata avanti a suon di numeri: calcoli cervellotici, medie, sottrazioni….. risultato 7 atleti in totale nelle prossime gare internazionali in due diverse categorie, maschi e femmine.
Prima la giustificazione era di ordine economico: mancanza di fondi; adesso la motivazione è di ordine tecnico: non sono all’altezza, non hanno titoli.
La competizione è confronto, non solo rispetto agli altri ma anche rispetto a se stessi, si ha bisogno di imparare a gestire la tensione in gara, si ha bisogno di testare il ritmo gara, non c’è allenamento più specifico di una competizione e questo un buon tecnico dovrebbe saperlo.
Sarebbe ora che fossero stilati altri criteri, criteri che valutassero i tecnici.
Se un CT della nazionale non riesce in un decennio a creare un gruppo di giovani che rientrino nei criteri da egli stesso stabiliti, deve fare una severa autocritica, dimettersi, perché evidentemente non ha costruito bene.
Non si nasce atleti evoluti, lo si diventa con il lavoro, l’esperienza e la guida esperta di tecnici illuminati o forse solo appassionati del proprio sport.
Per diventare di campioni si inizia a gareggiare quando non si è nessuno e si devono prendere anche molti schiaffi, che probabilmente fanno crescere più delle medaglie.
Ma tutto questo sembra non appartenere al pentathlon.



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