SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Il problema del bilancio Omega-6/Omega-3

Gli acidi grassi omega-6, in particolare l'acido linoleico, sono presenti in molti alimenti comuni come oli vegetali (girasole, mais, soia), frutta secca e semi. Sebbene siano essenziali per la salute, l’equilibrio tra omega-6 e omega-3 nella dieta è oggetto di crescente attenzione scientifica, soprattutto per il loro possibile ruolo nello sviluppo del cancro.

FotoÈ ben assodato che una dieta con alimenti ad alto indice glicemico, di proteine animali e di acidi grassi saturi, favorisce lo sviluppo del cancro. Al contrario, un’alimentazione ricca di frutta, verdure, legumi, un mix di ricco di acido linolenico – Omega-3 (ω3), acido linoleico – Omega-6 (ω6), e acido oleico – Omega-9 (ω9), e l’uso d’olio extravergine d’oliva e di pesce ad alto contenuto in acidi grassi polinsaturi (PUFA), che nel loro insieme costituiscono la base della nota dieta mediterranea, sembra svolgere azioni preventive sul cancro. In particolare i PUFA della serie omega-3, oltre al loro noto ruolo ipo-lipemizzante e di riduzione dell’incidenza degli eventi coronarici fatali, da alcuni anni sono alla ribalta della ricerca scientifica internazionale per la loro capacità di modulare i complessi meccanismi bio-molecolari del cancro, evidenziati in numerosi studi clinici ed epidemiologici.

Al contrario i PUFA della serie omega-6 sembrano svolgere attraverso l’attivazione di complessi sistemi enzimatici e bio-molecolari un’azione esattamente opposta, favorendo lo sviluppo del cancro. I PUFA sono acidi grassi cosiddetti essenziali in quanto contribuiscono alla formazione della struttura della membrana cellulare, hanno un ruolo chiave nelle vie dei segnali intra-cellulari e nella funzione delle cellule epiteliali, ma essendo sintetizzati solo in piccola parte dall’organismo devono essere assunti principalmente con la dieta.

I più importanti PUFA della serie omega-6 sono l’acido linoleico (LA) e l’acido arachidonico (AA). Al pari dei PUFA omega-3 anche gli omega-6 svolgono un ruolo strutturale e funzionale: l’AA è presente nei fosfolipidi di membrana ed è importante, opportunamente bilanciato con il DHA, nello sviluppo embrionale; produce inoltre le prostaglandine della serie 2 dando luogo alla formazione di intermedi metabolici ad attività pro-infiammatoria e aggregante piastrinica come il trombossano-A2. L’organismo umano è capace di produrre tutti i PUFA necessari, eccetto due: l’acido a-linolenico (ALA, omega-3) e l’acido linoleico (LA, omega-6). Tuttavia nell’uomo ALA e LA sono metabolizzati dagli stessi enzimi e questo meccanismo è da tenere in considerazione in quanto un elevato rapporto omega-6/omega-3 (come di seguito descritto) da eccessiva assunzione di LA con la dieta, potrebbe ridurre la quantità di suddetti enzimi disponibili per il metabolismo di ALA e con conseguente aumento del rischio di alcune malattie, tra cui il cancro.

Negli ultimi anni i ricercatori stanno focalizzando la loro attenzione sul rapporto tra ω6 / ω3 e, soprattutto, sul rapporto tra alcune forme di cancro, come quello della mammella e della prostata, e i livelli di ω6. L'acido linoleico Omega-6 è un nutriente derivato dall’alimentazione, considerato essenziale nei mammiferi per supportare molteplici processi corporei, tra cui il sistema cardiovascolare, cerebrale e infiammatorio. Tuttavia, un’assunzione eccessiva può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, obesità, infiammazioni e altri problemi. L'acido linoleico è un grasso essenziale di cui l'organismo ha bisogno in combinazione con grassi omega-3 per la funzione cellulare, la regolazione dell'infiammazione e la produzione di ormoni. Tuttavia, se assunto in grandi quantità e specialmente se alterato a causa della lavorazione, promuove l'infiammazione e attiva i meccanismi cellulari legati al cancro.

Gli alimenti con il più alto contenuto di acido linoleico sono:

• Olio di semi: olio di girasole, olio di mais, olio di cotone, olio di manioca, olio di soia (45-80%)
• Alimenti trasformati contenenti oli di semi
• Noci, semi di zucca, noci pecan (50-70%)
• Pollo, maiale, tacchino, coniglio (15-39%)
• Mandorle, arachidi (20-35%)

Gli alimenti a basso acido linoleico sono:

• Manzo: 1–5%
• Agnello: circa 1–6%
• Capra: 1–6%
• Bufalo: 1–5%
• Burro: 2–3%
• Feta: circa 2–4%
• Gruyere: circa 2–4%
• Parmigiano: circa 2–3%
• Olio extravergine di oliva: 5–7%
• Noci di macadamia: 2–4%

Come ridurre gli Omega-6:

• Evitare cibi fritti e confezionati (patatine, biscotti)
• Usare olio d’oliva o condimenti leggeri al posto di salse grasse
• Limitare il consumo di maionese e altri alimenti trasformati

L'abbondanza di questo grasso nelle diete "in stile occidentale" è aumentata in modo significativo dagli anni '50, in concomitanza con il maggiore utilizzo di oli di semi per la frittura di cibi e consumo di alimenti ultra-processati. Ciò ha portato a ipotizzare che un'eccessiva assunzione di Omega-6 possa essere una delle spiegazioni alla base dell'aumento dei tassi di alcune malattie, tra cui il cancro al seno.

A dicembre dello scorso anno (13 dicembre 2024), i ricercatori dell'UCLA Health Jonsson Comprehensive Cancer Center sostenevano, in un articolo pubblicato su Journal of Clinical Oncology
- https://doi.org/10.1200/JCO.2004.04.181 - hanno dimostrato che una dieta povera di grassi Omega-6 e ricca di acidi grassi Omega-3, integrata con olio di pesce (ricco di Omega-3), poteva ridurre significativamente il tasso di crescita delle cellule tumorali della prostata, negli uomini con una malattia in fase iniziale. Diversamente, una dieta ricca di Omega-6 e povera di Omega-3 esponeva ad un maggior rischio di questo cancro.

In questi giorni, un nuovo studio pubblicato su Science (https://doi.org/10.1126/science.adm9805) collega gli acidi grassi Omega-6, che si trovano comunemente negli oli di semi, alla crescita aggressiva del cancro al seno. I ricercatori della Weill Cornell Medicine hanno scoperto che l'acido linoleico (Omega-6), un acido grasso presente in alti livelli negli oli di semi come soia, mais, girasole e olio di cartamo (fiore simile allo zafferano), favorisce la crescita del cancro al seno triplo negativo, il sottotipo di cancro mammario più mortale e particolarmente aggressivo che non ha recettori per estrogeni, progesterone e HER2. Con effetti anche sul cancro alla prostata. Una scoperta che potrebbe portare a nuove strategie dietetiche e farmaceutiche per il suo trattamento.

Lo studio riporta che l'acido linoleico attiva una via di crescita nelle cellule TNBC legandosi a una proteina chiamata FABP5. Questa proteina si trova in livelli più elevati nel TNBC rispetto ad altri tipi di cancro al seno, rendendo questo sottotipo particolarmente vulnerabile agli effetti di un acido linoleico ad alto contenuto di Omega-6 presente negli oli di semi. Negli studi sugli animali, una dieta ricca di acido linoleico (Omega-6) ha sviluppato tumori a crescita più rapida e lo stesso modello è stato osservato nei tumori umani TNBC, che avevano livelli aumentati sia di FABP5 che di acido linoleico.

Il carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) è uno dei tipi più difficili da trattare, poiché manca dei recettori ormonali bersaglio di molte terapie antitumorali.

Questi risultati possono offrire la possibilità di futuri approcci personalizzati, potenzialmente utilizzando la terapia complementare con cambiamenti nella dieta che aiutano a bloccare la FABP5. È importante sottolineare che, mentre i grassi omega-6 sono essenziali in piccole quantità, la tipica dieta occidentale ha visto un drammatico aumento della loro assunzione dagli anni '50, in gran parte a causa dell'uso diffuso di oli di semi negli alimenti trasformati e fritti. Questo meccanismo può anche essere un fattore che contribuisce ad altri tumori e condizioni croniche, come il cancro alla prostata, l'obesità e il diabete.

UNA QUESTIONE DI BILANCIO
È sempre più chiaro che non è tanto la quantità assoluta di omega-6 a essere problematica, quanto il rapporto squilibrato tra omega-6 e omega-3. Le diete occidentali hanno spesso un rapporto 15:1 o anche più alto, mentre si ritiene che un rapporto più vicino a 4:1 o 1:1 sia ideale.

Fin dall’età della pietra, la nostra dieta ha fornito un equilibrio tra i due acidi grassi. Il cambiamento delle nostre abitudini alimentari a partire dagli anni ’60 (consumo di alimenti lavorati industrialmente, ingrasso del bestiame, aumento dell’uso di oli vegetali a basso costo, etc.) ha alterato notevolmente il rapporto omega-6/3 in modo negativo.

Oggi, il rapporto è di circa 15:1 nella popolazione media, il che significa che consumiamo 15 volte più omega-6 che omega-3! I giovani sotto i 25 anni hanno addirittura un valore medio di 25:1. Questo non è sorprendente, perché il pesce è raramente nel menu dei giovani d’oggi, mentre il fast food, i cibi pronti e gli snack dolci e salati sono molto popolari. L'assunzione di acidi grassi attraverso la dieta è strettamente associata al rischio di sviluppo di diverse forme tumorali. Già in passato gli scienziati hanno sottolineato l'importanza del bilancio tra acidi grassi Omega-6 e Omega-3 per contrastare l'insorgenza del cancro. In particolare, anni di ricerche hanno dimostrato che la probabilità di sviluppare un tumore è tanto inferiore quanto più il rapporto tra i due tipi di acidi grassi è sbilanciato a favore degli Omega-3. Tuttavia, l'alimentazione tipica dei paesi occidentali è sempre più ricca di Omega-6. Fra questi, il più abbondante è proprio l'acido linoleico (LA).

Per questo è importante considerare alcuni punti:

- Il rapporto tra ω6 / ω3 è importante. L’ideale è 2:1, comunque non oltre 4:1.
Nelle diete occidentali questo rapporto è normalmente > 10:1. Nell’olio di oliva (9:1) questo rapporto è tra i più bassi, aumenta nell’olio di mais (87:1), nell’olio di girasoli (130:1) per arrivare all’olio di sesamo (147:1).
- Ridurre l’assunzione di ω6 (soprattutto oli di semi ma anche carne di pollo, frattaglie di manzo e di agnello, carne di maiale, tuorlo d'uovo, latticini, tofu, ecc.).
- Aumentare l’assunzione di ω3 di origine marina, ovvero mangiare molto pesce, ricco di EPA/DHA (Acido eicosapentaenoico/ Acido docosaesaenoico).

Una dieta con un rapporto ω6 / ω3 è importante < 4:1 porta a notevoli benefici antinfiammatori e ad una protezione dalle malattie croniche.

Questo studio è il primo a scoprire un possibile legame biologico tra un'elevata assunzione di acido linoleico e la crescita del cancro, contribuendo a spiegare le preoccupazioni di lunga data sulle diete moderne ricche di oli di semi. L'acido linoleico (Omega-6) è l'acido grasso polinsaturo più abbondante nella dieta occidentale ed è stato implicato nella promozione dell'infiammazione e del cancro.

In questo articolo su Science (6), Koundouros et al. (Sandra and Edward Meyer Cancer Center, Weill Cornell Medicine, New York, NY, USA) riportano un meccanismo attraverso il quale l'acido linoleico può attivare la proteina chinasi del complesso 1 della rapamicina (mTORC1), che coordina la crescita e i segnali nutrizionali. In particolare, in alcune cellule di carcinoma mammario che sovraesprimevano la proteina legante gli acidi grassi 5 (Fatty Acid–Binding Protein 5; FABP5), mTORC1 veniva attivata dall'acido linoleico e questa azione sembrava essere mediata dal legame diretto di questa proteina alla proteina associata alla regolazione di mTOR.

Fonti:
• https://www.medimagazine.it/
• Dr. Giuseppe Giannini

Bibliografia:
1. J Clinical Oncology 2024; 22(3). https://doi.org/10.1200/JCO.2004.04.181
2. Int J Mol Sci. 2022; 23(11). https://lnkd.in/gT8zpM5u
3. J Clinical Oncology 2004; 22(3). https://doi.org/10.1200/JCO.2004.04.181
4. Cancer Causes Control. 2002; 13(10). https://doi.org/10.1023/a:1021922917489
5. Nishioka N, Matsuoka T, Yashiro M, Hirakawa K, Olden K, Roberts JD, “Linoleic acid enhances angiogenesis through suppression of angiostatin induced by plasminogen activator inhibitor 1”, Br J Cancer. 2011 Nov 22;105(11):1750-8
6. Science 2025; 387(6739). https://lnkd.in/geMnnfGQ



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