SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

IPERTENSIONE il “killer silenzioso”

Secondo i dati dell’Istituto superiori di Sanità: complessivamente il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% è border-line. Negli uomini i valori sono più elevati nel Nord-Est (37%) e nel Nord-Ovest (32%), nelle donne al Sud (34%). In accordo con i dati riportati in letteratura, i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne l’aumento legato all’età è particolarmente evidente dopo la menopausa.

FotoUna delle più temibili e devastanti conseguenze dell’ipertensione è certamente l’ictus: 200.000 casi l’anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% sono recidive. L’ictus causa il 10-12% di tutti i decessi per anno (rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie) ed è la principale causa d'invalidità, con costi per il Sistema Sanitario Nazionale che variano da 6.2 a 14.4 miliardi di euro l'anno.

Sempre in Italia, sono circa 900.000 il numero di soggetti che sono sopravvissuti ad un ictus, con esiti più o meno invalidanti. La tendenza ad avere la pressione alta è legata anche all’età, per cui con l’aumento della vita media anche l’incidenza di questa malattia è aumentata. Si stima che entro il 2025 aumenterà del 60%.

Una persona è ipertesa, o ha la pressione alta, quando:

• la pressione arteriosa minima (ipertensione diastolica) supera "costantemente" il valore di 90 mm/Hg
• la pressione massima (ipertensione sistolica) supera "costantemente" il valore di 140 mm/Hg

L'aggettivo costante è fondamentale, dato che durante la giornata la pressione può subire delle variazioni transitorie legate a numerosissimi fattori, tra i quali ricordiamo:

- ora del giorno: (la pressione è leggermente più alta al mattino e nel tardo pomeriggio)
- attività fisica (la pressione cardiaca aumenta in relazione al tipo e all'intensità dell'esercizio fisico)
- stato emotivo (intense emozioni, stress e persino l'ansia per il risultato della visita medica possono aumentare temporaneamente la pressione)
- la pressione viene influenzata in maniera costante da altri fattori, tra i quali un ruolo particolare è ricoperto dall'età.

La pressione arteriosa è determinata da tre fattori principali:

• la quantità di sangue che viene immessa in circolo durante la sistole e sua viscosità (ematocrito)
• la forza di contrazione del cuore
• le resistenze offerte dai vasi (arterie e vene) al passaggio del flusso sanguigno;

Questi tre elementi subiscono un controllo esterno mediato soprattutto da stimoli ormonali e nervosi. Il nostro corpo è infatti in grado di regolare autonomamente la pressione cardiaca in base alle esigenze metaboliche dei vari organi.

A causa dei ritmi circadiani la pressione arteriosa varia durante la giornata, raggiungendo i valori massimi durante la prima mattinata e nel tardo pomeriggio

Così per esempio mentre saliamo le scale la pressione aumenta sia perché i muscoli e l'apparato respiratorio hanno bisogno di più ossigeno (aumento della gittata sistolica e della frequenza cardiaca) sia perché la contrazione muscolare tende ad occludere i vasi aumentando le resistenze periferiche. Al contrario mentre dormiamo la pressione si abbassa in quanto le richieste metaboliche dei vari organi sono inferiori. Anche un bagno caldo, grazie all'effetto dilatatorio del calore è in grado di diminuire la pressione arteriosa.

La pressione del sangue deve rimanere entro un range di valori prestabiliti per assicurare ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti. Tale intervallo varia dai 75 agli 80 mmHg per la pressione minima e dai 115 ai 120 mmHg per la pressione massima. Al di sotto di questi valori il sangue non viene immesso in circolo in maniera efficace ed i tessuti periferici tendono a ricevere meno ossigeno e nutrienti. Il senso di vertigini, vista annebbiata e svenimento avvertito da chi soffre di pressione bassa è proprio dovuto al ridotto apporto di ossigeno alle cellule del cervello. Anche le persone "sane" si accorgono di questi effetti quando, per esempio, si alzano di colpo dalla posizione coricata (ipotensione ortostatica).

In questi casi si verifica un brusco calo di pressione dovuto alla forza di gravità che richiama il sangue nei vasi inferiori determinando al tempo stesso un temporaneo iperflusso di sangue a livello locale. In condizioni normali i vasi rispondono a questo fenomeno contraendosi ed ostacolando quindi il flusso verso il basso; allo stesso tempo l'aumento di pressione è favorito dall'accelerazione del battito cardiaco.

Quando un soggetto soffre di ipertensione le pareti vasali sono costrette a sopportare forti sollecitazioni che, quando diventano particolarmente elevate, possono provocarne la rottura. Ciò predispone l'individuo all'arteriosclerosi e ai pericolosi danni d'organo che coinvolgono generalmente reni, cuore, vasi, cervello ed in alcuni casi anche l'occhio. Il cuore, tanto per citare un esempio si trova costretto a contrarsi contro una resistenza elevata e può "cedere" (infarto) per l'eccessivo sforzo.

I SOGGETTI A RISCHIO

FATTORI GENETICI
L’ereditarietà o famigliarità della patologia influisce per circa il 30% sulla possibilità d'insorgenza dell’ipertensione. Per questo motivo un soggetto che ha dei famigliari ipertesi, avrà un maggior rischio (ma non la certezza assoluta) di sviluppare la malattia. In questi casi è molto importante seguire scrupolosamente le regole di prevenzione primaria, per allontanare il più possibile l'eventuale comparsa della patologia.

La razza nera va incontro all'ipertensione più frequentemente di quella caucasica, probabilmente a causa di un particolare gene che codifica per un enzima chiamato ACE. E' altresì interessante norare come i neri americani presentino un'incidenza di ipertensione superiore ai neri d'Africa probabilmente a causa dello stile di vita predisponente (fumo, obesità , sedentarietà, alcol ecc.).

BAMBINI
I bambini soprappeso rispetto ai normopeso hanno un'elevata probabilità di diventare ipertesi ed obesi in età postadolescenziale. Per questo motivo la prevenzione deve cominciare già in giovane età, avviando il ragazzino alla pratica sportiva e controllandone le abitudini alimentari. Nei bambini nell’80-90% dei casi l’ipertensione è secondaria cioè legata a fattori ormonali, renali o ad anomalie cardiache.

ANZIANI
Il binomio tra terza età ed ipertensione, anche se molto diffuso nella popolazione, non è più considerato come un evento inevitabile ed innocuo. Se un lieve aumento di pressione massima, compreso tra i 10 ed i 20 mmHg, è tutto sommato tollerato, altrettanto non si può dire per valori pressori superiori.

UOMINI E DONNE ADULTI
Nella persona anziana l'ipertensione è legata soprattutto ad un aumento della pressione massima o sistolica, mentre nella fascia di età compresa tra i 20 ed i 50-55 anni si registra solitamente un aumento sia della massima che della minima. L’uomo ha un rischio elevato di sviluppare la malattia intorno ai 30-40 anni. Nelle donne tale rischio, inferiore fino alla menopausa, arriva dopo i 45-50 anni fino al 50% per poi aumentare ulteriormente dopo i 65 anni.

DIETA E SOVRAPPESO
La dieta ideale rivolta alla prevenzione e/o alla cura dell'ipertensione ha come obiettivi principali il calo ponderale e la restrizione di sodio ed alcol. Nello stadio iniziale della malattia, denominato pre-ipertensione, molto spesso la semplice correzione delle abitudini dietetiche è sufficiente a diminuire i valori pressori. D'altra parte è stato dimostrato che, in generale, ogni kg perso riduce di 1mmHg la pressione sia massima che minima. Per questo motivo si consiglia di seguire una dieta ricca di fibre e povera di grassi, abbinandola se possibile ad un po' di attività fisica.

SEDENTARIETÀ
La ridotta attività fisica tra questi è probabilmente il più importante fattore di rischio. Si veda a tal proposito l'articolo: ipertensione e sport

FUMO ED ABUSO DI ALCOL
Il fumo di sigaretta è un potente vasocostrittore, riduce l'ossigenazione dei tessuti e facilita la formazione di placche aterosclerotiche. L'alcol, a piccole dosi ha invece un effetto benefico grazie alle sue proprietà vasodilatatrici. Inutile ricordare gli effetti negativi di questa sostanza quando viene assunta a dosi elevate.

STRESS
in molti casi lo stress psichico influisce a tal punto sulla comparsa dell'ipertensione da essere considerato il principale fattore causale. Tra le condizioni più a rischio vi sono: collera trattenuta, arrabbiature, intense emozioni, responsabilità lavorative o eccessivo impegno nello studio e/o nel lavoro. Normalmente agli esordi l'ipertensione è del tutto asintomatica, non provoca cioè nessun disturbo al paziente che ne soffre. Per questa ragione, spesso ci si accorge occasionalmente di essere ipertesi, magari durante una visita medica di routine quando il problema esiste ormai da diversi mesi.

Non a caso l'ipertensione, proprio perché si può averla per anni senza accorgersene, viene descritta come un "assassino silenzioso". Fortunatamente le conseguenze dell'ipertensione non sono immediate ma insorgono dopo qualche anno dalla sua comparsa e sono, ovviamente, correlate all'entità dell'eccesso pressorio. Si stima che i danni sul sistema cardiocircolatorio si possano manifestare all’incirca dopo dieci anni, mentre quelli relativi al danno cerebrale, una complicanza molto più pericolosa, insorgono generalmente dopo 20 anni dall’inizio della patologia.

IPERTENSIONE E SESSUALITÀ
L’ipertensione arteriosa e altri fattori di rischio cardiovascolare aumentano la possibilità di disfunzione erettile. Alcuni farmaci, tra cui clonidina, betabloccanti e diuretici, sono stati specificamente chiamati in causa per giustificare la comparsa di questo problema. Il fenomeno è in larga parte sommerso: secondo un campione di 200 medici andrologi, in risposta ad un recente questionario on-line promosso da Bayer Health Care in collaborazione con Adn Kronos Salute, per un uomo che dichiara al proprio medico un problema di disfunzione erettile, due rimangono “nascosti”. In questo contesto, una delle chiavi di volta per far emergere questo “sommerso” è la comunicazione del disagio a coloro che quotidianamente si occupano della nostra salute.

I dati epidemiologici ufficiali dicono che la disfunzione erettile è un fenomeno che interessa il 13% della popolazione maschile adulta, con una maggior concentrazione nella fascia di età tra i 40 e i 70 anni (50% dei sofferenti). Nella maggior parte dei casi viene ricondotta a una causa organica ben precisa: il manifestarsi dei sintomi può essere il campanello di allarme di una patologia vascolare, neurologica, o di altre malattie quali diabete, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione o insufficienza renale. Basti pensare che nei soggetti diabetici il deficit erettile (indagine relativa all’anno 2003 Bayer Health Care- Adn Kronos Salute) è presente nel 15% dei casi nella fascia di età che va dai 20 ai 40 anni, per arrivare al 40%-60% tra i 50 e i 70 anni.

L’adozione di abitudini più salutari unita all’uso di RIMEDI NATURALI specifici possono aiutare a regolarizzare la pressione, migliorando il benessere del corpo e la qualità della vita. I rimedi fitoterapici consigliati per combattere l’ipertensione consistono in principi attivi in grado di incidere positivamente sull’apparato cardiovascolare. Alcune piante hanno la proprietà di abbassare la pressione sanguigna, di fluidificare il sangue, di stimolare la diuresi – facilitando l’eliminazione di scorie metaboliche e sali minerali – e rinforzare le pareti venose.

OLIVO
Una delle piante più indicate nella cura dell'ipertensione è l'olivo: molto efficace per le terapie di lunga durata perché privo di tossicità, le sue foglie possiedono un'azione vasodilatatrice e ipotensiva che agisce direttamente sulla pressione del sangue. L'olivo, pianta tra le più caratteristiche della flora mediterranea, è da sempre consigliata per riequilibrare la pressione del sangue, specialmente se si necessita di un rapido abbassamento. In commercio si trovano anche validi preparati nei quali l'olivo è associato ad altre piante ad azione ipotensiva, in particolare il biancospino.

BIANCOSPINO
Alleato dell’olivo è il biancospino, uno dei rimedi erboristici più noti per chi soffre di pressione alta. È una fonte di antiossidanti utili per i vasi sanguigni e per il cuore, e viene utilizzato per migliorare la funzione cardiaca in caso di battiti irregolari. Le proprietà benefiche del biancospino possiedono anche qualità sedative, astringenti e ipotensive, che contribuiscono ad alleviare stati d’ansia, ipereccitabilità, sbalzi d’umore e disturbi del sonno.

GINKGO BILOBA
Ginkgo (Ginkgo biloba) grazie all'azione antiossidante, e capillaroprotrettice, il Ginkgo è utilizzato per contrastare l'ipertensione arteriosa e retinopatie; demenza senile; nella prevenzione e cura dell'aterosclerosi e delle sue manifestazioni; nelle arteriopatie obliteranti degli arti inferiori; cerebrovasculopatie; cardiopatia ischemica, microangiopatia diabetica.

AURICULARIA (Auricula-Judae)
L’Auricularia, ottimo ansiolitico e antistress, aiuta a mantenere la pressione nella norma. È utile anche nella prevenzione di patologie dell’apparato cardiocircolatorio, ai giorni nostri uno dei principali punti critici, dati i ritmi frenetici delle nostre vite.

Le principali azioni benefiche di Auricularia:

• rende fluida la circolazione sanguigna. Il cuore pulsa in maniera equilibrata, l’energia fluisce in modo rilassato, come quando ti concedi una pausa di pace con te stessa/o;
• rimodella e risana la circolazione venosa;
• mantiene pulite le pareti delle vene e rende le arterie più elastiche;
• riduce placche di arteriosclerosi che ostacolano la circolazione sanguigna.

Ricordiamo che, vista la sua azione efficace, e a differenza del Reishi, compatibile con i farmaci chimici, l’Auricularia non va associata ad altri antiaggreganti.



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