Mala tempora curunt per la Divina Commedia
Tenteranno di affondare anche l'autentica radice della letteratura dantesca !
KGC fr.Vincenzo Felice Mirizio
Gran Commendatore Gran Commenda
Cavalieri del Tempio San Giovanni Battista-Terra del Salento
Sodalizio Filantropico Antico Ordine del Tempio
Membro della Society for the Study of the Crusades and the Latin East – New York
Spesso ci indebitiamo con il futuro per pagare i debiti con il passato.
Kahlil Gibran
Studia il passato se vuoi prevedere il futuro.
Confucio
© Nei giorni appena trascorsi, precisamente il 13 marzo, la nota organizzazione Gherush92, struttura che gode dello status di consulente presso il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU, diffondeva una grave nota per l’intero mondo accademico italiano e non solo, con la quale poneva sotto lente di ingrandimento il padre della lingua italiana Dante, accusando la maestosità della Divina Commedia di antisemitismo, islamofobia, razzismo ed omofobia. Per quanti hanno seguito l’articolato antefatto il valore letterario della Divina Commedia rappresenterebbe, per le note evidenziate dall’organizzazione, un contesto offensivo ed antisociale, condizione che sminuirebbe l’aggiunta voluta dal Boccaccio di “Divina” all’opera dantesca per i suoi riferimenti religiosi. Il poema didascalico insegna all’intera umanità, con i riferimenti allegorici, il principio morale, etico e religioso che senza dubbio sfugge a quanti si apprestano a comprenderla in maniera superficiale. Il linguaggio usato nelle tre cantiche appare diverso a seconda del luogo considerato: nell’inferno assume la caratteristica più volgare e basso al contrario del Paradiso, invece, dove avrà un riferimento più elevato. Nel suo complesso l’opera dantesca è caratterizzata da uno “stile medio”: elevato o tragico, elegiaco o umile a seconda dei differenti contesti illustrati .
Analizzando in dettaglio quanto riportato dalla Gherush92, il pomo della discordia sarebbe nascosto nel significato letterario e morale di alcune terzine della Divina Commedia, le quali condizionerebbero i tantissimi studenti che si avvicinano allo studio della stessa “senza filtro”, favorendo di conseguenza la facile convalida nel sostenere “la diffamazione” contro il popolo ebraico, con l’instaurarsi di una cultura antisemita. Particolare attenzione viene posta contro il XIII canto dell’Inferno, quando il Sommo Dante punisce il Sinedrio ed il sacerdote Caifas per la cospirazione tramata contro X.to secondo la dottrina cristiana, il quale viene crocefisso nudo a terra, per “contrappasso”, affinchè gli ipocriti lo calpestino, come pure Anna e tutti i farisei che subiranno la stessa pena. Proseguendo quanto tracciato dall’organizzazione, vengono ripresi e commentati i canti XXXIV, XXIII, XXVIII e XIV dell’Inferno. Il canto XXXIV dell’Inferno riporta il riferimento a “Giuda e giudeo”, ossia l’apostolo che tradì X.to e la contestuale parola “giudeo”, utilizzata in senso dispregiativo secondo l’antico pregiudizio antisemita, indicante colui che è avido di denaro o usuraio, esteso poi a tutto il popolo ebraico, che nel poema, secondo la suddetta organizzazione, favorisce l’antisemitismo a causa del suo significato riportato nell’endecasillabo.
La diffusione di questa nuova scenografia di tipo menadistico ha scatenato sui maggiori social network un susseguirsi di riprese a più passaggi in difesa dell’opera e della genialità dantesca, pilastro della letteratura italiana radicata nel profondo valore intellettuale del nostro sapere. Senza alcun dubbio i lumi che emergono dall’oracolo inquisitore tralasciano quel dovuto approfondimento relativo alla condizione del popolo giudeo al tempo di Dante, che sfugge anacronisticamente alla nota organizzazione. Non è assolutamente accettabile sottoporre ad un insulto inculturale e denigratorio la Divina Commedia, attraverso i riferimenti filosofici ed etici presenti nella moderna società! L’assurdo confronto concettuale con l’uomo vissuto nel trecento… (come riportato dalla Gherush92), anche se per molti aspetti si coniuga perfettamente con la grave crisi etico-morale della moderna società, determinerebbe la censura di molte opere… come ad esempio Pippi Calzelunghe ritenuto pericoloso per il suo insegnamento pedagogico.
La stessa organizzazione, nel lungo riferimento, annuncia che non esiterà a segnalare alle competenti autorità, compresa quella giudiziaria, che la Divina Commedia contravviene alle leggi internazionali che tutelano la diversità culturale e che preservano la discriminazione, tentando di creare i presupposti per eliminare dai programmi scolastici l’insegnamento del poema al fine di evitare l’inasprirsi dell’odio e dell’antisemitismo. Per questo diviene molto difficile interpretare correttamente la retta via quando prevale l’ossessione della politically correct di una organizzazione che tenta di cancellare un fondamento della letteratura italiana nei suoi valori etici e morali. Non dimentichiamo che proprio oltrepassando l’Inferno il Sommo Dante riporta il giusto modo di ragionare dell’uomo del Basso Medioevo! E mi domando: che fine farebbero le opere William Shakespeare a causa della sua preclusione sui Mori ? A questo probabilmente la nota organizzazione non è ancora giunta a svelare il pensiero razziale del grande compositore inglese!
L’organizzazione della Grerush92 sottolinea, con la lente della pseudo moralità, che nell’opera dantesca non vengono risparmiati neanche gli omosessuali, definiti dal poeta sodomiti e condannati all’inferno per aver avuto rapporti contro natura, puniti per contrappasso corrono sotto una pioggia di fuoco senza mai potersi fermare ricomparendo nel Purgatorio (XXVI) unitamente ai lussuriosi (eterosessuali).
La Commedia composta dal Sommo Dante nel Trecento, riporta uno spaccato storico intrigato tra la superstizione e la “prepotenza” della Chiesa di Roma, che predomina lo scenario sull’intero occidente, ben richiamato nell’omonimo passaggio del “Veglio di Creta” (Inferno XIV vv 94-120,) dal quale emerge il grave periodo convulso di un papato sempre più agguerrito ad acquisire il potere terreno a fronte di una spiritualità in netta caduta. L’intera opera, nelle tre cantiche (il numero tre ritenuto perfetto simbolo della Trinità Cristiana), riporta una società corrotta e piena di vizi, lontana dalla sapienza divina, che solo grazie alla forza della ragione e della fede potrà elevare l’uomo illuminato a comprendere le virtù soprannaturali sulla contemplazione dei misteri della divinità.
Diviene inconcepibile interporre nello studio della Divina Commedia l’introduzione di “filtri”, al fine di sminuire i capisaldi di un opera così’ inedita ed irrealizzabile da ogni punto di vista: letterale, etico ed allegorico, all’interno di un contesto scolastico già precariamente insoddisfacente dal punto di vista formativo. Il tentare di avvicinare la distanza che ci separa dalla cultura trascorsa con quella di oggi ci pone nella facile condizione di cadere nel peccato dell’antropofobia di un Seneca o di un Sant’Agostino, terrorizzati dal proselitismo ebraico.
Le reazioni contro “la malizia discriminativa”, voluta dall’organizzazione, rappresenta l’ennesima mania delirante della galoppante dittatura dell’ignoranza intellettuale. L’incapacità a non considerare “volutamente” il velame degli innumerevoli riferimenti contenuti nell’opera, creano un limite al reale intento nel formare una nuova immagine dell’umanità secondo il relativo contesto storico del momento. La sua caratteristica ha dato l’inizio alla via del progresso verso il rinascimento, ritenendola un’opera magna riconosciuta dal mondo come figlia del Trecento.
La mala tempora curunt creata contro la luminosità dantesca, che descrive con acume religioso, etico ed astronomico tolemaico il viaggio ultraterreno, deve rappresentare il monito per le coscienze degli uomini del 2012! Con il suo districarsi scuote l’umanità “più pura” affinchè riprenda coscienza della grave condizione peccaminosa che avvolge l’animo umano, impedendone di ricevere la Luce della Beatitudine. La missione che compie il poeta è la prova testimoniale della verità eterna, accompagnata dalla saggezza del maestro Virgilio simbolo della ragione umana, il quale nel II canto dell’Inferno persuade Dante a proseguire il suo viaggio verso la purificazione. esaltando l’intelletto umano verso il disegno divino. Le perplessità che Dante manifesta al suo antenato Cacciaguida circa il viaggio che sta compiendo ricevono dallo stesso il giusto conforto affinchè concluda la sua missione, perché rappresenta per tutta l’umanità un chiaro monito nel parlare dell’uomo e della vita proprio grazie alla sua capacità comunicativa che ci aiuta a farci comprendere l’uomo di oggi e quello di ieri secondo la visione della vita…
“Tu proverai si come sa di sale
lo pane altrui,e come è duro calle
lo scender e ‘l salir per altrui scale”
Paradiso XVII vv. 55-60
Il riferimento tra i due periodi unisce l’uomo in una comunione universale nel ritrovare l’importanza dei valori che Dante riesce a farci comprendere nella maniera più giusta ed equa di quanto Noi oggi non riusciremmo a fare. Il viaggio ultraterreno rappresenta lo specchio della vita di ogni uomo che, nella sua quotidianità, si ritrova smarrito nella “selva oscura” nella quale le tre fiere impediscono il ritrovare la giusta via se non dopo aver invocato il “Miserere di me”. Solo la Grazia Divina ci aiuta a riscoprire la guida verso la ragione e non vi è passo nella Divina Commedia che non venga riportata la fatica dell’uomo nel ritrovare la vera luce. Lo stesso poeta ci indirizza a considerare la lettura di un’opera sacra, comprendendone i suoi quattro livelli (Convivio): letterale, allegorico, morale, anagogico e proprio sulla base di ciò sfuggono quei contenuti nascosti che invece vengono rilevati dall’attento osservatore risvegliato dal “sonno”, divenuto sensibile nel percepire la conoscenza della sua stessa esistenza…
“ divenire dal mondo esperto
e de li vizi umani e del valore”
Inferno XXVI vv. 94-99
Appare deludente intellettualmente che simili riferimenti possono deturpare la sapienzalità di un grande, interrogato innanzi ad una lavagna ove i sapienti della Gherush92 tentano di denigrare il valore che Dante scrive per la nostra bellezza interiore, in cui l’allegoria e l’anagogia conducono l’uomo moderno come, quello del passato, a ritrovare il vero significato del valore annidato nelle tenebre dell’oscurità. L’uomo si risveglia dal suo sonno e manifesta la sua paura, affinchè la forza Divina “illumini” il percorso nel ritrovare la retta via. Confidiamo che l’ONU risponda in maniera concreta su tematiche molto più gravi… evitando che che simili irruenze colpiscano il cuore della cultura di un popolo spesso disattento e pronto a schierarsi in favore della novità a causa dalla disinvoltura ideologica. Charles Moeller riporta: “ la magnificenza della Divina Commedia è lo splendore dei Santi…”, per questo il reale significato, tanto profano e tanto reale, che si nasconde tra i versetti delle cantiche dell’opera Divina dovrebbe farci acquisire quella dovuta conoscenza nell’apprendere il valore della vita, senza che questa subisca le interferenze di chi vuole colmare le sole apparenze del momento.
“che l’onestade ad ogn’atto dismaga”
Purgatorio III v.11
Et de hoc satis