Lo scrittore Michele Sanvico pubblica un fondamentale articolo di ricerca sull'origine delle leggende dei Monti Sibillini
Per la prima volta viene proposto un modello congetturale, su base scientifica, in merito all'origine dei racconti leggendari che abitano i Monti Sibillini, stabilendo una stretta connessione con la peculiare caratterizzazione sismica del territorio
Michele Sanvico, scrittore e narratore divenuto in questi anni il maggiore esperto delle misteriose leggende concernenti la Sibilla Appenninica e i Laghi di Pilato, ha pubblicato ieri una nuova ricerca sull'origine dei racconti leggendari che vivono tra i Monti Sibillini, una porzione della catena Appenninica.
Per secoli le leggende che raccontano di una Grotta della Sibilla e di un Lago di Pilato, nell'Italia centrale, hanno costituito una sfida per studiosi e ricercatori, che invano hanno tentato di sciogliere il misterioso enigma concernente l'origine di tali narrazioni e la ragione per la quale esse sono venute a stabilirsi proprio nell'impervio territorio nel quale si innalzano i Monti Sibillini. Nel quindicesimo secolo, le due leggende erano conosciute in tutta Europa, e visitatori provenienti da vari Paesi si recavano presso il Lago e all'ingresso della Grotta in cerca di un regno sotterraneo e sensuale, nonché allo scopo di praticare rituali negromantici, così come descritto nel romanzo "Guerrin Meschino" di Andrea da Barberino e nel resoconto "Il Paradiso della Regina Sibilla" vergato da Antoine de la Sale.
A partire dal tardo diciannovesimo secolo, filologi e scienziati hanno tentato, senza successo, di investigare la possibile origine di questi racconti leggendari. Benché la leggenda di Pilato sia di chiara origine nordeuropea, non è stato possibile rinvenire alcuna traccia di una Sibilla Appeninica nella letteratura classica, rimanendo dunque sostanzialmente ignote le radici di questo leggendario personaggio.
A valle della pubblicazione di una serie di articoli scientifici aventi ad oggetto l'intera tradizione leggendaria, nei quali è stato possibile evidenziare le connessioni letterarie tra la Sibilla degli Appennini e la Materia di Bretagna, Michele Sanvico ha ora pubblicato un nuovo, fondamentale articolo, dal titolo "Monti Sibillini, la leggenda ctonia", nel quale viene finalmente proposto un esaustivo modello congetturale, mai elaborato in precedenza, in merito alla potenziale origine delle leggende sibilline. E la chiave interpretativa posta alla base di questa nuova ipotesi è legata ai terremoti.
«Fin da tempi molto antichi, quest'area è stata colpita da terremoti particolarmente devastanti, in modo ricorrente», ha dichiarato Michele Sanvico, autore italiano di narrativa e saggistica. «Lo stesso volto delle montagne è stato significativamente mutato dagli effetti degli eventi più intensi. Terremoti di minore intensità si verificano continuamente in questo territorio, molti dei quali percepibili dall'uomo. Vibrazioni e rombi sono spesso udibili. I residenti di oggi sanno bene come un terremoto catastrofico possa avere luogo in ogni momento, annunciato da sequenze di tremiti minori, o anche in modo del tutto inatteso. Essi sanno che la morte può colpire in modo subitaneo, e che nello spazio di pochi secondi la loro stessa vita e quella dei loro familiari può andare incontro a mutamenti drammatici, così come effettivamente avvenuto nel 2016. Prima della conquista romana nel terzo secolo a.C.», ha aggiunto Michele Sanvico, «è possibile ipotizzare che le antiche popolazioni di Sabini e Piceni possano avere sviluppato un qualche genere di racconto leggendario, e una potenziale forma di culto, in relazione alla natura e alla venerazione dei terremoti, considerati come demoni o divinità malvagie».
Dopo un'esauriente trattazione del carattere sismico dei Monti Sibillini, una caratteristica che è divenuta manifesta dopo i distruttivi terremoti occorsi nell'area nel 2016, è ragionevole ipotizzare che nell'antichità l'attività sismica possa essere stata temuta e venerata: «In presenza quasi costante di terremoti, dovuti alla sussistenza di un sistema di faglie attive poste al di sotto dei Monti Sibillini», ha continuato Sanvico, «la tradizione locale, attraverso i secoli dell'Età del Ferro, potrebbe avere stabilito dei luoghi di culto montani presso il Lago e la Grotta, dove è possibile che siano stati effettuati rituali negromantici tesi all'ottenimento della cessazione delle sequenze sismiche, al fine di implorare pietà e salvezza».
Nella ricerca appena pubblicata, viene proposto un completo modello congetturale basato su questo ipotetico scenario, con un'approfondita analisi delle motivazioni che dovrebbero condurre la ricerca in questa direzione. Viene inoltre stabilito un collegamento di grande interesse con la tradizione associata alla Grotta della Sibilla e al Lago di Pilato in relazione alle leggendarie, devastanti tempeste che si scatenerebbero dai due siti: un chiaro riferimento, benché totalmente trascurato dagli studiosi fino a oggi, alle antiche credenze sull'origine dei terremoti così come riferite da Aristotele, Lucrezio, Seneca e Plinio il Vecchio.
Nell'ipotesi proposta da Sanvico, la potente spinta mitica esercitata da questa antica leggenda avrebbe attirato, nella tarda classicità e nel corso del Medioevo, stratificazioni leggendarie aggiuntive, tra le quali i racconti relativi a una sensuale Sibilla e a un prefetto romano oggetto di maledizione, con ulteriori risonanze narrative nei confronti di resoconti di viaggi oltremondani quali i racconti classici sull'ingresso all'Ade posto presso Cuma e il medievale Purgatorio di San Patrizio.
«Con questo fondamentale articolo», ha detto Michele Sanvico, «siamo in grado di disvelare pienamente la vera essenza del mito della Sibilla Appenninica e del Lago di Pilato: il cuore più profondo e nascosto di queste antiche leggende. Si getta dunque una nuova luce sul nucleo mitico delle leggende che abitano i luoghi che oggi chiamiamo con il nome di Monti Sibillini. Un risultato che nessun altro studioso o ricercatore ha mai raggiunto, proprio perché essi non possedevano la chiave giusta, quella così peculiare da riuscire ad aprire il passaggio in direzione del cuore più profondo di questo mistero. E il nome di questa chiave è terremoto».
Questo conclusivo articolo, assieme a una completa serie di lavori scientifici già pubblicati nell'ambito del progetto "Sibilla Appenninica e Laghi di Pilato: un viaggio verso la vera origine di misteriose narrazioni leggendarie", costituisce il termine di una lunga attività di ricerca condotta da Michele Sanvico. Un'investigazione dall'esito affascinante, i cui risultati segneranno la ricerca sulle leggende dei Monti Sibillini per i prossimi decenni.
Per ulteriori informazioni, visitate il sito dedicato al mistero del Monte Sibilla e dei Laghi di Pilato (http://www.italianwriter.it/TheApennineSibyl/TheApennineSibyl_Chthonianlegend.asp) e la pagina Facebook dedicata (https://www.facebook.com/MountSibyl/).
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