ARTE E CULTURA
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La dodicesima notte: l’Epifania dal mondo pagano al cristianesimo

Riflessione sull'epifania attraverso il paganesimo al cristianesimo.

La ricorrenza dell’Epifania rappresenta una delle celebrazioni più antiche,e precisamente più antica della religione cristiana. Il periodo di festività anticamente iniziava con il Solstizio d’Inverno e si concludeva con la dodicesima notte (l’Epifania),in cui il mondo cristiano ricordava l’arrivo dei Re Magi dall’Oriente a Betlemme per “adorare” il Salvatore,quale segno della manifestazione del Re universale all’interno Mondo della vera luce. La celebrazione viene ricordata nell’antica Roma fin dal II secolo,e l’etimologia della parola “Epifania” derivata dal greco significa “visibile” divenuta nel tempo, a seguito della trasformazione volgare, in Pifania Befania Befana.


Sommariamente, come riportato anche dalle antiche mitologie,la Befana rappresenta quel momento di passaggio delle stagioni accompagnato da riti propiziatori per la fertilità dei campi per il nuovo anno. Il popolo contadino,infatti, credeva che i propri campi fossero sorvolati dalla dea lunare Diana divenuta, a seguito dell’avvento della religione cristiana, simbolo della connotazione magica e demoniaca, e di conseguenza bandita in quanto ritenuta frutto della stregoneria. L’Epifania nella Germania del Nord,secondo il culto pagano è la strega buona e prende il nome di “Fra Molle”, mentre nella Germania del Sud si chiama “Frau Berchta “,rappresentando contemporaneamente il bene il male, raffigurata dal doppio volto della Dea Madre. Il richiamo della dodicesima notte ispirò William Shakespeare, scrivendo la celebre commedia messa in opera il 6 gennaio del 1601 al Globe Theatre of London.

Il significato orientale della solennità è la “rivelazione”,mentre i latini la identificavano come “festivitas declarationis” o “apparitio”, quale rivelazione della divinità di X.to al mondo pagano attraverso l’adorazione dei Re Magi,ai Giudei con il battesimo nelle acque del fiume Giordano ed agli Apostoli con il miracolo delle Nozze di Cana. I Re Magi guidati dalla luce della stella cometa giunsero fino a Betlemme,ed al di fuori di ogni mitologia storica,come insegnato dai Padri della Chiesa,questo ci porta a considerare il simbolo della salvezza rivolto ai pagani, unitamente all’evangelizzazione da predicare all’intero popolo.

Il riferimento evangelico del viaggio dei Re Magi ci riporta alle origini della storia del popolo di Dio, come narrato nel 12° capitolo del Libro della Genesi. Nella Sacra Bibbia Dio compie la prima alleanza con Noè dopo il diluvio universale,per giungere poi alla chiamata di Abramo. Quest’ultimo richiamo deve farci comprendere il senso dell’Epifania assieme a quello della “Torre di Babele”,ove tutti gli uomini dissero: “ venite,costruiamo una città e una torre,la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome,per non disperderci su tutta la terra” (Gn 11,4). L’epilogo del proprio orgoglio per volere di Dio determinò la confusione delle lingue generando l’inconciliabilità dell’umanità (Gn 11,7-8). Interpretando questi riferimenti biblici,l’animo dei Re Magi è un segno nitido di un movimento contrario a quello di Babele:dalla confusione si giunge alla riconciliazione preannuncia il grande segno dell’umanità ecclesiale poliglotta.

La manifestazione di Dio ai pagani si rivela nel mondo visibile attraverso lo splendore del sole e l’armonia degli astri. Gli stessi i Re Magi lessero nel cielo il segno dell’Altissimo divenendo essi stessi portatori della divinità. La solennità pagana dell’Epifania con i suoi riferimenti egizi, venne introdotta nel canone cristiano ad opera dell’imperatore Costantino nel IV secolo,trovando nel solo Vangelo di Matteo il riferimento ai Re Magi,i quali informarono Re Erode della nascita del nuovo re da cui scaturì il decreto della “strage degli innocenti”. Nell’allegoria l’evangelista Matteo riporta che i tre Magi trasportavano tre doni: oro,incenso e mirra. Utile è anche il riferimento alla parola “Mago” che deriva dal culto di Zorastro in Persia corrispondente ad una corrente manichea legato alla frange della Cabala Ebraica accomunato al periodo della Cattività Babilonese. La provenienza dei tre Magi Gaspare.Melchiorre e Baldassarre giunti dall’Egitto dalla Persia e dal Regno di Saba, indicano la multirazzialità pagana, l’unica riconosciuta con l’avvento del cristianesimo nel periodo dell’Impero Romano.

L’evento solenne, nel suo rapporto simbolico, serba un’intreccio di concezioni astronomiche,le quali influenzano esotericamente il fenomeno della nascita e morte quale mistero della vita. Le grandi ricorrenze di tutte le religioni serbano un profondo legame con la storia dell’anno astronomico,ed infatti la Natività Cristiana,quale solennità religiosa, preceduta dal Solstizio d’Inverno, simboleggia la rinascita della luce che dissolve le tenebre. Dunque dicembre rappresenta il mese di “preparazione” verso la nuova “nuova vita”, ricollegandosi al senso esoterico del “Mito Solare”,in quanto rappresenta il simbolo del Logos personificando l’incarnazione cosmica dell’Epifania.
La spiritualità dell’uomo legata alla nascita del Salvatore, fonte rigeneratrice di Nuova Luce della solennità cristiana, racchiude il valore della coscienza Cristica,che al di là di ogni dogmatismo temporale,come riporta San Paolo nella sua lettera ai Galati (Gal IV,19) “Io lavoro di nuovo per la rinascita finchè Cristo sua formato in Voi” rappresenta il valore nel ricercare la verità pura e non sofistica.

Cari fratelli del Tempio, i mesi che transiteranno tra il Solstizio d’Inverno e l’Equinozio di Primavera rappresentano la vivificazione della luce nascente per ogni uomo,in quanto deve ritrovare la “scintilla interiore” che illumini la propria coscienza e la sua ricerca verso la verità lontana dall’Erebo dell’oscurità. Le stesse antiche profezie sulla comparsa della nuova Luce che si proiettava nei cieli,ossia la nascita del Re dei Giudei, fu annunciata dal sorgere di una nuova stella, rappresentata dalla testimonianza dei Re Magi giunti dall’Oriente fino a Jerusalem (Mt 2,1-2). Queste rivelazioni trovano il riscontro negli astri (Nm 24,17) :”Una stella spunta da Giacobbe/e una scettro sorge da Israele” ,annunciato dal veggente pagano Balaam,chiamato a maledire Israele,invece lo benedì perché rivelò Dio a “quel popolo benedetto” (Nm 22,12). Il commento al riferimento di Matteo attribuito a Cromazio di Aquilea,pone in relazione Baalam e i Re Magi,evidenziando che la “stella era scorta da tutti,ma non tutti ne compresero il senso”. Appare logico che solo l’uomo “puro” può scorgere la sua luce interiore e quindi il vero significato iniziatico-conoscitivo della sua essenza.

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Gran Commenda Cavalieri del Tempio S.Giovanni Battista - Terra del Salento
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