Montserrat Caballè, Montserrat Martì, Maria Scicolone, Emma, una serata internazionale per Albano
Se l’Italia è la patria del bel canto, Albano ne fa parte a pieno titolo: sia per la potenza e il timbro della voce, sia per il genere che canta, saldamente agganciato alla tradizione italiana. Albano canta solo buona, sana musica leggera, con qualche gratuita e giustificata incursione nella lirica. Oggi è una istituzione, un emblema indiscutibile della canzone italiana moderna.
E allora perché non tributargli un premio alla carriera? Ebbene ci hanno pensato il Comune di Molfetta e la Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente che venerdì sera, nell’Anfiteatro di Ponente, di fronte a un pubblico entusiasta gli hanno assegnato il premio “Una vita per la musica”. Nelle motivazioni, lette dal sen. Giuseppe Giacovazzo, ex giornalista, è stato definito “artista del canto, simbolo dell’Italia e della Puglia, nonchè ambasciatore della canzone italiana nel mondo”. Il sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini, e il presidente della Fondazione Valente, Pietro Centrone, hanno consegnato al cantante di Cellino S. Marco una scultura artistica.
La serata è stata organizzata come un grande concerto (i proventi sono stati devoluti in beneficenza a “Famiglia dovuta” e “Agebeo”), con un prologo, un intermezzo e un finale di grande spessore. In apertura l’Orchestra Filarmonica Mediterranea (più di 40 elementi) diretta dal m° Paolo Lepore, ha eseguito “Fellini 8 e mezzo” di Nino Rota, un omaggio al grande compositore nel centenario della sua nascita.
Lo spettacolo è stato presentato dalla conduttrice televisiva Lorena Bianchetti, incantevole e serena come sempre. Il primo ospite è stata Emma Marrone, la cantante salentina beniamina dei giovanissimi. Intervistata da Lorena, ha dato di sé l’immagine di una ragazza semplice e spontanea, molto concreta e decisa, consapevole dei suoi mezzi ma senza grilli per la testa. Ha cantato “Io sono per te l’amore”, successo del momento, e “Calore”, il suo pezzo d’esordio. Emma è dotata di una buona estensione vocale e, quando la sua interpretazione si discosta dall’incisione discografica, si capisce che ci sa fare e che ha grandi possibilità. Magari una produzione meno convenzionale le potrebbe giovare.
Montserrat Caballè è la più famosa cantante lirica spagnola vivente. A 78 anni è uno dei soprani più apprezzati a livello internazionale e da lunga data è amica di Albano. La sua presenza ha dato al concerto la caratura internazionale che mancava. Si è presentata sul palco accompagnata dalla figlia Martì, una bella donna con lo sguardo dolce della mamma in attesa e una vaga somiglianza con Maria Callas. Montserrat ha eseguito da par suo la “Habanera” dalla Carmen di Bizet: voce pura e duttile e gran controllo della emissione vocale. Martì, soprano anche lei, ha cantato un’aria dalla Bohème, sfoderando una voce assolutamente superba capace di audaci modulazioni sulle scale tonali.
“Monsita (nomignolo della Martì) è in attesa di una bambina; – dice Montserrat – si chiamerà Daniela e speriamo che canti anche lei”.
Le due donne dialogano con simpatia, senza quella seriosità diffusa nel mondo della lirica. Alle 22,30 finalmente arriva Albano. Dopo i saluti e gli abbracci si assiste ad uno straordinario inedito: l’”Intermezzo” della Cavalleria Rusticana cantato in duo da Montserrat e Albano. Il sig. Carrisi non è un tenore, sia chiaro, ma con la voce che si ritrova con i brani lirici non incontra alcuna difficoltà. Sul palco sale poi il prof. Schittulli, presidente della Provincia, e dona a Montserrat un targa come segno di riconoscimento per la sua bravura.
Ed è il momento di Albano: su un maxischermo scorrono le immagini condensate della sua carriera e della sua vita, dai primi film girati con Romina Power alle numerose partecipazioni al Festival di Sanremo. Un brivido di commozione impercettibile corre tra il pubblico e il cantante. Albano canta (“Ci sarà”, “Nostalgia canaglia”, “Nel blu dipinto di blu”), racconta e si racconta sollecitato dalle domande di Lorena. Parla di emigrazione, ricorda i tempi duri a Milano, distribuisce piccole pillole di antica saggezza contadina, cita la brutalità del muro di Berlino e lo sfruttamento della prostituzione, argomenti per i quali ha scritto “Libertà” e la recente “Amanda è libera”. Canta senza sforzo, come se fosse la cosa più normale che ci sia.
Ma non è finita: c’è una sorpresa, e si chiama Maria Scicolone, sorella di Sofia Loren. Forse non tutti sanno che ha inciso anche lei un disco con canzoni napoletane. Da sola canta “Passione” e con Albano “Cu’mme” portata al successo da Murolo e Mia Martini. E’ davvero una piacevole sorpresa, perché la voce della Scicolone è gradevole e intonata.
E’ quindi la volta di “Felicità”, sì quella del cantante e quella del pubblico, quella di un’atmosfera magica in cui l’anfiteatro si è calato. Sembra sia finita, ma non è così. Tornano le cantanti liriche e si forma uno splendido trio. Le emozioni non sono ancora finite: c’è l’ “Ave Maria” di Bach/Gounod e l’aria si fa greve di suggestioni profonde; segue “Va’ pensiero” dal Nabucco di Verdi, un omaggio al patrimonio mondiale della cultura. E dopo “Va’ pensiero” non ci può essere più nulla. Veramente. Solo gli applausi del pubblico in piedi.
Una serata perfetta, dove hanno vinto l’umanità, la simpatia, la tenerezza, la dolcezza, la sofferenza e la gioia, il dolore e il ricordo, la grinta e la voglia di vivere. Un grazie ai politici perché sono stati capaci di parlare senza fare politica.
La bellezza ha mille sfaccettature: una ha presenziato silenziosamente nella tiepida sera di Molfetta.
Gianfranco Morisco
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