SPETTACOLO
Comunicato Stampa

Giovanni Ortoleva chiude la sua trilogia sui miti dell'amore romantico, con "La signora delle camelie"

Al Teatro Testori di Forlì, con Gabriele Benedetti, Anna Manella, Alberto Marcello, Nika Perrone e Vito Vicino.

FotoGiovanni Ortoleva chiude la sua trilogia sui miti dell'amore romantico, dal romanzo di Lancillotto e dalla Dodicesima notte di Shakespeare, con "La signora delle camelie", liberamente tratto da uno dei più grandi romanzi della letteratura ottocentesca, di cui firma la regia e la drammaturgia, in programma per la stagione di prosa 2024/25 del Teatro Testori di Forlì.

Una produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, Elsinor – Centro di Produzione Teatrale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Arca Azzurra Associazione Culturale.

La signora delle camelie, un testo, afferma il regista "che mi ha sempre sconvolto per la sua ferocia cortese. La Signora delle camelie non fa sconti nel raccontare la sua epoca, muovendosi tra misoginia, classismo, privilegio, patriarcato; è una parabola che se non si fosse travestita da storia d’amore avrebbe potuto accendere le piazze. Roland Barthes scrive in Miti d’oggi che a Margherita Gautier, alienata ma servile, mancherebbe pochissimo per diventare una fonte di critica della società in cui è immersa. Era un invito troppo allettante per lasciarselo sfuggire. Soprattutto, Signora delle Camelie è un testo sulla visione. Sul bisogno di vedere tutto, sempre di più. Penso ai prototipi degli uomini del futuro creati pochi anni fa da un’azienda americana: dotati di occhi enormi, per meglio consumare la miriade di immagini che abbiamo di fronte nell’ultimo secolo, in crescita esponenziale – penso a come il bisogno spasmodico da cui Dumas è attraversato ci abbia colonizzato. Vedere e avere, scopare con gli occhi, possedere. Anche la morte di Margherita è una merce da consumare. Con Signora delle Camelie Alexandre Dumas figlio si denuda, racconta – con una sorta di incoscienza, con una limpidità di cui evidentemente si pentirà – il suo rapporto con le donne, l’amore, il possesso. Non si fa sconti. Racconta le sue ossessioni, la sua piccolezza, si ridicolizza. L’unico desiderio che ho avuto, affrontandolo, è stato di non farmi sconti a mia volta. Partendo dal classico, da un sapore riccamente ottocentesco, e scivolando sempre più avanti, sempre più vicino, a me, a noi".

La dame aux camelias (La signora delle camelie) di Alexandre Dumas figlio, anno 1852, ha dato origine ad uno degli “stereotipi” femminili più intensi dell’800 diventando modello di moltissimi prodotti artistici di grande successo: balletti, opere liriche, testi teatrali, film. Nel corso dei secoli l’amore impossibile tra Marguerite Gautier e Armand Duval ha continuato a ripetersi diventando, forse, il più grande mito romantico moderno ma il romanzo di Dumas figlio è piuttosto basato su una storia vera ed ha mantenuto intatta anche tutta la sua brutalità, nonostante le intenzioni reazionarie e moralizzanti del suo autore. E cosi mentre il mito, ripetizione dopo ripetizione, si fa più stucchevole e sentimentale, La dame aux camelias diviene soprattutto la cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista smaschera il romanticismo che l’ha coperta. Uno spettacolo teso tra l’ottocento e l’ultracontemporaneo, che racconta, insieme agli struggimenti e alla nobiltà d’animo della sua eroina, il voyeurismo e la perversione di una società che sfoga le sue tensioni sul corpo della donna. Una storia che continua a toccarci, più di quanto vorremmo.

Controversa la storia del rapporto tra Dumas figlio e Dumas padre, nato dal rapporto con la sua vicina Catherine Laure Labay, e dichiarato figlio naturale di padre e madre sconosciuti e molto presto messo in collegio. I suoi genitori lo riconobbero solo nel 1831, a sei anni. Dopo una difficile battaglia per la sua custodia, Dumas figlio è assegnato al padre, nei confronti del quale il rapporto appare segnato da un profondo rancore, anche se, ia sua prefazione a un'edizione di lusso a tiratura limitata de I tre moschettieri del 1893 afferma il contrario.

Su questo tema, sul dubbio e sul potere paterno/patriarcale si muove la visione di Ortoleva che chiude lo spettacolo con i due Dumas in scena, mentre."Girl's Night out" e "La mattchiche" di Adolphev Sibert and son Orchestre accompagnano lo spettacolo a segnarne il dramma sociale e la sua attualità.

In scena i giovani attori Gabriele Benedetti, Anna Manella, Alberto Marcello, Nika Perrone e Vito Vicino scene Federico Biancalani, con i costumi di Daniela De Blasio, le musiche di Pietro Guarracino, il disegno luci di Davide Bellavia.

Assistente alla regia Marco Santi.


La Signora delle camelie

liberamente tratto dal romanzo di Alexandre Dumas figlio
drammaturgia e regia Giovanni Ortoleva
dramaturg Federico Bellini
scene Federico Biancalani
costumi Daniela De Blasio
musiche Pietro Guarracino
movimenti Anna Manella
disegno luci Davide Bellavia
assistente alla regia Marco Santi

con Gabriele Benedetti, Anna Manella, Alberto Marcello, Nika Perrone e Vito Vicino

realizzazione scene Federico Biancalani e Nadia Baldi
realizzazione costumi Daniela De Blasio, Rocio Orihuela Perea, Viviana Bartolini

in tournée
luci Alice Mollica
fonico Emanuele Morena

produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, Elsinor – Centro di Produzione Teatrale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Arca Azzurra Associazione Culturale

Spettacolo selezionato da Next – Laboratorio delle Idee per la produzione e programmazione dello spettacolo lombardo.

Distribuzione Gianluca Balestra / Elsinor

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