Ansia e Vuoto
Un Dialogo Interiore tra Cosa Siamo e Chi Potremmo Essere
Nell’ansia e nel vuoto si cela una doppia domanda: cosa siamo e chi potremmo essere. Ogni giorno viviamo con questa inquietudine, ma spesso evitiamo di ascoltarla. In questo articolo esploreremo come il vuoto non sia un avversario, ma uno spazio per lasciar nascere la nostra vera essenza.
Attraversare l’Abuso Narcisistico: Riconoscere, Superare, Sopravvivere
L’abuso narcisistico è una forma di manipolazione invisibile, subdola, capace di insinuarsi nelle pieghe delle relazioni e destabilizzare profondamente chi lo subisce. Riconoscere questi comportamenti è il primo passo verso la riconquista dell’autenticità dell’esistere, dell’autentico esserci. Ma cosa significa davvero attraversare l’abuso narcisistico? E come trasformare quest’esperienza dolorosa?
1. Capire le dinamiche dell’abuso narcisistico: cosa c’è dietro la maschera
Dietro il subdolo fascino e la fasulla personalità magnetica, il cosiddetto narcisista utilizza strategie di manipolazione per avere potere e controllo. Questo abuso si manifesta con comportamenti come svalutazione costante, il cosiddetto anglosassone “gaslighting”, angoscia (“tecnica” in cui e per cui il narcisista distorce realtà per indurre dubbi nella vittima), e “trattamenti del silenzio.” La vittima spesso non si accorge nell’immediato del danno: la manipolazione avviene in modo graduale e “impercettibile”, fino a intaccare profondamente la percezione che ha di sé e delle realtà.
L’angoscia, ad esempio, fa sì che la vittima inizi a dubitare delle proprie percezioni cognitive, emotive, sensoriali, dei propri pensieri e della propria capacità di giudizio. Allo stesso modo, l’alternanza di svalutazione e il “trattamento del silenzio” crea dipendenza emotiva, poiché la vittima cerca (anche “disperatamente”) di riconquistare dialogo e partecipazione d’affetto del / dal narcisista, fallimentare per mancanza di risonanza di quest’ultimo, all’interno di un rapporto con se stessi e con l’altro da sé del tutto sano (sulla spinta pulsiva nell’esistere della vittima) e riconducibile a sanità mentale e non a stortura, prerogativa del carnefice. Riconoscere queste dinamiche significa prendere coscienza che il “problema” non risiede in sé, ma solo nell’altro. È il primo passo verso la liberazione.
2. L’impatto emotivo dell’abuso narcisistico: ricostruire la cosiddetta autostima e riconoscere il proprio “valore”
L’abuso narcisistico è una ferita profonda che mina la cosiddetta autostima, generando in chi lo subisce una percezione di inadeguatezza e insicurezza, falsa, in realtà, ma vissuta qual vera. Il narcisista usa il controllo emotivo per fare sentire la vittima sempre sbagliata o insufficiente, e il risultato è una sensazione di smarrimento, come se non si potesse fare affidamento su sé stessi o sul proprio giudizio. Manca l’aria. Manca ossigeno. Qui, muore la cosiddetta “anima”. Ecco lo pneuma. Da qui, l’espressione “vampiro d’anima”. Spesso, questo tipo di abuso lascia cicatrici a lungo termine: ansia, attacchi di panico, scelta di esperire “difficoltà” nelle relazioni (da taluni viste come tali), ma attuate per intimità, tutela, difesa, salvaguardia, protezione, consapevolezza, sulla tossicità che inganna i neuroni cardiaci (attraverso il sociale), i quali riversano impulsi riflettendo informazioni che colpiscono il diaframma e nervosamente turbinano in aria e sangue nell’immediatezza del fruir elaborazioni necessarie al cervello, filtro corrotto (apparentemente o non apparentemente) dal danno, e una generale intuitività nel processo che muove a fidarsi, di nuovo.
All'interno di precedenti taccuini mi sono spinto al congetturare in ambito MENTE.
Sospetto vi sia un attacco nelle circostante dell'abuso, che provvisoriamente e profondamente irrompa (o muova attraverso il tentativo), al fine di frammentare l'essenza al narcisista contraria.
Se i neuroni cardiaci dell'esistentivo autentico subiscono "stordimento", "imprigionano" un'essenza in forma distorta, o distorta in essenza, in materia, che potrebbero ipotizzare "nuova", ma accoppiando ricordo, sul pensare, agirebbero (potenzialmente) l'intuir un "ritorno", a motivo di riconoscimento.
In questo panorama l'interesse non dovrà scemare, e deve sottendere l'importanza di un possibile originario mancato "sviluppo" evolutivo, e / o crollo su errore, sulla via dell'effimera radicalizzazione radicalizzata radicizzante che muove attraverso linee di sangue.
Ricostruire, è un processo difficile ma necessario. Riconoscere l’impatto emotivo dell’abuso significa anche capire che questa sofferenza non è una debolezza personale, ma una reazione a una manipolazione intenzionale, deliberata, gratuita, ingiustificata, imperdonabile. Il carnefice è l’unico debole, tra i deboli. Il carnefice è in debito. E resta in debito. La vittima può iniziare a ricostruire sulla distruzione, allontanandosi gradualmente dalle dinamiche tossiche e riscoprendo ciò che dà naturalmente forza e sicurezza. È un riappropriarsi di sé stessi dopo la gravosa devastazione.
3. Riscoprire sé stessi e riprendere il controllo: il percorso verso il superamento, il sopravvivere a, non la guarigione
Il percorso di comprensione dell’abuso narcisistico è un cammino verso la riconquista della propria cosiddetta identità, non dell’identità, ma di un’identità dell’uno cosa, della cosa uno, la medesimezza, non il surrogato di società, la perfetta uguaglianza, sciolto da preconcetti, convenzioni, condizionamenti, tossicità che colpiscono il sociale, il proprio sociale, qui inteso. Dopo aver riconosciuto le dinamiche di manipolazione e l’impatto emotivo, il passo successivo è quello di riscoprire sé stessi, lontano (e lontani) dall’ombra del narcisista. Questo processo richiede pazienza e supporto: l’aiuto di counselor, o di un terapeuta, per esempio, può essere fondamentale per lavorare sui pensieri e riconoscere realtà. La riscoperta personale comporta anche la costruzione di nuovi confini: imparare a dire NO, indipendentemente da chi capisca, possa capire, voglia capire o non capisca, non possa capire, non voglia capire. Imparare a difendere la propria indipendenza emotiva e a non farsi trascinare nuovamente nelle vecchie dannose dinamiche di controllo.
Riscoprire sé stessi significa anche risvegliare la propria passione, perchè si è partecipato del vedere cosa non partecipa di passione, lezione che non chiunque può esperire.
Si badi, non si discute qui dell'affezione e delle passioni quali malattie, galoppanti flussi d'impeto che abitano prepotentemente l'organismo nel sociale, dal sociale, quali scariche dello stesso, e possibilmente la materia, condanne all'essere.
Significa anche ritrovare gioia nelle piccole cose, respirate nell’esserci, significa anche coltivare relazioni sane, basate su rispetto e comprensione. Taluni identificano una rinascita, un nuovo inizio, dove la persona colpita dall’abuso può finalmente ricostruire una vita libera dalla manipolazione e basata sull’ autenticità dell’esistere. Superare non significa dimenticare, ma trasformare il dolore in consapevolezza.
Conclusione
Sopravvivere all’abuso narcisistico è una sfida che richiede forza e determinazione. Questo viaggio di liberazione è un percorso di riscoperta e ricostruzione personale: una conquista di sé, delle proprie radici e della propria autenticità. Tuttavia, è necessario non seguire consigli, non seguire suggerimenti, ma far proprie indicazioni e pensare criticamente, sciolti da illusioni e pensieri d’altri, mossi a prendere e scartare, non l’altro da sé, non un corpo, non un cosiddetto essere umano, ma financo questo articolo, quel che vien letto, sentito, ascoltato, maturando la certezza del dubbio, per poter assumere autonoma responsabilità, per poter scegliere, per poter e dover intelligere.
Dopo, tutto cambia dove tutto resta circolare.
Pensa, criticamente.