Lazio, oltre 260.000 persone convivono con un tumore. Sanità regionale impegnata sul fronte dei pazienti oncologici si prepara a gestire in modo equo e sostenibile l'onda delle innovazioni terapeutiche
Sono oltre 260.000 i cittadini laziali che convivono con il cancro, con stime in rialzo. Oltre 33.850 i nuovi casi di tumore ogni anno in Regione secondo i dati AIOM-AIRTUM 2018
La prima ondata, all’inizio degli anni 2000, ha cambiato drasticamente lo scenario del trattamento dei tumori, soprattutto grazie alle terapie intelligenti che hanno migliorato sopravvivenza e qualità di vita per migliaia di pazienti affetti da tumore.
Ma la vera grande onda dell’innovazione oncologica sta arrivando adesso e nell’arco di dieci anni rivoluzionerà le prospettive di cura di tumori considerati a lungo “invincibili”: immunoterapia, terapie cellulari, CAR-T, terapie combinate sono alcune delle nuove classi di farmaci o strategie terapeutiche che potrebbero sostituire la chemioterapia e migliorare significativamente i risultati nel trattamento, per esempio, di leucemie, linfomi, tumore del polmone non a piccole cellule.
Ma se da un lato questa abbondanza di alternative rappresenta un’opportunità clinica importante, dall’altro può diventare una sfida per la sostenibilità del sistema salute, soprattutto per il Servizio Sanitario del nostro Paese, che per quanto riguarda la governance della spesa farmaceutica rimanda alle competenze delle singole Regioni.
La possibilità di coniugare l’accesso all’innovazione terapeutica in oncologia ed onco-ematologia con la sostenibilità dei Servizi Sanitari Regionali rappresenta un tema di grande rilevanza nell’attuale scenario della politica sanitaria, ed è al centro del Tavolo regionale di confronto “Oncologia: passaggio al futuro” che si è svolto ieri nella sede della Regione Lazio, con la partecipazione di clinici, farmacologi, esperti in management e rappresentanti dei pazienti e delle Istituzioni regionali del Lazio. L’incontro, promosso da Pro Format Comunicazione con il contributo non condizionato di AbbVie, è realizzato con il patrocinio della Regione Lazio e con il contributo scientifico dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
La Regione Lazio è pronta per “accogliere” l’onda dell’innovazione in oncologia e garantire l’accesso alle terapie più appropriate ai propri cittadini?
«Ci stiamo dirigendo verso una nuova frontiera delle cure con sistemi di terapia personalizzati e una presa in carico globale del paziente – commenta Alessio D’Amato, Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio – In questo quadro diventa fondamentale una corretta gestione delle risorse e della governance da parte delle Regioni al fine di garantire a tutti l’accesso e la libertà di cura.
La Regione Lazio è considerata una regione virtuosa nell’introduzione dell’innovazione per migliorare le cure e la qualità della vita dei pazienti oncologici. Siamo stati i primi in Italia a dotarci di uno strumento di telediscussione dei casi clinici complessi. Questa modalità di discussione della realtà clinica dei singoli pazienti rende possibile assicurare a tutti uguali possibilità di accedere ai trattamenti migliori ed evita faticose peregrinazioni nei diversi centri».
Il Lazio, soprattutto in anni recenti, ha avuto sempre un approccio improntato sulla governance regionale con una attenzione tutta particolare all’introduzione dell’innovazione nelle strategie di cura e al miglioramento della qualità di vita del paziente oncologico. Tutto l’assetto organizzativo punta a coinvolgere il tessuto assistenziale regionale ed è finalizzato a creare una continuità ospedale-territorio al fine di creare un processo di ottimizzazione dell’assistenza e un impatto sostenibile.
Il Lazio è considerata una delle regioni italiane più virtuose per la cura dei pazienti oncologici. I dati evidenziano l’efficacia della presa in carico terapeutica, con livelli di sopravvivenza tra i migliori a livello europeo e con una sempre più significativa percentuale di pazienti guariti.
«A partire dal 2015-2016 è iniziato un processo evolutivo dell’assistenza oncologica regionale – afferma Francesco Ripa di Meana, Direttore Generale IFO di Roma e Presidente FIASO – in primo luogo con la costituzione di reti oncologiche di patologia (mammella, colon retto, prostata e polmone), poi con la definizione di percorsi specifici e la identificazione di centri di riferimento; in seguito sono stati istituiti i gruppi multiprofessionali. L’evoluzione successiva sarà la creazione di un forte coordinamento tecnico, da parte di un Istituto oncologico pubblico come il nostro, capace di interloquire con le altre aziende».
La prevalenza dei tumori nel Lazio è in linea con il trend nazionale: le persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore superano le 260.000 unità, con stime in aumento per i prossimi anni. I decessi causati dai tumori sono più di 17.000 l’anno, mentre le nuove diagnosi per anno sono 33.850, secondo i dati AIOM-AIRTUM 2018. L’innovazione in oncologia ed onco-ematologia impatta in modo sostanziale sia su beneficio clinico, sopravvivenza e lungo sopravvivenza, sia sulla qualità di vita dei pazienti. La sanità del Lazio è molto attenta da sempre al tema dell’innovazione in oncologia, sia dal punto di vista dei farmaci che delle tecnologie, e guarda all’oncologia e all’onco-ematologia come a un peculiare modello per il governo di una cronicità che impatta sia in termini di volumi assistenziali che di rete per il SSN.
«Oggi le malattie oncoematologiche fanno meno paura, grazie ai progressi compiuti dalla ricerca in campo diagnostico e terapeutico – dichiara Marco Vignetti, Presidente di GIMEMA e Vice Presidente di AIL – da alcuni anni prevale la gestione multidisciplinare del paziente oncologico e onco-ematologico e con il tempo avremo sempre più farmaci potenti e mirati, capaci di portare a lunga sopravvivenza i pazienti».
I grandi passi avanti dell’innovazione terapeutica in oncologia e onco-ematologia hanno permesso di cambiare radicalmente l’approccio al tumore, che continuerà a cambiare anche in futuro, ma l’introduzione di farmaci innovativi non può che impattare sulla governance della spesa sanitaria.
«Le regioni non devono bloccare l’accesso all’innovazione ma è necessario capire come gestire la spesa oggi per un beneficio di salute successivo – spiega Lorella Lombardozzi, Area Risorse Farmaceutiche, Regione Lazio – L’uso appropriato delle risorse a livello regionale può avvenire, ad esempio, tramite l’individuazione dei centri regionali di riferimento per l’utilizzo dei farmaci innovativi e potenzialmente innovativi, con la creazione di una rete oncologica, anche al fine di creare percorsi di appropriatezza prescrittiva nella presa in carico degli assistiti».
Per garantire l’accesso all’innovazione sul territorio ai pazienti oncologici, è sempre più rilevante il ruolo delle Associazioni all’interno dei processi decisionali della Sanità.
«L’innovazione farmacologica è prima di tutto un dovere morale verso i pazienti affetti da tumore. I dati delle Associazioni dei pazienti ci dicono che grazie all’innovazione negli ultimi 20 anni è diminuito del 30% il tasso di mortalità generale della popolazione – afferma Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna onlus – purtroppo la burocrazia frena la velocità dell’innovazione, per tale motivo questo processo deve essere valutato sia sotto il profilo del suo valore clinico e sociale sia sotto il profilo economico. In tal senso, è assolutamente fondamentale che i cittadini e i pazienti vengano coinvolti sempre di più e in maniera consapevole nelle scelte e nella governance delle politiche del farmaco».
Con l’avvento delle terapie innovative e delle nuove tecnologie diventano inevitabili i cambiamenti a causa delle nuove tendenze di spesa, e il sistema sanitario regionale potrebbe doversi confrontare con problemi di gestione e organizzativi.
«L’impatto delle nuove tecnologie nella gestione del budget ospedaliero è notevole – sostiene Tiziana Frittelli, Direttore Generale Policlinico Tor Vergata di Roma – in questo caso è importante il discorso appropriatezza e risultato di salute. In un’epoca di risorse limitate, bisogna saper investire con equilibrio e, soprattutto, sapere che si investe là dove c’è un sicuro ritorno di salute attraverso una seria valutazione di costo/efficacia».
La chiave per garantire la sostenibilità delle terapie innovative in oncologia, concordano gli esperti, è la valutazione globale di tutte le dimensioni di costo e dell’impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
«È importante valutare in modo attento, in una prospettiva di Health Tecnology Assessment, le innovazioni in arrivo in oncologia con l’obiettivo di favorire un’introduzione quanto più ampia e precoce di tali novità sul mercato, ma tenendo sempre conto della sostenibilità del sistema sanitario – conclude Giuseppe Turchetti, Professore Ordinario di Economia e Management della Sanità, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore scientifico dell’evento – vanno valutate, in questo processo, tutte le dimensioni di costo sulle quali le nuove terapie andranno a impattare: i costi diretti sanitari che vanno a gravare sul bilancio della sanità regionale, ma anche i costi diretti di tipo non sanitario e i costi di tipo indiretto. Inoltre, sarebbe opportuno andare a valutare anche quello che è l’impatto sulla qualità della vita dei pazienti, sul quale i farmaci di nuova generazione spesso influiscono positivamente».
L’arrivo di farmaci innovativi sempre più efficaci ma dai complessi meccanismi d’azione porranno nuove sfide anche alla farmacovigilanza.
«Se parliamo dei nuovi farmaci che stanno per affacciarsi sul mercato e che hanno meccanismi d’azione totalmente diversi rispetto a quelli che conoscevamo – sostiene Alessandra Mecozzi, Commissione Regionale Farmacovigilanza, Regione Lazio – la sfida della farmacovigilanza nel monitorare, raccogliere ed eventualmente valutare, attraverso un’azione congiunta dei vari enti di controllo preposti a livello nazionale ed europeo, quelle che possono essere le vere reazioni avverse da farmaco, e non le false segnalazioni, diventerà sempre più importante».
Ruolo chiave in questa ondata di innovazione in oncologia è svolto dalle aziende che investono in Ricerca e Sviluppo per la diagnosi e cura dei tumori, soprattutto quelli dove è più forte il bisogno terapeutico.
«Come azienda biofarmaceutica globale siamo impegnati nel rispondere alle sfide più grandi in tema di salute – evidenzia Federico Fucetola, Direttore Market Access&Government Affairs AbbVie Italia – ed è per questo motivo che crediamo fermamente nel ruolo dell’innovazione, in particolare in quelle aree come l’oncologia, dove i bisogni sono più marcati. Per vincere queste sfide è fondamentale la collaborazione tra tutti gli attori: aziende, operatori sanitari, istituzioni e associazioni di pazienti».